Da qui all’eternità: l’amore, l’esercito e l’inquietudine nel film di Zinnemann

by Daniela Tonti

Daniel Taradash è lo scrittore che ha lavorato sulla sceneggiatura per il film dal romanzo di James Jonnes, Da qui a l’eternità. Chi conosce questo libro di oltre mille e cento pagine sa che si tratta di una complessa narrazione, con una infinità di personaggi, ciascuno dei quali ha le sue vicende e non tutte connesse e cementate. Disperso in molti rivoli ineguali di volume e discorso, il racconto era difficile da ridurre alla compattezza che un adattamento cinematografico necessita. Per questo va riconosciuto merito allo sceneggiatore a cui è toccato proprio per il lavoro immane svolto, uno degli otto oscar assegnati al film.

L’anno dopo Mezzogiorno di fuoco, il regista Fred Zinnemann continua il suo discorso sulla sopraffazione. Qui è la volta del soldato Prewitt (Montgomery Clift) che ha rinunciato al grado di caporale perché offeso dal fatto di essere stato messo in ombra da un raccomandato. Ribelle non della disciplina ma dei soprusi di cui è piena l’applicazione della disciplina, narrati con coraggiosa sincerità, Prewitt ama l’esercito ma è un amore non sempre ricambiato.

Nella nuova base di Honolulu, il capitano Holmes vuole costringerlo a tornare sul ring e lo sottopone a una serie di vessazioni di ogni genere per farlo crollare.

Questa vicenda funziona da perno per l’intrecciarsi di diverse storie a sette chilometri da Pearl Harbor nel 1941, prima dell’attacco giapponese. Quella del sergente maggiore Warden (Burt Lancaster) che si innamora di Karen, la moglie infelice del capitano Holmes. Ma è attorno a Prewitt che ruota una spirale di insostenibile violenza fisica e psicologica.

A me non piacciono i vizi. E a te? No, neanche a me. Però mi piace bere.

Lorene&Prewitt

Il film dice, come diceva il romanzo, che l’uniforme è bella e gloriosa ma spesso opprime chi la indossa. E i soldati non sempre hanno i superiori che meritano. L’ambiente militare è dipinto come un luogo popolato da brutali sergenti e faziosi capitani che abusano del loro potere per finalità personali. Clift può contare solo sull’amicizia di Angelo Maggio (Frank Sinatra) un altro coraggioso perseguitato.

Il film è rimasto nella memoria anche per la sequenza sulla spiaggia dove la spuma delle onde che si infrangono fa da scenario al bacio appassionato tra  Burt Lancaster e Deborah Kerr. Una sequenza che trovò l’anno seguente un contrappunto satirico nella parodia che ne fece Billy Wilder in Quando la moglie è in vacanza

Ma la scena del bacio tra la risacca delle onde finì nella trame della censura che chiese e ottenne il taglio di essa da parte della Columbia.  La scena che mostrava i due attori abbracciati in costume da bagno era ritenuta troppo spinta,  tanto più che Burt Lancaster e Deborah Kerr erano stati amanti anche nella vita reale. La pellicola quindi fu distribuita in copie senza quella scena i cui singoli fotogrammi del bacio furono venduti sottobanco dai proiezionisti.

Da qui all’eternità vinse otto premi oscar ed è il film che ha consacrato Frank Sinatra come attore internazionale.

Resta un emblema del cinema hollywoodiano che è stato capace di creare archetipi, punti di riferimento ineludibili dell’immaginario collettivo, basti pensare al rifacimento di Ufficiale e gentiluomo (1974) e a Quella sporca ultima meta (1982) dove Aldrich ha disegnato il suo alto ufficiale ispirandosi  al capitano Holmes.

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