Xylella, la morte degli ulivi. Intervista a Francesco Lops, docente di patologia vegetale UniFg

by redazione

Xylella, la morte silenziosa che ha colpito migliaia di ulivi. La Xylella Fastidiosa è un batterio non sporigeno appartenente alla famiglia delle Xanthomonadacee.

La presenza di tale batterio, con la conseguente diffusione delle malattie da esso causate, è stata riscontrata negli Stati Uniti (in particolare California, Florida e Canada) e in alcuni Paesi del Sud America (Perù, Argentina, Costa Rica, Messico, Brasile e Venezuela).

In Italia, prima dell’infestazione che ha colpito centinaia di alberi di ulivo, non era mai stato segnalato alcun caso di Xylella. Bonculture ha intervistato Francesco Lops, Professore Associato afferente al Dipartimento di Scienze Agrarie, degli Alimenti e dell’Ambiente dell’Università di Foggia, il cui settore disciplinare è la patologia vegetale.

Professore, a quando risalgono le prime segnalazioni del batterio da parte degli agricoltori?

La malattia è stata dichiarata ufficialmente nel 2013, però nel 2009 erano state segnalate una o due piante infette nell’area di Gallipoli. Se questo fenomeno fosse stato preso a cuore nell’immediato, sarebbero stati distrutte queste piante e non si sarebbe verificato il contagio che poi si è espanso a macchia d’olio. Oltretutto, bisogna considerare una serie di fattori collaterali: nel momento in cui si è cercata una soluzione al problema, ad ostacolarla ci hanno pensato gli ambientalisti i quali ne hanno impedito l’eradicazione; la burocrazia che è molto lenta; il commissariamento e quant’altro.

Tuttavia, se nel 2009 ci si trovava di fronte ad un fenomeno sconosciuto, come mai non è stata posta la giusta attenzione?

Quando ci si trova di fronte a eventi del genere, bisogna innanzitutto comprendere se si tratti effettivamente di una situazione pericolosa o meno. C’è sempre una concomitanza di fattori: del resto, si sarebbe potuto trattare di un comune fenomeno di essiccamento. Non possiamo, in ogni caso, fregiarci del titolo di essere stati i primi ad ospitare la Xylella: ci sono state anche le altre nazioni, come la Francia. Soltanto che qui, una volta scoperto, si è pensato ad eradicare immediatamente le piante infette ed il problema è stato risolto a monte.

Dal punto di vista della ricerca, cosa può dirci?

La ricerca non sempre è semplice, nel senso che il patogeno è molto aggressivo e non a caso è da mettere in quarantena. Oltretutto, bisogna considerare la sua collocazione nei vasi della pianta: ciò complica ulteriormente la situazione, non è facile da raggiungere per poterlo contrastare. Il nostro approccio è stato fin da subito quello dell’eradicazione; soltanto che, come dicevo poc’anzi, ad ostacolare la procedura ci hanno pensato ambientalisti, giuristi e quant’altro, per cui non è stato possibile portare a termine l’obiettivo.

Sarebbe possibile una soluzione definitiva per contrastare questa patologia?

Il discorso è che, nel corso degli anni, ci si è trovati a dover combattere molte malattie. Anche questa, per quanto aggressiva sia, sicuramente non prospetta una soluzione di continuità eterna. Si potrebbe, ad esempio, pensare ad una convivenza coatta tra pianta e patogeno, bisogna escogitare la strategia migliore: sia quella di stimolare le piante a reagire, sia nell’individuazione di varietà resistenti, che sarebbe poi la strada migliore. Tuttavia, bisogna ancora lavorarci molto. Ad esempio, c’è una nuova cultivar di olivo: la Fs-17, che in teoria dovrebbe essere tollerante al batterio della Xylella comunque presente all’interno della pianta. Ora, però, non sappiamo se questa convivenza possa o meno essere eterna.

Sappiamo che questo patogeno non si è sviluppato nel nostro territorio. La domanda è: com’è stato possibile, allora, che a partire dal 2009 il batterio attacchi le piante qui presenti?

Volendo essere ottimisti, potrei dire che ci sia stato un errore umano. Il discorso è che il concetto della quarantena prevede tutto un sistema di controllo e di gestione che non può ammettere ci sia il problema dell’introduzione di un patogeno, giacché il suo scopo è proprio quello di evitarne l’introduzione, appunto. Dico errore umano perché ci sarebbero dovuti essere dei controlli in dogana affinché il materiale vegetale che arriva venga controllato. A questo punto, subentrano delle circostanze: a seguito dell’abbattimento delle barriere con l’UE, non c’è stato più l’obbligo di questi controlli, cosa che invece avviene in caso di materiali importati da Paesi Terzi, ovvero esterni all’UE. C’è un però: Xylella era presente proprio in questi Paesi Terzi, non nel bacino mediterraneo. Tutto questo è avvenuto perché ci sono degli accordi di libero scambio tra alcuni Stati, come ad esempio Olanda e USA. Di fatti, quello che si presume è che il batterio, sito in una pianta ornamentale, sia arrivato nei Paesi Bassi dalla California. Da lì, il contagio in tutta Europa. Un aspetto positivo, forse, è che al momento ci sia un’allerta maggiore in dogana.

by Federica A. Carretta

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