L’apericinema del Bif&St. 10 anni di festival e quel che (ancora) non è

by Ines Pierucci

È necessario partire dal momento più mondano del Festival, ovvero l’aperitivo prima della proiezione serale nel Teatro Petruzzelli, “per fare il punto su quella specie di puzzle ipnotico-sensoriale di tutte le cose che ho visto in una settimana” al Bif&St. David Foster Wallace salì su una nave da crociera in Qualcosa di divertente che non farò mai più, noi invece siamo stati al Bif&St, anche se, a differenza di quanto preconizzato dal titolo di Wallace, oltre ad andarci ogni anno, al Bif&St abbiamo intenzione di tornarci.

Si tratta dell’evento barese tra i più importanti della città che, insieme alle Lezioni di Storia e al Cartellone della concertistica e del balletto, fanno del Petruzzelli il riferimento culturale più “prezioso” della città di Bari. Nonostante in città ci siano da sempre altri eventi culturali che andrebbero valorizzati, senza poltrone di velluto, ma questa è un’altra storia.
Tornando alla kermesse dal tappeto rosso, ogni giorno intorno alle otto di sera al primo piano del teatro si sta stretti, fa caldissimo e si beve un calice di vino. Cosa darebbero, in molti, per farsi fotografare con i vip della serata in attesa delle due campanelle che invitano tutti ad entrare perché l’importante non è solo partecipare ma soprattutto poterlo raccontare il giorno dopo. Qualche selfie tra i più intimi è d’obbligo e le mise sono le più disparate. Le pailettes, tanto di moda quest’anno, vanno per la maggiore anche al Bif&St, ché di sera è un successo assicurato. I tacchi li abbiamo di diversa altezza ma il problema è il modello, dai sandali con tacco a spillo – che bisognerebbe indossare solo dopo un corso ad hoc – alla comoda zeppa per tutti i gusti.

Il photocall è immancabile nel foyer del teatro affollato per lo più di fotografi e operatori del Festival che per un attimo si rilassano prima dell’inizio. Anche per loro è il momento di sfoggiare gli outfit più alla moda dell’anno, a patto che si stia comodi perché il tempo lo si passa per lo più in piedi, anzi solo in piedi ribadirebbero gli amici del Bif&St. C’è anche quella videoperatrice che – mutuando un’abitudine in voga al Festival del Cinema di Venezia – registra appollaiata in cima a una scala rimediata last minute, indossando con nonchalance abito elegante e scarpe da ginnastica.

Ma i contrasti, in questo come in tante altre kermesse, non soltanto nell’abbigliamento di pubblico e ospiti, sono sempre benvenuti. Tanto che forse anche la benemerita attività dell’ideatore e direttore Felice Laudadio dovrebbe prenderne spunto. La formula attuale del Festival ha decretato un grande successo di pubblico e di partecipazione, il bilancio di 10 anni di Bif&St è più che lusinghiero, così come merita un plauso far tornare la gente al cinema grazie alla possibilità di vedere film inediti o che non c’è altra occasione di vedere – perché mancano di distribuzione, come direbbero gli addetti ai lavori–, oppure grazie a minirassegne legate alla medicina o ai diritti. È anche vero, d’altro canto, che la quota di film in seconda, terza o ennesima visione resta preponderante. Sarà per questo che “da fuori non viene nessuno, altrimenti ce ne saremmo accorti”, come da suggestione raccolta dal tassista così come dal commerciante del murattiano. Da spettatrice curiosa, che raccoglie i commenti del pubblico, resta quindi viva l’impressione che ci sia ancora uno scarto per quel salto di qualità necessario a trasformare una storia di successo in quel qualcosa di più utile a lasciare un’eredità culturale e professionale a questa bellissima città, prossima a diventare metropoli.

Per tornare ai contrasti, forse “cambiamento” e “innovazione” potrebbero indirizzare la guida del Festival per i prossimi 10 anni, di modo che accanto ai grandi Maestri del cinema, ad essere premiati e valorizzati siano anche volti emergenti, nuove professioni, serie tv e mondo del web. Come ad esempio gli allievi della Scuola sperimentale di Lecce oppure i diplomati dell’Accademia del Cinema di Enziteto che, nel loro piccolo, fanno un grande lavoro per il Bif&St. Magari un giorno anche tutti loro saliranno su quel palco, si tratterà di un passaggio necessario, affinché il Bif&St non resti solo “passerella”.

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