Exploding Food Inevitable, quando l’arte si gusta nella friggitoria degli scagliozzi

by redazione
vito e nino Friggitoria in centro

Cibo e arte, un binomio antichissimo. Non solo le nature morte pompeiane, Arcimboldo o la food mania dopo l’Expo che ancora contamina la Triennale. L’hamburger, il medaglione di carne dei fast food, ha ispirato tanti artisti, da Duchamp a Warhol fino a Oldenburg e Tom Friedman. La frutta e i peperoncini sono ormai il must internazionale di Giuseppe Carta.

Il cibo è ovunque nell’arte, pop e contemporanea. Ma si vede ancora poco l’arte nei luoghi del cibo, se non in funzione decorativa o di mero design (come le tante opere esposte nei diversi Eataly del mondo o le sculture dei ristoranti all’interno dei resort).

È pertanto molto coraggiosa l’idea dei due soci della Friggitoria in centro a Foggia, Nino e Vito, che dopo aver puntato sulla valorizzazione di un prodotto tipico della Daunia, come lo scagliozzo, ossia la polenta fritta, adesso provano a portare l’arte nel loro tempio dell’arte degli impasti. Da un mese ogni settimana ospitano nella loro basica friggitoria della trafficatissima Via Diomede, concepita come negli anni Cinquanta, delle opere d’arte con un vernissage di apertura musicale ogni domenica mattina. I clienti gustano l’arte e i fritti. Si mangia o si attende il proprio sacchetto di scagliozzi o di pizze fritte davanti alle opere esposte in mostra.  

La rassegna si chiama Exploding Food Inevitable e domenica 10 marzo è stata la volta di due artisti strepitosi: la violinista e vocalist Marta Dell’Anno e Mosè La Cava pittore e scultore, che ha esposto nella sua carriera alla Biennale di Venezia.

Le altre settimane ci sono stati la fotografa Monica Carbosiero, introdotta dalla musica di Kalashnikov, Paolo Lops con Rosario Nido e la fotografa Giuliana Massaro.

Le provette di Mosè La Cava

“Arte e musica in una friggitoria è qualcosa di particolare, vogliamo portare l’arte anche in luoghi diversi e non solo nelle gallerie o nelle sale di concerto. Non sapevamo cosa aspettarci, l’idea è talmente insolita, non sapevamo quale potesse essere la risposta, che è stata abbastanza positiva, tant’è che questa è l’ultima settimana, ma non l’ultima in realtà, perché stiamo pensando di allargare l’iniziativa e di organizzarla tutti gli anni e magari continuare con un pool di gente che vuol darci una mano”, spiega Nino, laureato all’Università di Scienze Gastronomiche fondata da Carlin Petrini di Slow Food e per anni redattore delle guide Slow, prima di tornare al lavoro di famiglia e alla tradizione degli scagliozzi.

Gli artisti sono legati al territorio e i due titolari hanno chiesto loro di portare in mostra opere inerenti al cibo. Mosè La Cava ha scelto di esporre delle piccole opere polimateriche con delle provette di ingredienti.

“Il cibo è un argomento che negli ultimi anni va molto e interessa tanto i fruitori e gli artisti. Sono interessati ad esprimersi su questo tema”, continua Nino.

Panetti di polenta

Vito, laureato in Beni Culturali, immagina per il futuro un festival. “Abbiamo selezionato gli artisti in base al loro percorso, abbiamo cercato di puntare su artisti che hanno delle potenzialità come la fotografa Giuliana Massaro, che usa un linguaggio fotografico controverso. Mosè La Cava è un artista affermato. Questa prima edizione potrebbe essere il nocciolo fondante per una visione più larga, con una commissione che valuti altri artisti e richiami anche altri artisti, creando una rete. Come una factory, il movimento a cui si ispira la grafica del volantino che abbiamo scelto”.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.