Nel corso di una carriera straripante di titoli, frequenta i generi più diversi, dal fantastico al thriller, Imponendosi con la statura e il volto scavato che si accompagnano alla recitazione di essenziale sobrietà.
Orio Caldiron
Orio Caldiron
Saggista e critico, è uno dei maggiori studiosi italiani di cinema, autore di centinaia di scritti in cui la straordinaria competenza si salda alla passione cinefila in un linguaggio immediato e colloquiale. Ha dedicato mostre e programmi televisivi a personalità e momenti del cinema italiano. Docente universitario di lungo corso, direttore di prestigiose collane editoriali, è stato Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
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Nessun’altra poteva interpretare meglio di lei il personaggio dell’oca bionda destinato a imprimere una svolta nelle immagini femminili del cinema hollywoodiano.
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La sua immagine fragile e carnale sigla il ritratto sofferto e contraddittorio di un’attrice del muto, divisa tra l’ambizione della carriera e la tendenza autodistruttiva, in cui in parte si riconosce.
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Sensibile, riservato, irascibile, non accetta intrusioni nella sua vita privata. Sul lavoro si sottrae ai diktat delle major diventando il primo attore-produttore dell’epoca.
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Se, popolare come attrice, in vita è sottovalutata come regista, le sue quotazioni sono oggi in rialzo anche grazie a estimatori d’eccezione come Martin Scorsese che la considera una delle voci più significative del cinema classico americano
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La sua immagine con berretto da ufficiale delle SS, guanti di pelle nera, bretelle sopra il seno nudo, fa il giro del mondo, ma l’attrice inglese sa sottarsi al ricatto dell’icona con la duttile varietà delle sue apparizioni successive.
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Schivo, elegante, distaccato, è un mostro di bravura, può scrivere di tutto, dal Giro d’Italia, irresistibile il suo elogio delle gambe permalose e stanche degli eroi della bicicletta, alle trasferte a bordo delle volanti della polizia per vivere in diretta le notti della metropoli assediata dalla nuova mala e dai soprassalti improvvisi della violenza.
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Simbolo della Nouvelle Vague, non crede nelle star ma soltanto negli esseri umani destinati a avere un’influenza più o meno duratura, anche quando diventa l’icona contesa dai maggiori registi del cinema europeo come Michelangelo Antonioni, Joseph Losey, Orson Welles, Luis Buñuel, Jean Renoir.
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Nel mercato sotto il ponte di Saint Michel la folla assiste alla nuova attrazione dei girovaghi…
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Nel ’47, a trent’anni s’impone con tre capolavori come uno degli attori più popolari della nuova generazione, l’ideale portavoce dei giovani americani che avevano fatto la guerra in Europa e nel Pacifico.