Schivo, elegante, distaccato, è un mostro di bravura, può scrivere di tutto, dal Giro d’Italia, irresistibile il suo elogio delle gambe permalose e stanche degli eroi della bicicletta, alle trasferte a bordo delle volanti della polizia per vivere in diretta le notti della metropoli assediata dalla nuova mala e dai soprassalti improvvisi della violenza.
Cinema, Storie e Miti
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Uscito nel 1972 e premiato al 25° festival di Cannes, Roma è forse il film che racconta meglio la visione che Federico Fellini aveva di questa città. Aveva 19 anni quando Fellini arrivò il treno da Rimini, la città in cui era nato a alla quale avrebbe invece dedicato Amarcord.
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Nel mercato sotto il ponte di Saint Michel la folla assiste alla nuova attrazione dei girovaghi…
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Il cinema di Liliana Cavani appartiene alla grande stagione italiana che, dopo la crisi del neorealismo, allarga lo sguardo per andare oltre la superficie immediata del visibile attraverso la metafora, il simbolo, il sogno.
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“La mia storia personale non s’interrompe durante la ripresa di un film , anzi è allora che diventa più intensa” era solito dire.
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Spesso tagliate, montate con titoli diversi o accorpate in modo nuovo, le riedizioni del “tutto Stanlio e Ollio” rimbalzano nel corso degli anni dalla tv alle videocassette e ai dvd, in una specie moto perpetuo per cui c’è sempre qualche nuovo titolo se non in mediateca almeno in edicola.
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Cinema, Storie e MitiFilm
80 anni fa usciva nelle sale ‘Fantasia’: la storia di un flop diventato un capolavoro
Fantasia’ era tutt’altro che un prodotto popolare per quell’epoca: non aveva nulla di convenzionale e conosciuto, era un film visionario senza parole, e dove le immagini erano al servizio della musica (e non viceversa). Erano otto episodi animati su brani di musica classica diretti da Leopold Stokowski ed eseguiti dall’Orchestra di Filadelfia.
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La riflessione sul grande personaggio, al di là della fantasia degli illustratori e delle versioni cinematografiche (lo stesso Federico Fellini avrebbe voluto portarlo sullo schermo con lo sceneggiatore Tullio Pinelli), nasce in occasione dell’imminente uscita di Pinocchio di Matteo Garrone, con Roberto Benigni, Federico Ielapi, Rocco Papaleo, Massimo Ceccherini e Gigi Proietti.
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Nella fitta filmografia dei secondi trenta e dei primi quaranta, l’attore è sempre stato fedele allo stesso personaggio di uomo semplice, rude, spicciativo ma di gran cuore, capace, nell’occasione, di diventare eroe. Un Gary Cooper italiano – il modello a cui si è sempre ispirato – che sa difendere i colori della propria squadra.
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Il cinema del regista genovese si anima nella contrapposizione, tra indignazione sociale e esuberanza spettacolare, tra ambizione neorealista e tentazione allucinatoria, tra sguardo italiano e strabismo americano, tra empito drammatico e deformazione della commedia, tra epos e grottesco, ma anche tra genere e autobiografia, tra autore e professionista, tra regista e attore, tra regista e produttore.