Gli stati generali del WWF a Riccione, parola d’ordine: Emergenza

by Fabrizio Stagnani

Più unico che raro trovare una concentrazione di smartphone e laptop dai wallpaper così alberati, spille e bandiere impresse da uno dei dieci loghi più noti al mondo, i tratti neri di un panda stagliati sullo sfondo bianco. I primi tre giorni di marzo 2019 a Riccione, ospitati dal Palazzo del Turismo, l’Assemblea nazionale del Wwf Italia.

Mutamento, condivisione, volontà e strategia tra le parole chiave. Ad aprire i lavori la Presidentessa nazionale Donatella Bianchi ed il Direttore Generale Gaetano Benedetto. Innumerevoli i propositi per il futuro dell’associazione ambientalista non governativa. Tra i primi quello di pensare ad un solo Wwf, si territorializzato da Organizzazioni Aggregate, ma compatto in un’unica mission a partire dalle guardie giurate, ai volontari passando per gli attivisti, i soci e lo staff. Bando ai solipsismi, largo al lavoro di squadra. Salvato da non molto tempo l’aspetto del patrimonio economico, che negli ultimi anni vedeva il bilancio in crisi ora tornato con un’asticella che punta a cifre positive, il Wwf vuole adesso badare al patrimonio umano.

Tre giorni, due mattinate e altrettanti pomeriggi per presentare il programma per i prossimi tre anni e ascoltare la voce di tutti. Rete legale e vigilanza, educazione, comunicazione, stampa e social e Wwf Young, che per altro ha accorpato al palinsesto il suo workshop annuale, i titoli dei gruppi di lavoro. Quelli delle sessioni tematiche invece aree protette e foreste, agricoltura sostenibile e riduzione pesticidi, GenerAzione Mare, grandi carnivori, zone umide, clima e energia. A presentare gli eventi nazionali, anche rilanciati a livello globale, la responsabile del Marketing e Comunicazione Federica Penna. Si ripropongono gli appuntamenti dell’Earth Hour (30 marzo), Festa delle Oasi (19 maggio) e Urban Nature (5 ottobre) ai quali quest’anno in Italia si aggiunge il Jova Beach tourdal 6 luglio al 24 agosto. Grande attenzione rivolta anche al 15 marzo per lo sciopero mondiale contro i cambiamenti climatici.

Come un frattale, come un cavolo romano che replica all’infinito nella sua forma più estesa quella più unitaria, il Wwf vuole che i suoi valori vengano attuati dalle macro aree di interesse così come nelle micro, riproporlo dagli accordi con le politiche internazionali alle scelte relative alle più piccole zone protette. Quale il valore più importante per loro? Quello di sempre, salvare il mondo mobilitando coscienze. A fronte di cosa? Dei danni che la nostra specie ha causato a questo pianeta.

I dati

I dati diffusi durante l’assemblea sono molto più che preoccupanti. Oltre alla ormai ben nota dozzina di anni rimanenti per cambiare rotta prima che l’influenza negativa impressa diventi irrevocabile, in meno di un secolo, il quaranta per cento dei mammiferi selvatici è scomparso, la questione degli impollinatori è sull’orlo del collasso, l’argomento plastica e di conseguenza microplastiche è fuori controllo. L’uomo ha ormai impattato inequivocabilmente sui tre quarti di tutti gli ecosistemi, si parla di un’altra era geologica, l’antropocene. Il modello di crescita infinita adottato dal secondo dopo guerra in poi è chiaramente non più sostenibile. A quanto pare quelli che erano etichettati come deliranti freakkettoni negli anni settanta, quelli che già da allora additavano i modi scorretti di rapportarsi alle risorse, avevano ragione. Il dramma nel dramma è che questo nostro affannarci al benessere indiscriminato non ci ha reso più felici. Lo smodato consumismo sregolato è controproduttivo, essendolo già di per sé nel suo gene. In un diagramma cartesiano, che vede sui due assi i valori di felicità e fortune economiche, si nota che raggiunto un certo stato di benessere delle persone non è possibile sormontarlo pur aumentando la ricchezza. Eppure continuiamo a non crederci e andare oltre i limiti, sulla terra i mammiferi esistenti sono 36% esseri umani, ben il 60% animali destinati ai nostri consumi e solo il 4% selvatici; degli uccelli il 70% sono di allevamento il 30% wild. Per salvare questo pianeta abbiamo noi bisogno di reinventare completamente il ciclo di vita nostro e delle cose. Al momento consumiamo più pianeti, infinitamente di più rispetto a quelli che abbiamo, uno.

