Il miele dei Monti Dauni e del Gargano, eccellenza mondiale

by Rosalia Marcantonio

I Monti Dauni e il Gargano, le zone umide della pianura e i pascoli. E’ in queste aree, straordinarie per la loro biodiversità, che l’ape mellifera ligustica produce alcuni dei migliori mieli biologici al mondo. 

A sancirlo è stata la commissione internazionale di BiolMiel, concorso internazionale riservato ai migliori mieli biologici con l’assegnazione nel 2017 di ben due medaglie d’oro e una d’argento per tre millefiori bio all’azienda apistica Iannelli Assunta di Foggia.  Un nuovo, importantissimo riconoscimento per l’azienda Iannelli è arrivato a fine 2018 dalla giuria internazionale di BiolMiel che ha assegnato al millefiori premiato con medaglia d’oro l’ottavo posto nella graduatoria internazionale bio, e il terzo posto in quella nazionale, imponendosi in una selezione durissima tra centinaia di concorrenti arrivati da tutt’Europa. Oggi, l’azienda di Iannelli Assunta è la più premiata di Puglia, nel 2018 ha conquistato anche il premio Grandi Mieli d’Italia, con Una Goccia d’Oro per la produzione del miele di marruca bio. I mieli premiati sono stati prodotti tra il Gargano, i Monti Dauni e il Tavoliere: a Rodi, a Sannicandro e a Volturara Appula, e a Foggia.

“Sono riconoscimenti che ci rendo orgogliosi del lavoro che facciamo” dice Vincenzo Pavone, figlio della signora Assunta, che con la moglie, Daniela D’amico, apicultrice e tecnologa alimentare, gestiscono gli apiari “E’ un lavoro faticoso e sempre più difficile per le condizioni in cui le api sono costrette a vivere. Il nostro obiettivo di apicoltori, se vogliamo produrre miele sano, propoli, pappa reale, polline, deve essere la tutela dell’ambiente, a tutti livelli, e l’uso di pratiche agricole sostenibili. Fondamentale è la scelta della specie di ape, che no, non sono tutte uguali. L’ape mellifera ligustica, detta anche ape italiana, è la specie autoctona del nostro territorio ma oggi è messa in pericolo d’estinzione a causa delle malattie, dall’uso dei fitofarmaci, dall’impoverimento della flora tipica italiana, e dalle api ibride, create dall’uomo, per produrre di più”.  Per tutelare la biodiversità e salvaguardare la purezza dell’ape italiana (mellifera ligustica spinola e mellifera sicula) una norma del 2009 impone agli apicoltori biologici l’allevamento di razze autoctone. L’apicoltura Iannelli è una piccola azienda a conduzione familiare, con alcune decine di alveari, lontana anni luce dalle grandi imprese che fanno apicoltura industriale. Tutta la filiera è gestita artigianalmente. Il concorso BiolMiel, nato a Bari nel 2008, dalla collaborazione di CIBI, il Consorzio Italiano per il Biologico e il CREA-AA di Bologna, ha come obiettivo proprio la valorizzazione della produzione dei mieli biologici, il lavoro dei piccoli apicoltori e il sostegno alla biodiversità e la gestione aziendale ispirata alla responsabilità sociale.

“Piccoli apiari significa minor numero di alveari da controllare, e maggiore tempo da dedicare ad ognuno. Per questo chi fa bio, di solito, è un piccolo apicoltore” aggiunge Pavone “Serve tempo, e si fatica tanto per gli interventi stagionali contro l’acaro della varroa, per esempio, capace di distruggere interi alveari. Chi fa biologico mai e poi mai userà sostanze di sintesi: semplice striscetta chimica nel nido delle api e via. Chi fa biologico è impegnato costantemente nel mantenere l’alveare sano, pulito. Usa cera bio e trattamenti specifici contro le patologie che possono interessare l’alveare. E non è solo una questione di osservazione del protocollo imposto dalle norme ministeriali. Certo la conversione al biologico della propria azienda convenzionale permetterà di conquistare fette di mercato in costante crescita, ma condurre un’azienda apistica bio è soprattutto una scelta etica. Credo che per produrre un buon miele sia necessario essere prima di tutto allevatori di api. Noi siamo questo. Orgogliosi di essere sul mercato con il nostro miele, frutto del lavoro delle nostre api, e di un territorio che nel nostro piccolo amiamo e proteggiamo”.

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