Un comitato scientifico per il futuro dei Tratturi. Saverio Russo rilancia l’idea del Museo della Transumanza

by Antonella Soccio

Nei prossimi diciotto mesi l’Università degli Studi di Foggia e il Politecnico di Bari, coordinati dalla Regione Puglia, sono chiamati a stilare un documento che diventi schema generale di riferimento dei Comuni interessati dal Demanio armentizio per orientare la valorizzazione dei tratturi e lo sviluppo del territorio.

UniFg ha designato come responsabile scientifico il professor Saverio Russo, docente del Dipartimento di Studi Umanistici, Lettere, Beni Culturali e Scienze della Formazione. Poliba ha invece nominato la professoressa Angela Barbanente, ordinaria del DICATECh.

Noi di Bonculture abbiamo ascoltato lo storico Saverio Russo.

Professore, lei aveva già collaborato alla stesura del Piano dei Tratturi. A che punto è la Regione da allora? Quanto sono stati virtuosi i vari Comuni nel recepire le vostre direttive?

Dopo l’approvazione definitiva del Quadro di Assetto dei Tratturi, avvenuta con deliberazione della Giunta Regionale del 2 maggio 2019, la sezione Demanio e patrimonio della Regione ha redatto gli indirizzi metodologici-operativi per l’elaborazione del Documento Regionale di valorizzazione, approvati, come Linee guida, a dicembre del 2019 e pubblicati sul BURP del 3 febbraio 2020. Per la redazione del predetto documento si è ritenuto di coinvolgere l’Università di Foggia, il Dipartimento DICATECH del Politecnico di Bari e l’Amministrazione provinciale di Foggia-settore Assetto del territorio. In virtù della mia esperienza di ricerca sul tema dei tratturi e della transumanza e del lavoro svolto per la redazione del Quadro di assetto si è ritenuto che debba essere io il coordinatore del gruppo di lavoro dell’Università di Foggia.

Cosa cambia oggi con questo documento di valorizzazione? Cosa siete chiamati a mappare?
Secondo la sua esperienza di storico e studioso della transumanza qual è il peggior deficit presente oggi sui Tratturi?

Tale gruppo di lavoro si occuperà del completamento dell’analisi della cartografia storica sui percorsi tratturali, della verifica ed eventuale implementazione delle banche dati disponibili relativi a beni culturali materiali ed immateriali che sorgono lungo i tratturi. Si occuperà inoltre di costruire “narrazioni” che documentino il rapporto – talvolta anche conflittuale – delle comunità e dei beni culturali materiali ed immateriali con il tratturo e alla transumanza. Faccio un esempio: pochi sanno, ad esempio, che alcune delle tele delle opere della Misericordia conservate nella chiesa dei Morti a Foggia, realizzate dal Brunetti, furono commissionate dai locati abruzzesi.
Inoltre, con il Dipartimento del Politecnico di Bari, condurremo un’analisi dei progetti di valorizzazioni elaborati o realizzati in Puglia e nelle regioni contermini, e anche all’estero. Forse qualcuno ricorderà il seminario del novembre 2014 organizzato da me a Foggia con il collega Bourdin dell’Ecole Française, al quale parteciparono due studiosi francesi ed uno spagnolo che ci parlarono di progetti di valorizzazione delle vie pastorali nei loro paese.

Cosa proporrete nel documento?

Dovremo definire tipologie differenti di percorsi tratturali per l’elaborazione di progetti sperimentali da proporre per i successivi piani locali. Ad esempio, un cosa è un intervento relativo ad un tratturo in gran parte occupato da infrastrutture o da una zona industriale, altro è l’intervento su un tratturo ancora leggibile e integro, sia pure ristretto alla dimensione del viale armentizio.

Il riconoscimento UNESCO come può essere determinante nel ridisegnare le strategie turistiche? Palazzo Dogana a Foggia può diventare un grande museo della transumanza perché no anche internazionale secondo lei?

Come ricorderà, l’idea di un Museo della transumanza fu da me lanciata circa 20 anni fa e, in parte, quando realizzammo il primo ampliamento del Museo del territorio nel 2001, in piccola parte realizzata, con un ricorso alla cartografia storica, alla narrazione, al deposito di attrezzi legati al mondo pastorale, che raccogliemmo nelle masserie anche con la collaborazione di Maria Teresa Masullo Fuiano che ci donò degli oggetti. Spero che quei materiali non siano dispersi. Ricordo anche la mostra sulla transumanza in Europa, attraverso le foto di Lionel Roux che allora allestimmo. Nella seconda fase del mio impegno al Museo attorno al 2010 – dopo l’amministrazione Stallone – ricordo la rassegna sui documentari relativi alla transumanza. Sarebbe lungimirante trasformare palazzo Dogana in un grande contenitore culturale, tra Archivio, Galleria di arte moderna e contemporanea e spazi museali permanenti e temporanei. Un museo della transumanza si potrebbe avvalere del lavoro che facemmo 20 anni fa. Le idee ci sono ma, trasformando il verso del Purgatorio dantesco, “chi  pon mano ad esse?” .

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