Alda Merini ha amato tanto, ha amato tutti, indistintamente. Attraverso l’amore, spirituale e carnale, ha espresso la sua visione di vita. Con la sua calma combattività, un ossimoro che l’ha guidata ovunque, in ogni esperienza, ha aperto porte e spalancato finestre.
Storie
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Il volto intenso, la camminata altera, il magnetismo della immedesimazione totale, a cui non sono estranee la tenerezza e l’ironia, fanno di Greta una delle più alte incarnazioni del cinema come arte, confrontata a più riprese con il grande Charlot di Chaplin.
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“Non ci sarà mai una seconda Audrey Hepburn. Lei resterà per sempre un’immagine del suo tempo. Dipende tutto da un elemento x, un quid particolare che qualcuno ha e qualcun altro no. Audrey aveva quel qualcosa di speciale.”
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Stephen King una volta disse di lei: “La sua immaginazione dovrebbe essere assicurata presso i Lloyds…
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L’ambiente della cittadina le stava stretto, e coltivava il sogno di potersi iscrivere al Somerville di Oxford, per laurearsi in letteratura, aspirazione inusuale per una donna all’epoca
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Sia Shelley che Stendhal, saranno le fonti per il lavoro tormentato di Antonin Artaud, che riscrisse i Cenci un secolo dopo i suoi maestri, nel tentativo di dare corpo a quel concetto teorico di Teatro della Crudeltà e nel quale confluirà inevitabilmente la personale accusa al teatro borghese occidentale.
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Storie
La storia delle ‘Ragazze del Radio’, avvelenate dalle vernici luminose per bambole e interruttori
La Undark era una vernice luminescente al buio realizzata con colla, polvere di radio e acqua. Si utilizzava per orologi, interruttori e occhi luminosi per le bambole. Ma alle ragazze assunte per usare la vernice toccò in sorte un triste destino.
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La vie en rose è la sua canzone più celebre, tutt’oggi, e oltre ad essere diventata un’espressione idiomatica mondiale, non soltanto ha raccontato la fioritura della cantante in quel periodo, ma anche la rinascita di un paese intero, la Francia, appena uscita dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale.
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Centinaia di appassionate lettere, dopo il sequestro da parte della polizia, consegnate direttamente al ministro dell’interno e da questi al re in persona, furono in gran parte distrutte perché riportavano anche alcuni imbarazzanti pettegolezzi sulla corte dei Savoia.
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Ossessionata dalla privacy fino a disporre la distruzione di tutti i manoscritti dopo la sua morte e per difendere la quale arrivò a inventarsi identità e vite parallele, incostante, profondamente sensibile e preda di attacchi depressivi, Mazo de la Roche è ricordata e divenuta un’icona anche per il legame con sua cugina Caroline Clement con la quale costruirà una famiglia e adotterà dei figli.