“Vittorio Storaro: scrivere con la luce”, la mostra foto-cinematografica da Oscar a Palazzo Merulana

by Marianna Dell'Aquila

“La fotografia è espressione in una singola immagine, come la pittura; la cinematografia è invece un’espressione in immagini multiple. Questa, quindi, non è solo una mostra fotografica ma in realtà un’esposizione di varie forme di arte: la scrittura, perché tutto parte da una storia; la fotografia pura; la cinematografia“.

Così Vittorio Storaro, il direttore della fotografia vincitore di ben tre premi Oscar (Apocalypse Now, Reds, L’ultimo imperatore), introduce “Vittorio Storaro: scrivere con la luce” la mostra a lui dedicata in esposizione a Palazzo Merulana.

Inserita nel programma della Festa del Cinema di Roma (15-25 ottobre, Auditorium parco della Musica), “Vittorio Storaro: scrivere con la luce” non solo ripercorre gli oltre quarant’anni di carriera del Maestro in occasione del suo ottantesimo compleanno, ma propone anche un’interessante e originale riflessione sul rapporto tra l’immagine fissa della fotografia e della pittura (a cui Storaro si è sempre ispirato) e l’immagine in movimento del cinema. “Vittorio Storaro: scrivere con la luce” è, infatti, una mostra foto-cinematografica ideata e voluta con l’intento di raccontare, attraverso la fotografia, una storia in movimento. 

L’esposizione di Palazzo Merulana, realizzata e promossa dalla Storaro Art, si sviluppa su tutti e tre i piani del museo piani e mette in mostra 70 “cavalletti luminosi”, tra 50 cine-fotografie originali e 20 copie su tela dei dipinti che hanno ispirato la ricerca figurativa-cinematografica di Storaro (ad esempio alcune opere di Caravaggio o di Magritte).

Il percorso è innanzitutto suddiviso in tre tematiche – la luce, il colore e gli elementi – e fa dialogare tra di loro tre diversi livelli di immagini: quelle delle opere presenti nella collezione permanente Cerasi, quelle delle opere a cui si è ispirato Vittorio Storaro e quelle cinematografiche dei film a cui il Maestro ha lavorato contribuendo innegabilmente al loro successo (Dick Tracy, New York Stories, Il conformista, Ladyhawke, Il tè nel deserto giusto per citarne alcuni).

Le opere sono realizzate con la tecnica della doppia impressione di immagini tratte dai lavori cinematografici più celebri di Storaro. Ognuna di esse è pensata come un’immagine a se stante e non solo suggerisce, attraverso atmosfere oniriche, la personale interpretazione del Maestro delle storie rappresentate nei film, ma le mette anche a confronto con riproduzioni di opere d’arte che sono state alla base della sua ricerca formale e creativa sul rapporto tra cinematografia e le altre forme d’arte. Vediamo ad esempio La vocazione di San Matteo a confronto con Addio fratello crudele (1971) di Giuseppe Patroni Griffi oppure Le mémoire di René Magritte accanto ad un primo piano di Dominique Sanda ne Il conformista (1970) di Bernardo Bertolucci.

Il visitatore è libero di percorrere la mostra senza obbligo di affidarsi ad un significato didascalico delle opere, ma osservando ognuna di esse è libero di lasciarsi guidare dai propri ricordi e dalle proprie suggestioni.

E’ possibile visitare “Vittorio Storaro: scrivere con la luce” fino al 1 novembre 2020.

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