Da un’altra analisi risulta che se poniamo in rapporto sviluppo e impatto, nessuna, neanche le civiltà nazionali che tutti ritengono più evolute, rientrano nei valori dichiarati di sicurezza per un progresso sostenibile. Le basi sulle quali lavora il Wwf sono scientifiche, non si sfugge. Devono cambiare le leggi, devono cambiare le aziende, devono cambiare i cittadini, uno delle più grandi leve resta l’educazione.

I cambiamenti climatici

Sino a quando ci saranno governatori che twittano “Fa freddo, servirebbe un po’ di riscaldamento globale” sarà difficile venirne a capo, pur essendo ormai da due anni a questa parte i cambiamenti climatici la minaccia globale più sentita, pur sapendo tutti che gli ultimi cinque anni sono stati a livello mondiali i più esponenzialmente caldi di sempre. Il virus che si è impiantato nel nostro modus vivendi ci porta ormai a vivere in maniera massiva le realtà delle aree urbane allontanandoci sempre più dalla natura, la questione porta a scollegarci da essa, a perdere la percezione di quando siamo connessi e dipendenti a lei e quanto tutto questo porta a riconoscerla e rispettarla.

I nuovi progetti e i social network

            Nutrire le storiche radici e guardare oltre con nuove strategie e linguaggi la profilassi che vuole adottare il Wwf. Rivalorizzare il patrimonio ambientale accumulato sino ad ora, far sbocciare nuovamente tutte le Oasi, riserve ed aree protette. Far tornare i bambini, ma anche i più maturi, a sporcarsi le mani nella terra coi i campi scuola e nelle tante iniziative che si vuol tornare a proporre capillarmente. Badando anche agli aspetti con i quali oggi non è possibile non confrontarsi come i social network e approcci di comunicazione più contemporanei, come sarà per altro la nuova versione della storica rivista “Panda” che sta per inaugurare la sua versione multimediale on line. Rilevata come fondamentale anche l’ormai consolidata realtà del Wwf Young, i wwffini che vanno dai 18 anni ai 35, sempre più numerosi e pronti a innestare nuove idee fra i senior.   

             In questa realtà e complessa per il Wwf, ma a questo punto non solo, ci sono ovviamente anche altri e più ambiziosi nonché indispensabili progetti. Tra i primi arrivare nel minor tempo possibile a proteggere il 30% del pianeta. “E’ una sfida che abbiamo nelle nostre mani e dobbiamo fare tutto il possibile per vincerla!”, ha sentenziato durante un suo intervento all’assemblea  Gianfranco Bologna Direttore scientifico del Wwf. La strategia è scritta nel New deal for nature and people, la battaglia è contro la perdita di biodiversità. Il 77% delle terre emerse e l’87% delle acque ormai è compromesso dagli interventi dell’uomo, serve tornare a comprendere che tutto è connesso, l’inquinamento agli allevamenti intesivi, l’aumento delle malattie alle contaminazioni, gli squilibri ambientali ai disboscamenti. Una delle parole chiave non nominata fino ad ora, pure se serpeggiante, è “Emergenza!”. Il Professor Roberto Danovarodel Comitato scientifico del Wwf dal palco riferendosi alla necessità di cambiamento ha esortato concludendo: “Se non per la natura facciamolo per l’umanità!”.

Fabrizio Stagnani

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