Subito dopo la deludente esperienza hollywoodiana, rivela le sue più autentiche qualità di interprete nei film di Michael Cacoyannis che rilegge Euripide alla luce della modernità.
Polvere di Stelle
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Fu la prima attrice americana a diventare una principessa, lasciò Hollywood e salpò per la Francia, interrompendo il contratto con la Columbia. Ma quell’unione fu anche di breve durata e tornò a Hollywood nel 1953.
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Nessun’altra piccola attrice può vantare la popolarità di Shirley Temple che nella seconda metà degli anni trenta, dai sei ai dieci anni, è in testa alla classifica degli incassi, stracciando Greta Garbo e Clark Gable, senza contare i trecentomila dollari all’anno che guadagna.
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Se oggi il suo nome dice poco o nulla agli spettatori più giovani è perché appartiene al firmamento della Hollywood di ieri, quando le dive e i divi d’oltreoceano trionfavano sugli schermi di tutto il mondo.
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Il fisico atletico, lo sguardo sprezzante, la fossetta sul mento – dopo la laurea in lettere, il servizio militare in marina, l’apprendistato teatrale – s’impone con una galleria di personaggi aggressivi e violenti, spesso sgradevoli.
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Sensibile discreta elegante, la scozzese Deborah Kerr – nasce a Helensburgh il 30 settembre 1921 e scompare a Suffolk il 6 ottobre 2007 – nel suo altalenante percorso d’attrice sembra perfetta per le suore, le lady, le governanti che lo schermo le affida fino a che non s’incrina lo strato di ghiaccio e si lascia tentare dalla passione.
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La sua commedia più divertente è Frutto proibito (1942) di Billy Wilder, dove cavalca contemporaneamente la norma e la trasgressione, interpretando la ragazzina in sospetto di lolitismo, la madre che la sa lunga, la giovane donna da sposare.
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Sempre in bilico tra eleganza, autoironia e ambiguità, ha attraversato più di trent’anni di cinema hollywoodiano imponendo il volto attraente, gli occhi scuri, gli sguardi malandrini, la risata contagiosa, la camminata felina come altrettanti contrassegni di uno dei più grandi e affascinanti attori americani del secolo scorso dall’inconfondibile touch britannico.
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Qualcuna ci mette una vita a non diventarlo, altre fanno centro al primo colpo. Il caso…
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In Re per una notte (1982) di Martin Scorsese, che lo considera un attore meraviglioso, è il conduttore televisivo rapito dall’aspirante comico Robert De Niro. Improvvisando una battuta che non c’è nel copione, gli dice: “Sono soltanto un essere umano, con tutte le sue debolezze e le sue insidie: lo spettacolo, la tensione, le vallette, i cacciatori di autografi, la troupe, gli incompetenti”.