American Gods, primo romanzo di successo di Neil Gaiman e poi serie tv controversa, che dal 2017, conta all’attivo due stagioni e racconta l’esistenza di antiche divinità che hanno avuto la fortuna di sopravvivere all’oblio, riciclandosi nel mondo contemporaneo
Gabriella Longo

Gabriella Longo
Nata nell’anno di Pulp Fiction, di Dookie e di Baggio ai mondiali. Studia comunicazione, cinema e teatro. Consegue un master in Critica Giornalistica presso l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico con una tesi sulla Pop Art nei primi dieci anni di 007. Si specializza in grafica editoriale e visual design. Ama, non ricambiata, la fotografia.
-
-
Gli studi di Castoro convergono da anni nella stessa amara direzione, che fa luce sulle ragioni di quell’ “oscenità” sostituitasi addirittura alla pornografia, di cui sono rappresentativi famosi format televisivi quali Pomeriggio Cinque, Uomini e Donne, etc, ma dalla quale nessun ambito della comunicazione è esente. L’intervista al filosofo
-
Lo diceva nel 2005 il giornalista di Repubblica Curzio Maltese a proposito del primo vero cinepanettone della storia: “Bisogna chiedere scusa ai fratelli Vanzina. Per anni abbiamo creduto che sfornassero film di serie b. Invece era neorealismo. Un ritratto fedele dei nuovi italiani”.
-
Sia Shelley che Stendhal, saranno le fonti per il lavoro tormentato di Antonin Artaud, che riscrisse i Cenci un secolo dopo i suoi maestri, nel tentativo di dare corpo a quel concetto teorico di Teatro della Crudeltà e nel quale confluirà inevitabilmente la personale accusa al teatro borghese occidentale.
-
Arte
Nicola Genco, lo sguardo dell’arte sul dolore e il naufragio nella mostra al Castello Svevo di Bari
Il nostro mare è anche sin troppo spesso teatro di dolore, come ricorda Nicola Genco con Kir (2019), una installazione di ceramica e ferro che rimanda al naufragio della Kater i Rades, noto anche come tragedia di Otranto o del Venedì Santo, sinistro marittimo avvenuto il 28 marzo 1997. L’intervista
-
Abbiamo ancora un disperato bisogno di giocare a Dungeons & Dragons e di cavalcare un Fortunadrago
-
Una città «belle, sanz pareille et de perpetuelle durée au monde» (bella, senza pari e perpetua), popolata solo da donne. Non parliamo di un famoso film di Federico Fellini degli anni ‘80, ma di una frase tratta da un manoscritto del 1404, La Cité des Dames, scritto da Christine de Pizan, la prima autrice della storia a sollevare la querelle contro la misoginia della sua epoca e della pressoché totale esclusione delle donne dalle lettere
-
Summa delle manie personali del regista, il percorso espositivo è anche espressione di quel “control freak” –per usare un termine inglese- non solo nella composizione dell’immagine cinematografica, retaggio dello sguardo di quel ragazzo che prima di essere Stanley Kubrick era stato il fotografo del “Look”, ma in tutte quelle cose che precedono e seguono la creazione di un film.
-
Cos’hanno in comune questi cattivi d’oggigiorno? Senz’altro abbaiare, tanto per rimanere in tema animalesco. Invettive contro istituzioni politiche, sociali e religiose d’ogni sorta, rompere nel modo più dissacratorio ch’esista le convenzioni etiche e morali della società presunto civilizzata.
-
TV
Il fascino della Russia Zarista nell’epoca delle piattaforme digitali: The Last Czars e The Romanoff
Sulle piattaforme di streaming, i period drama vanno alla grande: lo conferma il successo di The Crown (vincitrice di due Golden Globe nel 2017), la serie su Elisabetta II d’Inghilterra alla quale The Last Czars viene immediatamente accostata, per essere il primo ambizioso progetto occidentale sulla Russia imperiale.