Fu la prima attrice americana a diventare una principessa, lasciò Hollywood e salpò per la Francia, interrompendo il contratto con la Columbia. Ma quell’unione fu anche di breve durata e tornò a Hollywood nel 1953.
Storie
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Linda Burfield Hazzard, la “dottoressa fame” che prometteva salute e bellezza per derubare le ricche ereditiere
Linda Burfield Hazzard ufficialmente era una infermiera, ma impiegò poco tempo per diventare un vero e proprio guru della filosofia “la bellezza a tutti i costi”.
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Forse tra i cinque figli la più amata, Adéle Hugo condivise con la sorella Leopoldine la bellezza ereditata dalla madre, Adéle Foucher, anche se quella avvenenza, così florida e fiera, in lei era velata di tristezza, uno sguardo il suo che esprime anche smarrimento.
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Le due sorelle, complementari e dall’animo così diverso, era assai dissimili. Se Virginia viveva i suoi tormenti nei suoi personaggi e nelle voci che le infestavano la testa e l’anima, Vanessa Bell invece sapeva inscenare la perdizione femminile.
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La svolta arrivò nel 1925. Josephine debuttò al Théâtre des Champs-Élysées con ‘La Revue Nègre’. Si trattava di un nuovo tipo di spettacolo interpretato interamente da neri e che mescolava musica jazz a coreografie con ballerine nude. E fu proprio durante questa tournée che la Baker indossò per la prima volta il famoso gonnellino di banane con il quale si lanciava in uno scatenato charleston.
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Eleonora Duse, la bambina sola che divenne la ‘Divina’ rivoluzionaria dell’interpretazione teatrale
Eleonora Duse era chi interpretava sulla scena. Ecco perché divenne una delle più grandi attrici teatrali nel periodo a cavallo fra l’Otto e il Novecento. Ecco perché fu soprannominata la ‘Divina’ (prima da D’Annunzio, poi dal suo pubblico). Rivoluzionò completamente il modo di recitare gettando le basi per teatro moderno
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Il Manifesto futurista della Lussuria, composto per rispondere agli scritti di Marinetti, si apre con una dedica insolita: l’autrice si rivolge a quei giornalisti che, nei loro articoli, mutilano le frasi per poter rendere ridicolo il pensiero di un autore.
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Figlia dei “Re Cattolici”, Isabella di Castiglia e Fernando D’Aragona, Giovanna crebbe tra i rintocchi delle campane che scandivano l’inizio degli atroci rituali del Tribunale dell’Inquisizione e l’ambiente apparentemente protetto della corte in cui era stata finemente istruita.
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Si dice che vestisse sempre di nero o viola, adorava le violette, di cui portava con sé sempre un piccolo mazzolino, e i gioielli di Lalique. Eppure, questi vezzi così frivoli nascondevano un’anima inquieta: l’inquietudine di chi si sente fuori dal mondo, ma ne vorrebbe essere al centro.
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Giovanna, che da sempre avrebbe vestito abiti maschili come forma di emancipazione e ribellione rispetto al ruolo che la tradizione medievale voleva per le donne, finì con l’essere creduta da tutti uomo; così, senza mai destare alcun sospetto sulla sua reale natura, raggiunse circa i due anni e mezzo di esemplare pontificato.