Decanto e la qualità del Nero di Troia. “Ad ognuno il suo lavoro, noi siamo vignaioli”

by Antonella Soccio

Il rosso Trinus e il rosato Aika sono i vini della Cantina Decanto di Troia, che gli influencer del Daunia Press Tour hanno potuto gustare nella festa in foresta nel parco di Daunia Avventura, nel bosco di Biccari. Il cantiniere e agricoltore è Michele Pio Di Pierro e sta lavorando da alcuni anni insieme alla famiglia a ai soci alla realizzazione di vini doc e igt di diverso posizionamento, con base di Uva di Troia, il vitigno del territorio della Puglia Nord.

Il processo imprenditoriale segue una traiettoria, che unisce il vitigno e il vino alla valorizzazione culturale, storica, artistica e paesaggistica del territorio dei Monti Dauni. DE.C.A.N.T.O. infatti è un acronimo per DE, che in latino sta per “da” e indica la provenienza C, come la Cooperativa, A Agricoltori, N Nero di Troia, T Tavoliere e O che sta per Originale.

“Aika è il primo nome, greco, che fu dato a Troia- spiega Michele a Bonculture– Successivamente il nome fu latinizzato e infine abbiamo avuto Troia. Abbiamo voluto chiamare così il nostro rosato, lo produciamo da due anni, per lanciare anche i due rossi, il Trinus e l’Unus. Il Trinus è un blend, con Nero di Troia all’85% tagliato con Primitivo e Aglianico, che sono i portabandiera dei vitigni ai nostri confini. L’Aika invece è un rosato con Nero di Troia in purezza al 100%, prodotto da vigneti biologici. L’enologo, di scuola toscana è Fabio Mecca, ha in cura molte cantine tra cui quella della famiglia Paternò, in Basilicata”.  

I vini Decanto stanno ottenendo molti riconoscimenti, perché riescono a valorizzare il Nero di Troia. Le bottiglie hanno avuto diverse medaglie d’oro e punteggi sopra il 90. L’Unus in purezza piace davvero tanto, mentre il rosato ha ricevuto 4 grappoli in alcune gare.

L’Aika è un rosato eccezionale, dal colore vero senza infingimenti o diafanità finte, che riporta alle sensazioni del vento e dell’autenticità dei Monti Dauni meridionali, una dolcezza che è la stessa mitezza delle colline. “Noi siamo dell’idea di aggiungere quanto meno possibile al vino, solo tra lo spumante rosato e il rosato fermo c’è differenza di colore. Noi vogliamo far bere la natura: abbiamo due territori, i vigneti dell’azienda La Rotonda e di Stefano Pirro, Cantine Pirro”.

10 ettari la produzione di Decanto, 3 dei quali dedicati al rosato. Il rosé è ormai esploso tra il pubblico, amatissimo dai giovani e dalla clientela femminile.

“Il futuro è rosato, ma il futuro del vino è anche nella qualità, l’importante è non farsi prendere dai numeri, dai possibili ordini alti. Non bisogna prendere uve da fuori, che non sai come sono lavorati. Noi seguiamo il lavoro nella vigna, nella cantina c’è enologo. Ognuno fa il suo lavoro, il nostro è quello dei vignaioli. Io sono un vignaiolo, sto in vigna, mi occupo di potaverde e defogliamento, la potatura la faccio io, abbiamo un vigneto con cordone speronato di allevamento”.

Per una qualità alta, occorre avere vigneti con una resa molto bassa. 50 quintali ad ettaro, con 4000 piante ad ettaro. Questi sono i numeri delle vigne di Decanto.

Cosa si prova a sfrondare le piante di frutto nei lavori di primavera? “Con il nostro tipo di allevamento, non stiamo buttando frutto a terra, noi non abbiamo mai concimato in 15 anni. Non dando molta forza alla pianta, questa non va in sovrapproduzione, fa quello che riesce a portare, intorno ai 50 quintali. L’anno scorso ne avevamo 45, quest’anno circa 65. La pianta si è un po’ riposata e quest’anno sta dando qualcosa in più. Serve tempo perché il mercato riconosca il prodotto di qualità”.

Stai credendo molto al progetto di Daunia Avventura, cosa ti lega al bosco di Biccari? “Il territorio è già molto povero di per sé, il parco è un’eccellenza ed è una opportunità per chi vive in città per distrarsi, non c’è posto migliore, vicinissimo, comodo e divertente. Perché non promuoverlo? Noi ci stiamo dedicando tempo e prodotti, i baresi lo hanno scoperto prima, l’utenza è soprattutto barese, stanno facendo passaparola”.

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