Apocalypse Now, il capolavoro antimilitarista di Francis Ford Coppola

by Marianna Dell'Aquila

Era il 1979 e quando uscì nelle sale Apocalypse Now di Francis Ford Coppola forse in molti si aspettavano di assistere all’ennesimo film sulla guerra in Vietnam e non di ritrovarsi davanti ad una delle più importanti e grandiose lezioni di messa in scena cinematografica. Quando Coppola decise di dedicarsi a questo nuovo progetto cinematografico era ancora fresco del boom mondiale de Il Padrino e fu proprio grazie al successo ottenuto anche al botteghino che il regista statunitense ebbe la possibilità di affrontare il nuovo film con la quasi totale autonomia economica (fondò la casa di produzione Zoetrope) e creativa, dando vita ad un film antimilitarista (non a caso l’esercito statunitense ostacolò fortemente la realizzazione del film) politico e drammatico, in cui i fatti bellici sono una profonda metafora delle contraddizioni umane.

Nata da una sceneggiatura del 1969 di John Milius (regista di Conan il Barbaro e Un mercoledì da leoni) ispirata a Cuore di tenebra di Joseph Conrad, la storia di Apocalypse Now aveva suscitato anche l’interesse di George Lucas che però aveva presto accantonato il progetto per mancanza di fondi. Fu proprio il regista di Star Wars a suggerire a Francis Ford Coppola, qualche anno dopo, di leggere la sceneggiatura di Milius. Le riprese incominciarono nel 1976. Coppola prese la famiglia, la troupe e gli attori e si trasferì nelle Filippine dove, tra mille difficoltà e rimaneggiamenti alla sceneggiatura, diede il via alla lavorazione di uno dei suoi film più importanti.

La storia è ambientata nel 1969, al culmine della guerra in Vietnam. Al Capitano Benjamin L. Willard (Martin Sheen) viene affidata una missione speciale: trovare e uccidere il colonnello Walter E. Kurtz (Marlon Brando), da tempo disertore e di cui si pensa non solo che sia completamente impazzito, ma anche che si sia autoproclamato capo di una legione di disertori e di indigeni. Per compiere la sua missione, Willard deve attraversare il fiume Nung nella giungla cambogiana insieme ad un equipaggio composto da quattro soldati, tra i quali il campione di surf Lance B. Johnson (Sam Bottoms). All’inizio il gruppo di Willard viene scortato dal Tenete Colonnello William Bill Kilgore (Robert Duvall). Mentre Willard e i suoi soldati vengono aerotrasportati da uno degli elicotteri della Cavalleria aerea comandata da Kilgore, questi ordina ai suoi uomini un attacco aereo per distruggere un villaggio vietcong.

“Arriveremo a bassa quota con il sole alle spalle, e a un miglio di distanza gli sbattiamo la musica. La musica? Io uso Wagner, fa cacare sotto i Vietnamiti. I miei ragazzi l’adorano!” dice Kilgore proprio mentre fa diffondere la Cavalcata delle Valchirie di Richard Wagner dagli altoparlanti degli elicotteri.

Le spettacolari inquadrature sulla flotta aerea in volo rappresentano uno dei momenti più intensi e significativi del film, soprattutto dal punto di vista della regia. Coppola rende spettacolare qualcosa che in realtà nasconde puro orrore: il vero motivo per cui Kilgore ordina l’attacco con il napalm non ha niente a che fare con la guerra, lui vuole solo liberare la zona perché sa che in quella parte del fiume si può fare surf e vuole vedere Johnson all’opera con la sua tavola.

Quello di Williard è come un viaggio nell’Inferno dantesco. Un viaggio che lo induce ad avere dubbi sulla guerra e sulle sue regole, alla scoperta degli orrori e delle disumane azioni che l’uomo è capace di compiere quando viene privato della propria coscienza. L’incontro tra lui e Kurtz è infatti il faccia a faccia tra la coscienza (o il briciolo che ne rimane) e il Male manipolatorio e incontrollato. E proprio come alla fine di un girone infernale, Willard si ritrova in un mondo paludoso e silenzioso dove, nella moltitudine infernale di esseri umani vivi e morti, è impossibile distinguere anche i soldati americani dagli indigeni.

Quando Willard trova Kurtz il suo stato è ormai inerme e catatonico (forse a causa dalla malaria), ma capisce ugualmente di avere davanti a sé un uomo in preda al delirio di onnipotenza, una figura misteriosa e sfuggente la cui immagine è resa quasi inafferrabile ed eterea anche grazie dal taglio di luci e d’inquadrature che lo lasciano sempre in penombra (Vittorio Storaro per questo film ha vinto l’Oscar per la Miglior Fotografia nel 1980).

Apocalypse Now è un enorme capolavoro di messa in scena cinematografia attraverso cui Francis Ford Coppola è riuscito a dare vita alla propria creatività nel pieno della maturità artistica. Coppola non fa percepire alcun giudizio personale e affida al personaggio di Kurtz le parole per spiegarlo: “Voi avete il diritto di uccidermi, ma non avete il diritto di giudicarmi”. Apocalypse Now è anche un film che parla della guerra e delle sue assurdità mettendo lo spettatore dinanzi ai paradossi dell’animo umano: l’uomo può compiere omicidi di massa seguendo degli ordini stabiliti in nome di una superiorità autoproclamata, ma spesso dietro queste decisioni si cela solo e unicamente la follia umana. Francis Ford Coppola ci racconta che la guerra può portare solo a poche e drammatiche conseguenze e sceglie nuovamente di affidare al personaggio di Kurtz in punto di morte le parole che sembrano racchiudere tutto il senso del film: “L’orrore, l’orrore”.

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