Knives out-Cena con delitto, il thriller puro con i toni della commedia

by Giuseppe Procino

Che cosa è davvero successo a Harlan Thrombey (un Christopher Plummer in splendida forma), ricco e famoso scrittore di romanzi gialli, il giorno del suo ottantacinquesimo compleanno?

La risposta sembra abbastanza chiara, eppure c’è chi non crede che si possa essere suicidato tagliandosi la gola. Ecco perché la polizia avvia la sua indagine aiutata da Benoit Blanc (Daniel Craig), rinomato detective privato ingaggiato da un misterioso personaggio. È ovvio che a compiere il delitto debba essere stato qualcuno dei presenti alla sua festa: i suoi figli? I suoi nipoti? La premurosa e giovane infermiera immigrata? Sua madre? Tra testimonianze, flashback e sovrapposizioni del racconto tutti i nodi verranno al pettine.

Trama imprevedibile per i neofiti del genere, immaginabile per chi conosce i meccanismi della letteratura gialla pura (da Sir Arthur Conan Doyle ad Agatha Christie) ma scritto così bene da sorprendere comunque nel finale, “Knives out – Cena con delitto” ha il coraggio di ribaltare sul più bello le carte in tavola, mutando il suo DNA in quello di una favola a lieto fine.

Johnson applica al thriller puro i toni della commedia, caricando di significato ambivalente i dialoghi, le immagini e i riferimenti. “Cena con delitto” ha così, sotto la sua dichiarata veste di commedia gialla, un’intelaiatura complessa che passa per la scrittura sfaccettata, multiforme e articolata, e che si realizza attraverso personaggi in grado di mostrarsi in maniera graduale e stupefacente.  Il vero colpo di scena è proprio questo, la scoperta pian piano che si è di fronte a qualcosa di più elevato rispetto a un semplice thriller dai toni sarcastici.

“Knives out” è molto di più dell’ennesimo prodotto americano dal cast altisonante. L’ironia mostra così un fine più profondo che si trasforma in una satira sottile sull’America trumpiana, smascherando senza alcuna pietà il volto ipocrita, razzista e buonista di una parte dell’upper class statunitense.

Rian Johnson colpisce e affonda la propria lama nella carne viva degli Stati Uniti, ricordandoci che è di fronte ai nostri interessi che la maschera si sfalda. Tutto questo in 129 minuti che richiamano i punti saldi del genere e che corrono veloci come un treno. In questa pellicola dal ritmo strabiliante, in grado di dosare suspense e indagine con perfetta efficacia, si nasconde così una denuncia sociale ma anche una speranza. Johnson dimostra grande capacità nella sceneggiatura e nella tecnica ma soprattutto eleganza nel racconto senza mai esagerare. Esistono i tempi giusti per destare curiosità e interesse, accendendo le luci un po’ per volta.

C’è tanta, tantissima tensione pur non esplicitando la violenza. La pellicola di Rian Johnson si articola con grande maestria sembrando, a tratti, una lezione di cinema sul mistery britannico ma traslato in maniera funzionale nell’America benestante dei rampolli cresciuti nella bambagia senza arte né parte.

I personaggi prendono forma non solo attraverso la scrittura ma anche grazie a interpretazioni in grado di essere viscidamente cangianti al tintinnare delle monete. Nessuno sotto tono e qualcuno meglio di altri, su tutti Daniel Craig, moderno Poirot ma della Louisiana preso in prestito dalla migliore tradizione britannica e Jamie Lee Curtis.

Tra citazioni più o meno colte, senza dimenticare il pop televisivo (“la signora in giallo”), dialoghi brillanti e una regia sorprendente Johnson dimostra una libertà espressiva autorevole, chiarendo di essere ben altro rispetto al cinema di cassetta. Candidato all’oscar per la miglior sceneggiatura originale, “Knives out – Cena con delitto” è tra i migliori film del 2019. Imperdibile.

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