Il volto intenso, la camminata altera, il magnetismo della immedesimazione totale, a cui non sono estranee la tenerezza e l’ironia, fanno di Greta una delle più alte incarnazioni del cinema come arte, confrontata a più riprese con il grande Charlot di Chaplin.
Cinema, Storie e Miti
-
-
Sempre in bilico tra concretezza sanguigna e spiazzante onirismo, il grande commediante pensa con il corpo, mettendo in scena con il distacco che non esclude la tenerezza l’inedita e dolente fisiologia delle passioni in assoluta controtendenza nei confronti del cinema dell’epoca.
-
“Non ci sarà mai una seconda Audrey Hepburn. Lei resterà per sempre un’immagine del suo tempo. Dipende tutto da un elemento x, un quid particolare che qualcuno ha e qualcun altro no. Audrey aveva quel qualcosa di speciale.”
-
Il fascino di Il segno di Venere sta nella sua capacità di mischiare le carte, di svariare continuamente dal sapore neorealista al cicaleccio dialettale, dalle esibizioni degli interpreti ai soprassalti della vicenda. È una sorta di prova generale, di cantiere aperto
-
L’attività del critico, anche per quanto riguarda il cinema, s’incontra a più riprese con le incombenze del redattore della Einaudi che negli uffici torinesi di via Po si dedica ai libri degli altri. Se è a Cesare Zavattini che chiede per primo di pubblicare le sceneggiature dei suoi film più celebri, ottenendone un clamoroso rifiuto, è poi con Michelangelo Antonioni che nel ‘64 riesce a varare Sei film, che da Le amiche (1955) a Deserto rosso (1964) attraversa la grande stagione del cinema moderno.
-
Cinema, Storie e MitiFilm
Notorious, l’amante perduta: spy story e amore nel capolavoro di Alfred Hitchcock
Il film rimane uno dei capolavori massimi del regista e al tempo stesso un esempio quintessenziale del genio della Bergman
-
Nella sua scrittura epifanica, in cui tutto è “qui e ora”, si riflettono la crisi della rappresentazione, l’ansia parossistica di dominare la realtà e insieme lo smarrimento di chi ha la coscienza della crisi e cerca di uscirne attraverso la provocazione. La sua tenace e inappagata voglia di cinema, la sua frequente dichiarazione di essere pronto al grande salto, il progetto di passare alla regia che affiora a più riprese e viene continuamente rimandato, configurano una precisa intenzionalità autoriale che si rivela un nodo problematico di grande ricchezza.
-
Se con la saga di James Bond il cinema inglese si apre un varco nella supremazia americana, gli spionistici autarchici rappresentano la risposta dell’artigianato italiano, povero di mezzi ma ricco d’inventiva, alla scommessa britannica.
-
Nessuno incarna meglio di Jacques Tourneur il fascino del grande artigianato americano, la forza dirompente di una miscela in cui si scontrano esuberanza narrativa e voyeurismo dell’immagine, padronanza tecnica e latitanza drammaturgica, ipertrofia dell’io e dialettica della committenza.
-
L’ambiguità è la musa di questo ungherese di Hollywood, un americano che è europeo, un professionista fedele per trent’anni alla stessa major e che non è affatto un esecutore anonimo, un regista di film di successo misconosciuto come autore, un uomo-cinema che ha avuto l’Oscar ma non la considerazione della critica.