Il Monello, compie cento anni il capolavoro di Charlie Chaplin: il primo film autobiografico d’indagine familiare e sentimenti

by Marianna Dell'Aquila

Compie cento anni uno dei film più belli e importanti della storia del cinema, Il Monello di Charlie Chaplin. La pellicola, dalla genesi travagliata e complessa, è stata il primo lungometraggio del regista e ha inaugurato quelle forme espressive e narrative che nel tempo non solo sono diventate i tratti distintivi del suo stile, ma hanno anche influenzato il cinema internazionale. 

Considerato un film dalla vena fortemente autobiografica, Il Monello racconta soprattutto il legame tra Charlot e il piccolo “monello”. Charlot fa il vetraio e un giorno trova un bambino appena nato e abbandonato dalla madre (Edna Purviance), una giovane aspirante attrice sedotta e lasciata da sola dal suo amante.

Il bambino, scampato per miracolo a due malviventi, viene cresciuto da Charlot e dopo qualche anno incomincia a diventare il suo piccolo assistente. I due mettono su una vera e propria strategia negli affari: il monello (Jackie Coogan) lo precede per strada e lancia dei sassi verso le case per infrangere i vetri delle finestre proprio mentre, non a caso, passa di là il vetraio con dei vetri nuovi pronti per essere montati.

Quando si viene a scoprire che il monello non è veramente il figlio di Charlot, i due saranno costretti a scappare dalla polizia e a rifugiarsi in un dormitorio pubblico il cui custode però riconoscerà che il bambino è lo stesso della ricerca lanciata dalla madre (ormai diventata una famosa attrice). Il monello torna tra le braccia della donna e Charlot, ormai solo e distrutto dal dolore, si addormenta sulle scale di casa. Mentre il suo sonno è disturbato da un sogno lungo e complicato, un poliziotto lo sveglia per accompagnarlo ad una grande villa dove ad accoglierlo ci saranno proprio l’attrice e il suo bambino.

Oltre ad essere il suo primo lungometraggio, Il Monello è la pellicola con cui Chaplin ha incominciato a definire i tratti distintivi del suo stile e dei suoi personaggi, inserendo elementi fortemente autobiografici, come il tema della separazione dalla madre e la solitudine del bambino ispirata chiaramente alla sua infanzia trascorsa in un orfanotrofio.

C’è anche da dire che il film fu girato in un periodo molto complesso per Chaplin. Le riprese erano incominciate poco dopo la perdita del figlio, morto dopo soli tre giorni dalla nascita a causa di una grave malformazione. La donna da cui l’aveva avuto, Mildred Harris (diventata sua moglie all’età di appena 17 anni) intentò una causa feroce di divorzio contro il regista causandone una gravissima crisi economica.

Per questo Chaplin fu costretto a montare il film in incognito e in condizioni scomodissime: per evitare che la pellicola fosse sequestrata insieme agli altri beni di sua proprietà, ne affidò una copia di nascosto al fratello Sidney e incominciò a lavorare al montaggio in incognito e nei luoghi più disparati. Chaplin e il suo collaboratore Roland Totheroh si rifugiarono a Salt Lake City, dove allestirono una specie di sala di montaggio in una camera d’albergo per finire il lavoro in gran segreto in un studio nel New Jersey.

L’opera, diventata subito un successo mondiale, rappresenta anche la scelta coraggiosissima del regista di esplorare terreni narrativi sconosciuti per il cinema di quel tempo sia dal punto di vista del contenuto che da punto di vista formale: l’indagine dei sentimenti e dei rapporti familiari, il prendersi cura l’uno dell’altro, tra dramma e commedia, tra lacrime e sorrisi.

Il Monello è lo specchio della poetica di Charlie Chaplin secondo cui, tuttavia, gli individui non sono mai del tutto buoni o del tutto cattivi. Va infatti sottolineato che quando Charlot trova il bambino, la sua reazione e tutto fuorché sentimentale: arriva al punto di pensare di liberarsene gettandolo in un tombino. Non c’è nulla da ridere, eppure si ride perché la risata è provocata dalle azioni del personaggio (in perfetto stile slapstick, in cui la comicità è data soprattutto dalle gag che nascono con i movimenti del corpo). La situazione e l’ambiente mettono in risalto la crudeltà della vita, la durezza dei momenti a cui fa da contrasto il bambino abbandonato e indifeso che Charlot deciderà di tenere quasi come se non ci fosse alternativa. I sentimenti che nascono da quel momento, tra dramma e comicità, sono i temi che stanno veramente a cuore a Charlie Chaplin: i legami, una famiglia inusuale e una casa inventata.

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