Il commiato dall’amata figlia, che si narra fosse molto bella e di grande cultura, avvenne drammaticamente appunto il 3 febbraio del 1518 a Manfredonia. Fu proprio da qui che, dopo aver atteso per qualche giorno il favore del vento e del mare, la novella regina s’imbarcò per raggiungere il suo sposo in Polonia
Storie
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Era una donna che voleva fare la scienziata e l’ambiente scientifico del tempo era maschilista e misogino che non si fece scrupoli a ‘derubarla’. Ecco come andò la ‘grande rapina’ ai suoi danni.
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Antonia Pozzi (1912-1938) è una delle voci femminili più intense della letteratura italiana del Novecento, ma in vita non ottenne alcun riconoscimento per la sua attività poetica, non vide pubblicata nessuna delle sue limpide poesie, da lei stessa definite «asciutte e dure come i sassi e come gli ulivi, oppure vestite di veli bianchi strappati».
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L’immagine di Theda Bara con il viso pallido, gli occhi oscuri e due serpenti avvolti sul…
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Elena Comnena Degli Angeli, principessa d’Epiro, aveva sposato Manfredi all’inizio di una calda estate tranese del 1259 e la loro unione, anche se nata dalla necessità politica di nuove alleanze, si era trasformata ben presto in vero amore.
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La voglia di riscatto la portò a lasciare casa a sedici anni per inseguire il sogno di attrice. Arrivò a Buenos Aires al seguito del cantante di tango e suo amante Agustìn Magaldi, ma le cose non andarono come aveva immaginato
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La dimensione performativa della lesione dell’onore e del suo recupero risulta essere l’ipotesi più accreditata, secondo cui, il teatro affonda le sue radici nella vendetta e nel sacrificio
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Quando i turchi assalirono Manfredonia Giacometta Beccarini aveva otto-dieci anni ed era educanda nel convento di Santa Chiara. Dimenticata nel dormitorio dalle suore in fuga, fu catturata dai turchi che, colpiti dalla bellezza e dalla grazia della bambina, decisero di farne dono al sultano. Giacometta così finì così nell’harem di Costantinopoli dove prese il nome di Bassebà.
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La Varsavia della seconda metà dell’Ottocento non rappresentava un territorio semplice da abitare; ancor meno lo…
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È l’identità femminile il tema centrale del lavoro di Marina Malabotti. Ritratti di donne dall’espressione seria, profonda e consapevole di un’antica sofferenza talvolta organizzati in brevissime sequenze o piccoli dittici che sono presenti come simboli di un’intera civiltà.