Un posto al sole, parabola e declino del sogno americano nel capolavoro di George Stevens

by Daniela Tonti

Ci sono mode passeggere e ci sono cose che durano per anni, alcune per sempre. Con l’enfasi sulla violenza, gli omicidi, l’orrore, il sesso anche la fantascienza apparirà datata tra cinque anni. Quando l’interesse e l’enfasi riposano sui personaggi umani, sui dilemmi e su come risolverli, sulle aspirazioni dell’uomo, i film restano per sempre.

Rouben Mamoulian, a proposito del capolavoro di George Stevens ‘Un posto al sole’

Un posto al sole è tratto dal romanzo di Theodore Dreiser, An American Tragedy, ispirato ad un famoso omicidio del 1900, nel quale un uomo di nome Gillette, il parente povero della ricca famiglia omonima, fu condannato per aver affogato la sua ragazza incinta e di umili origini.

Nel tentativo di realizzare Una tragedia americana, George Stevens, regista all’apice del successo, dovette affrontare una forte resistenza da parte della Paramount, che aveva già realizzato il film nel 1931, diretto da Joseph Von Sternberg, e non voleva fare un remake. Stevens aveva meditato a lungo sul modo di trasformare il romanzo in una storia contemporanea ambientata dopo la guerra, adattandola alla nuova sensibilità, con un giovane che lascia l’esercito. Nel film di Stevens, il deprimente quadro sociale dipinto da Dreiser nel suo romanzo, passò in secondo piano rispetto alla storia d’amore tra George Eastman e Angela Vickers.

 A Place in The Sun è un film fondamentalmente americano e racconta di George Eastman, un reduce di guerra che si trasferisce in città sperando, con l’aiuto del suo ricco zio –  il magnate delle fabbriche di costumi da bagno Eastman  – di conquistarsi un posto al sole. È il tema dell’outsider, della persona che aspira al sogno americano, costituito dalla ricchezza, da una donna affascinante e da una vita migliore.

La scena nella quale viene presentato George Eastman nella casa dei suoi parenti introduce bene il suo personaggio. Rappresenta in questo film un tipo di personaggio che compare spesso nelle opere di Stevens, quello del perdente.  George è sotto esame, fino a che non irrompe in scena la bellissima Angela Vickers, interpretata dalla allora diciassettenne Elizabeth Taylor. George rimane fulminato. Quello della donna è il primo primo piano dell’intera sequenza.

Le lunghe dissolvenze, le scene che si sovrappongono diventando trasparenti l’una sull’altra sono una tecnica assolutamente rivoluzionaria. L’attenzione di Stevens ai particolari è evidente in tutto il film, e il suo occhio da operatore è cruciale nel racconto della storia. Ci sono lunghe riprese senza stacchi e soprattutto per la prima volta ci sono lunghe dissolvenze incrociate nelle quali una scena continua sotto un’altra, e un’altra inizia sotto quella e poi continua. Era un modo per contrapporre la vicenda di Elizabeth Taylor proveniente da una famiglia benestante, con quella di Alice Tripp, il personaggio di Shelly Winters, che era povera.

Quando il protagonista comincia a lavorare in fabbrica, si sente un tema musicale che sarà lo stesso della scena sul lago. Lo si sente quando viene inquadrata per la prima volta Alice Tripp, interpretata da Shelly Winters.

In questo periodo i film venivano realizzati in Technicolor, fu una scelta precisa quello di realizzare questo film in b/n, la natura estrosa e celebratoria del technicolor fu scartata perché i colori erano molto accesi. Tramite un calendario in dissolvenza, scorrono i mesi, fino a che una sera George incontra la sua collega Alice, i due usciti dal cinema s’incamminano insieme chiacchierando.

È la sequenza dei piccoli scherzi del destino che finiscono per spingere i due giovani nella camera di lei. Il film venne realizzato seguendo il rigido codice di produzione dell’epoca: non si potevano mostrare due persone a letto insieme e il tema dell’aborto non poteva essere discusso. Queste restrizioni in un certo senso hanno rafforzato il film, perché permisero a Stevens di lasciare che gran parte del materiale nascesse dall’immaginazione del pubblico.

