Senza mai aver fatto parte dell’olimpo hollywoodiano e con una fama affidata soprattutto a tre film girati in Europa, è una delle più grandi attrici-mito del cinema silenzioso, una delle pochissime in grado di durare nel tempo, imponendosi anche alle nuove generazioni che non hanno mai visto i suoi film ma conoscono il suo volto luminoso inquadrato dal caschetto di capelli neri.
Cinema
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Uscito nelle sale nel 1989 (in Italia il 30 ottobre dello stesso anno), in occasione dei cinquant’anni dell’esordio del personaggio nel mondo dei fumetti, la versione cinematografica del regista statunitense è senza dubbio ancora oggi la più interessante che sia mai stata realizzata.
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Almodovar è un genio della narrazione, un dissacratore sensibile e attento agli ultimi, agli incompresi, su tutti le figure femminili, vittime di una società machista e che nel suo cinema diventano eroine, alzano la testa e reagiscono.
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Esiste il Diavolo? Certo che esiste e va chiamato con riverenza, va chiamato Signore, dice il sagrestano ad un ragazzo che ne mette in dubbio l’esistenza perché il padre, comunista, gli ha detto di non crederci
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E’ proprio il viaggio onirico che compiono i due protagonisti a scatenare la loro crisi, l’annullamento delle loro certezze coniugali. Sono i loro sogni e le loro fantasie a portarli al limite, esattamente come aveva fatto Kubrick durante le riprese.
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E dopo Gilda? Ci sono film che consacrano. Ci sono film che bruciano. Gilda appartiene a tutte e due le categorie. Negli altri film venuti dopo si insegue il miraggio di una affermazione irripetibile.
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Straordinario testimonial del cinema popolare, sospeso secondo Bernardo Bertolucci tra “bella volgarità” e “grande sofisticazione”, è riuscito a fare della sua opera il pellegrinaggio alla fonte del proprio, personalissimo e viscerale rapporto con il mezzo in cui mito familiare e pulsioni collettive s’incontrano in modo sorprendente.
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Se richiama la spontanea naturalezza degli eroi tutti d’un pezzo del cinema classico, è a suo agio con i personaggi tormentati e vulnerabili, che non riescono a nascondere le loro inquietudini.
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Saranno stati i suoi occhi verdi a mandorla a suggerire ai produttori di imporre alla giovanissima Myrna Loy – nome d’arte di Myrna Williams, nata nel Montana, il 2 agosto 1905 – lo stereotipo della vamp orientale, cattivissima e disinibita, che l’accompagna per almeno un decennio tra l’ultima stagione del muto e l’inizio del sonoro.
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La consacrazione arriva con Il postino suona sempre due volte (1946), il capolavoro noir di Tay Garnett. Sin da quando entra in scena – asciugamano in testa, gambe nude, rossetto vistoso, unghie laccate – Cora rivela tutto il calamitoso magnetismo della sua presenza.