Farewell, una bugia buona nella delicata commedia di Lulu Wang

by Giuseppe Procino

Un detto cinese dice: “Quando qualcuno si ammala di cancro, muore”, per questo la famiglia Wang decide di tenere nascosto alla nonna Nai Nai che le restano solo tre mesi di vita. Per starle vicino senza destare sospetti e raggiungerla in Cina, la famiglia appronta il matrimonio dell’unico nipote maschio.

Tutti sono d’accordo tranne Billi, la nipote trentenne e affezionatissima, che non riesce a comprendere il perché di una simile decisione e si interroga sulla moralità di un simile segreto. Proprio per la sua irruenza e per la sua incapacità di nascondere i sentimenti, la famiglia Wang decide di lasciarla a New York, ma Billi trasgredendo alle decisioni famigliari raggiunge a sorpresa sua nonna a Pechino. Tra i preparativi per il matrimonio e l’obbligo di dover rendere assolutamente piacevoli le ultime giornate della matriarca, Billi esplorerà la sua cultura di origine e imparerà a conoscere meglio la propria famiglia.

Partendo da una vicenda reale e personale, Lulu Wang scrive e dirige la commedia più incantevole e originale del 2019. The Farewell – Una bugia buona è un film in grado di contenere tutti i più grandi quesiti esistenziali della contemporaneità mantenendo una leggerezza nella narrazione fuori dal comune, una sorta di richiamo alla bellezza della vita e alla ricchezza della multiculturalità realizzata con garbo e delicata attenzione.

La leggerezza di Wang non è un valore frivolo o privo di spessore, è quella caratteristica tipica della poesia dell’amore corrisposto, della bellezza delle cose semplici che sono in grado di celare gli equilibri complessi della natura.

Una trama in realtà abbastanza lineare, in grado di disegnare personaggi meravigliosi, accompagna lo spettatore in un viaggio tra le differenze di due culture, con le loro visioni differenti dei meccanismi sociali e culturali. La morte, vista da un lato come la fine di tutto e vissuta con pesante consapevolezza e dall’altro lato vista invece come un momento di passaggio in cui spetta a chi ti circonda alleggerire il fardello della fine annunciata.

Il film di Lulu Wang ha l’effetto della Madeleine Proustiana, il potere di far tornare indietro nel tempo, con la malinconia dell’infanzia e delle cose che non potranno più ripetersi. Quello che compie la regista è un’indagine sulle cose importanti, su quello che mantiene davvero un peso specifico e che non può essere cancellato. Meravigliosamente tenero e sorprendente con un finale inaspettato, the farewell è, così, un nodo emotivo bellissimo.

Con i presupposti di partenza abbastanza cupi e inquietanti sarebbe stato facile tirare fuori un melodramma strappalacrime, invece il punto di forza di questa sorprendente opera prima sta nella scelta dei toni colorati per toccare le corde nascoste dell’animo dello spettatore.

The Farewell sceglie la strada del sorriso per agire sottopelle, per indagare su sensazioni più sottili. La morte viene così messa da parte, nascosta come un’ombra su cui fare luce per allontanarla, scacciarla e tentare inconsapevolmente il miracolo dell’amore, un amore concreto, fatto di sensazioni, ricordi che Wang riesce a rendere palpabili e imponenti. Il merito è di una regia intelligente che sceglie la strada della semplicità e di una scrittura in grado di raccontare in maniera essenziale il dramma dei protagonisti. I dialoghi e le situazioni di The Farewell ricordano le commedie drammatiche di Ang Lee e possiedono la crudele tenerezza del non detto del Bergman di “Donne in Attesa”.

Wang è in grado di creare, con la scrittura, una perenne dicotomia esistenziale tra generazioni diverse, culture altre, personaggi che vivono di una credibilità tangibile. Da un lato Billi che si interfaccia per la prima volta da adulta con le sue origini e con il mondo in cui ha passato i suoi primi anni di vita, dall’altro lato il resto della famiglia, per la prima volta dopo venticinque anni nuovamente unita, in perenne fuga verso altri luoghi, in costante rigetto per la propria cultura di provenienza, colpevole di essere sempre un passo indietro rispetto al Giappone tecnocrate e tecnologizzato e l’occidente che produce solitudine in serie.

Vecchio contro nuovo, oriente contro occidente, passato contro presente e poi Nai Nai, forte, indipendente e profondamente ottimista, reale punto di incontro e di pacificazione nello scontro esistenziale e ideologico tra le parti. Sicuramente più felice rispetto a tutti gli altri, sicuramente un personaggio di cui innamorarsi perdutamente. A darle un volto Zhao Shuzhen, attrice sconosciuta e selezionata dalla regista dopo una lunghissima ricerca attraverso i casting. Eccezionale. Nei panni di Billi troviamo invece Nora Lum, nota al grande pubblico come Awkwafina. Irriconoscibile e incredibilmente brava, la rapper e attrice statunitense si è aggiudicata il “Golden Globe come migliore attrice in un film commedia o musicale”.

Dopo l’ultima “Festa del Cinema di Roma”, The Farewell è uscito nelle sale italiane il 24 dicembre, oscurato da eventi cinematografici più imponenti e attesi. È la vera sorpresa del 2019, non potete perdervelo.

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