Nonostante i suoi vistosi limiti – mancanza di vero aggiornamento degli insegnanti, carenza cronica di strutture adeguate, programmi pericolosamente sospesi tra vecchio e nuovo, ossessive circolari scritte in burocratese al limite del nonsense – la scuola dell’obbligo nata nel 1962 apre nuovi, insperati orizzonti a migliaia di ragazzi dei ceti medi e del proletariato
Cinema, Storie e Miti
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Nel panorama del cinema italiano solo pochissimi registi sono riusciti a coniugare popolare e sperimentale, genere e autorialità. Se Argento è uno di loro – e lo deve tra l’altro a Profondo rosso che in molti considerano il suo capolavoro – è perché il film si rivela un’operazione ispirata e complessa dai numerosi punti di forza.
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Se è impossibile rievocare la storia di un genere che echeggia di voci, di divi, di miti, di canzoni, si può invece segnalare la svolta del dopoguerra che coincide con l’affermazione di una nuova generazione di registi – Stanley Donen, Vincente Minnelli, Gene Kelly – a cui si deve la trasformazione del linguaggio del musical in stile.
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I film di Almodovar diventano opere enciclopediche della cultura pop, in cui convergono tutte le influenze e le suggestioni che hanno formato l’autore. Sono anche (spesso) storie sull’amicizia, sui sentimenti e sull’importanza degli affetti. Ancora una volta nessuno è realmente solo.
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Almodovar è un genio della narrazione, un dissacratore sensibile e attento agli ultimi, agli incompresi, su tutti le figure femminili, vittime di una società machista e che nel suo cinema diventano eroine, alzano la testa e reagiscono.
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Straordinario testimonial del cinema popolare, sospeso secondo Bernardo Bertolucci tra “bella volgarità” e “grande sofisticazione”, è riuscito a fare della sua opera il pellegrinaggio alla fonte del proprio, personalissimo e viscerale rapporto con il mezzo in cui mito familiare e pulsioni collettive s’incontrano in modo sorprendente.
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Considerato oggi tra gli autori più originali dell’intera storia del cinema, uno dei pochi che dai lontani segreti del muto sia arrivato alle inventive sorprese del cinema moderno. Non solo un grande narratore di storie, ma un artista affacciato con trepidazione sul destino dell’uomo e la sua inguaribile fragilità.
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Nel cinema americano come nella serialità televisiva è fondamentale il rapporto con la realtà che non esclude naturalmente lo spettacolo, l’affabulazione. «Un albero è un albero», diceva Vidor, «che bisogno c’è di ricorrere ad un albero finto?».
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In India si staccano più biglietti per il cinema che nel resto del mondo. Due miliardi quelli venduti ogni anno, gli indiani e il cinema intrattengono un legame molto stretto. E questo legame ha un nome: Bollywood.
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Sorriso ironico sulle labbra, battuta folgorante, guarda l’interlocutore con l’aria di prenderlo in giro, anche quando, con la sua voce grave, tra un acuto e un bisbiglio, sembra dire cose serissime.