I Sessant’anni di Vertigo

by Daniela Tonti

Il 9 maggio 1958 usciva in sala VertigoLa donna che visse due volte di Alfred Hitchock che nonostante non abbia ottenuto il successo sperato dai produttori conobbe le gioie della rivalsa del tempo e fu inserito tra i migliori film di tutti i tempi. A sessant’anni di distanza Vertigo è considerato il miglior film della storia del cinema.

Il film è tratto dal romanzo D’entre le morts di Boileau e Narcejac e alla sceneggiatura si avvicendarono diversi scrittori tra cui Anderson, MacPhail, Coppel e Taylor i cui nomi compaiono nei titoli di testa.

Il ruolo di Judy-Madeleine non fu scritto per Kim Novak. Hitchcock aveva progettato il film per una sua creatura, Vera Miles. L’attrice rimase incinta poco prima delle riprese, sollevando disprezzo da parte del maestro, che probabilmente contribuì a distruggerle la carriera. Hitchcock non fu mai ben disposto verso Kim Novak e in un’intervista, giunse perfino a compiacersi delle ripetute volte che si dovette girare la scena del finto annegamento vicino al Golden Gate. Nei panni del protagonista maschile, John Ferguson detto Scottie, James Stewart. Quando fu convocato per questo film, aveva al suo attivo trent’anni di carriera e aveva interpretato ruoli più disparati.

Vertigo si apre con una morte accidentale ma rilevante per tutto il resto del film. Scottie si trova in cima ad un palazzo con un altro agente per rincorrere un malvivente. Il protagonista mette un piede in fallo e scivola verso il vuoto rimanendo aggrappato ad una grondaia. Il collega che cerca di aiutarlo, precipita e muore. Questo choc fa nascere in lui l’acrofobia i cui sintomi sono le vertigini. Hitchcock ebbe molta cura nel restituire visivamente questo effetto attraverso una carrellata indietro, combinata con un effetto di zoom in avanti. Entrambi i protagonisti del film vivono la propria vertigine esistenziale segnata da fobie e ossessioni.

Mai come in questo film il genio di Hitchcock si concentra così ossessivamente sul colore.

I colori hitchcockiani fanno riferimento ad una serie di significati e si organizzano generalmente in sistemi che variano in base alla tematica del film in cui vengono utilizzati. In La donna che visse due volte, si stabilisce una relazione tra il rosso e il verde.

Quando i personaggi hitchcockiani indossano vestiti rossi sono paragonati a degli attori, è il colore dei personaggi che nascondono qualcosa. In Vertigo, la sala del ristorante Ernie’s, tappezzata di velluto rosso, è presagio della messa in scena in cui sta cadendo suo malgrado Scottie. Così all’inizio de Il delitto perfetto, Margot Wendice, indossa un vestito rosso per ricevere di nascosto il suo amante. Con la stessa tenuta affronterà suo marito. Fanno la loro prima apparizione con abiti in rosso Danielle Foussard, responsabile dei furti di cui è accusato Robie il gatto in Caccia al ladro e la signora Drayton che, rapirà il piccolo Hanck MacKenna in L’uomo che sapeva troppo.

Il verde assume significati di morte e in numerosi film di Hitchock i letti sono di colore verde come se invitassero ad un sonno eterno. Ad esempio le coperte di Il delitto perfetto, Caccia al ladro, Il sipario strappato, Marnie, Frenzy. Lo stesso vale per il letto dell’hotel in cui vive Judy-Madeleine in Vertigo.

Il verde segna un limite tra il mondo dei vivi e quello dei morti e in Vertigo appare quando la morte incombe su un personaggio.

Verdastre sono le acque della baia di San Francisco dove nel secondo giorno di pedinamento, Madeleine, si lascia cadere mentre Scottie la osserva da lontano e poi si tuffa per salvarle la vita. La caduta in acqua è un topos hitchcockiano, fin dal periodo muto. La protagonista di L’isola del peccato si buttava nelle acque proprio come Madeleine.

Nella seconda parte del film la rinascita di Madeleine Elster sembra realizzarsi grazie alla luce verde dell’insegna dell’Hotel Empire, con l’apparizione prima di una sagoma, poi di una presenza corporea. Il riverbero della luce diventa sempre più verde, fino a quando Scottie abbraccia e bacia la donna.

Un altro elemento chiave del film sono le scale.

Hitchcock ha inquadrato ed evocato scale in ogni suo film.

dal noto carrello di Notorious, a Cary Grant che sale le scale con l’enorme bicchiere di latte in Il sospetto, dalla chiave sul quinto gradino di Il delitto perfetto a Il club dei trentanove, fino alle scale dell’abitazione di Norman Bates in Psyco.

In Vertigo la scala è crocevia di due percorsi, quello fisico che unisce il basso con l’alto, e quello temporale lungo lo svolgersi del film, nel quale rappresenta l’ostacolo da affrontare per continuare a salire, o abbandonare e decidere di scendere. In quell’iconico paesaggio di saliscendi che è San Francisco, Scottie ha una paura terribile delle scale, perché minacciano di condurre il suo sguardo sull’abisso, sul matrimonio o sulla morte, ma Hitchcock lo costringe per tutto il tempo a salire mettendolo di fronte alla possibilità di evitare altre morti.

Tra quelle che Douchet definisce “le illustrazioni del potere malefico dell’oggetto”, un tema caro agli autori del fantastico, e utilizzate da Hitchcock come manette della colpa c’è il collier di rubini di Vertigo.

Nel momento in cui Judy si fa allacciare da Scottie il collier davanti allo specchio, il protagonista finalmente comprende il tranello in cui era caduto. L’uso degli specchi si intensifica consentendo di raggiunge il vertice di una piramide di contenuti: una donna si specchia e viene subito evocata un’altra donna, quella con cui la prima si identificava. La riflessione dell’immagine si moltiplica fino a determinare il ritorno alla realtà.

Quando il film uscì nelle sale non ebbe il successo sperato e i produttori diedero la colpa ad alcune scelte cruciali del regista.

Specialmente il flashback di Judy, che dopo circa un’ora e mezza di film, rivela al pubblico l’omicidio della vera Madeleine, trasformando il film da un mystery ad una suspense story. I dirigenti non volevano questa scena, preferendo l’ordine progressivo del romanzo; il maestro, invece, volle essere fedele ai propri principi di suspense, per differenziare la coscienza del personaggio da quella dello spettatore. Con il rischio di penalizzare il film in termini di consenso di pubblico riuscì ad imporre il flashback.

Il secondo finale

Su richiesta dei produttori, Hitchcock aveva girato un secondo finale di Vertigo cherispondere all’esigenza di garantire la punizione del colpevole. Scottie si reca nello studio dell’amica Midge, e la coglie intenta ad ascoltare la radio mentre un speaker annuncia il ritrovamento e l’arresto di Gavin Elster, fuggito in Svizzera. Midge spegne la radio, per evitare all’uomo ricordi spiacevoli. I due sorseggiano un whisky, senza dirsi una parola. L’ultima immagine, riprende Scottie mentre contempla la città dalla finestra.

Daniela Tonti

 

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