Il giorno dopo George ottiene una promozione sul lavoro e un invito a un ricevimento in casa Eastman. Durante la festa abbiamo di nuovo la cinepresa che osserva e riprende quest’uomo che non si sente a suo agio, è l’unico uomo in giacca e cravatta ad un evento in cui è di rigore lo smoking. Il regista non richiama l’attenzione su di sé, la cinepresa appare immobile anche quando si muove. Durante il ricevimento, George ha l’occasione di parlare con Angela che lo avvicina mentre gioca a biliardo.

L’attenzione di Stevens ai particolari è evidente in tutto il film, e il suo occhio da operatore è cruciale nel racconto della storia. Basti pensare che per il rumore del motoscafo utilizzò un bombardiere della seconda guerra mondiale.

Tutto il film è pervaso dal presagio di una rovina ineluttabile. I personaggi, quasi impazziti di fronte l’insorgenza di desideri distruttivi, sembrano inneggiare alla loro rovina e corrervi incontro ciecamente. Senza salvezza.

La scena in camera di Alice  fu girata da dieci angoli diversi, primi piani e riprese da ogni angolatura ma in fase di montaggio fu deciso di mantenerla da una sola inquadratura e di creare contrasto con le scene precedenti.  Rispetto alla fluidità della macchina da presa e alle splendide immagini della festa, questa scena è ripresa in un’unica inquadratura e aggiunge tensione, impedendoci di vedere il volto di lei, lasciando che sia la nostra immaginazione a visualizzare la sua disperazione quando confessa a George di essere incinta. Rifiutando l’uso classico dei primi piani, Stevens lascia libero spazio all’immaginazione dello spettatore.

Secondo il codice di produzione allora in vigore non si potevano trattare temi relativi all’aborto. La tensione della scena in cui Alice si reca dal medico, sta nel fatto che non può dire liberamente ciò che vuole e introduce un senso di morte. L’umiliazione e la disperazione della donna e la compassione con la quale Stevens affronta la scena è senza pari. È come un duello tra lei e il medico che ha capito che si tratta di lei e non di un’amica per cui lo spettatore aspetta il momento in cui lei cederà. Il pubblico non sa come quando o se accadrà. Più combatte la verità più la suspense aumenta. È una scena hitchcockiana.

La tecnica di sovrapporre il presente e il futuro uno sull’altro come premonizioni o presagi dà un senso dell’inevitabilità dello svolgersi degli eventi, un senso del destino e di eventi predeterminati. I due amanti decidono di fare una gita in barca, George ha l’intenzione di affogarla, la guarda madido di sudore senza il coraggio di attuare il suo piano. Alice, mentre discute animatamente con l’uomo, perde l’equilibrio e cade in acqua, annegando.

Stevens, infatti, mostra lo svolgersi delle indagini con gli interrogatori dei testimoni. Nella parte del procuratore un attore al suo debutto, Raymond Burr, che sarebbe diventato famoso come l’avvocato Perry Mason.

Nonostante le polemiche e il finale triste, Un posto al sole uscì nel 1951 richiamando un folto pubblico. I giornalisti lo definirono uno dei migliori film della storia del cinema. Uno dei migliori 100film per l’American Film Institute, si è guadagnato il suo posto al sole.

Nel 1966 quando Un posto al sole venne venduto dalla Paramount alla NBC per essere trasmesso in televisione, George Stevens fece causa all’emittente televisiva e alla Paramount affinché il film venisse presentato così come lo aveva girato. Riteneva le interruzioni pubblicitarie -con spot di sigarette e deodoranti- incluse nella versione del suo film presentata in televisione, una violazione del contratto. Il giudice stabilì che se le pubblicità avessero sminuito l’effetto del film, si sarebbero potute ritenere violazioni del contratto.

Guardarono tutti con attenzione il film in tv per vedere se le 40 pubblicità inserite ne sminuivano l’effetto. Senza dubbio la pubblicità interrompeva il flusso del film e lo sminuiva. Ma il giudice stabilì che il film era talmente bello e geniale che nulla poteva sminuirlo. Fu un verdetto ironico e poco soddisfacente.

Charlie Chaplin commentò sulla rivista inglese “Picture Post” che Un posto al sole era il miglior film americano che avesse mai visto.

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