“Ötzi e il mistero del tempo racconta la magia che c’è sempre stata nel mondo”: L’intervista a Gabriele Pignotta, regista del fantasy su Rai Play

by Nicola Signorile

L’amicizia tra tre bambini e un homo sapiens vissuto più di 5000 anni fa. Magia, fantasy, avventura, coraggio e amicizia sono gli ingredienti principali di Ötzi e il mistero del tempo, film di Gabriele Pignotta, dal 25 giugno visibile su RaiPlay, nell’ambito del progetto La Rai con il cinema italiano che ha portato otto film italiani direttamente sulla piattaforma della tv pubblica. Produzione mirata al pubblico internazionale, a partire da cast e troupe europei, con l’ambizione di trascinare i bambini in un viaggio fantastico che parte da un importantissimo ritrovamento archeologico, la Mummia del Similaun o Uomo venuto dal ghiaccio, conservato nel Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano.

L’undicenne Kip (Diego Delpiano) vive un momento difficile dopo la scomparsa della madre. Prima di lasciare per sempre Bolzano e i suoi amici, Anna (Amelia Bradley) e Elmer (Judah Cousin), per seguire suo padre Carlo (Vinicio Marchioni) altrove, si reca per l’ultima volta al museo a salutare la mummia. Lì accade qualcosa di magico: Ötzi si risveglia, cominciando a rigenerarsi. Mentre l’Homo Sapiens (Michael Smiley), nascosto al mondo dai tre ragazzi, scopre le meraviglie del ventunesimo secolo, Kip apprenderà da lui i segreti dell’età del rame. Scoprirà così che il tempo che credeva tiranno può essere un magico e sconvolgente alleato. Inseguiti per i boschi e le montagne dell’Alto Adige dalla perfida Gelica (Alessandra Mastronardi) e dai suoi sgherri, Ötzi e gli amici vivranno un’avventura giocosa e spericolata, arrivando a confrontarsi coraggiosamente con le proprie paure e fragilità.

Un film per famiglie che si nutre di fantasy e avventura, un caso raro nel cinema italiano (un genere che tanti successi raccoglie tra cinema e tv) realizzato con coraggio dalla One More Pictures di Manuela Cacciamani con Rai Cinema, di cui abbiamo parlato con il regista Gabriele Pignotta, attore brillante e autore di teatro, cinema e tv.

Un fantasy in Italia, un’avventura nell’avventura?

La One More Pictures lavora da anni nel campo del genere, anche con l’horror. Mi ha coinvolto in questa avventura fantasy proponendomi di dirigerlo. L’idea mi è piaciuta subito. È una di quelle occasioni uniche che amplia l’esperienza di un regista, inserendo elementi nuovi come gli effetti speciali, che in una storia del genere sono importanti, come lo sono la fotografia, le musiche, i costumi, trucco e parrucco. Tutto questo all’interno di in un progetto internazionale girato e recitato in inglese: un’opportunità unica nel panorama italiano”.

Anche se gli attori italiani quando si doppiano creano sempre un effetto straniante.

Sì, peggiora molto la resa. Ma per il pubblico italiano il doppiaggio è necessario. Il film andrebbe visto in lingua originale”.

Quando si vedono dei ragazzi in bicicletta alle prese con una creatura che viene da lontano, vengono in mente le storie di e per ragazzi girate degli anni ’80 e la loro più recente erede, la serie Netflix, Stranger Things. È un appassionato di quel mondo?

Sicuramente è il mondo di riferimento di Ötzi e il mistero del tempo. Il cinema di genere anni ’80 è la mia bibbia artistica. Film come ET, I Goonies, La storia infinita, Stand by me, I Gremlins hanno fatto nascere in me la voglia di cinema. Il sogno, l’avventura,  i valori universali che sono sempre presenti in questo tipo di produzioni. E poi, c’è la commedia che è il mio territorio. Stranger Things ha riportato in auge quelle atmosfere. Stavamo girando il film quando uscì la prima stagione. Lì la storia a un certo punto vira decisamente verso l’horror, noi puntiamo sull’avventura e sulla magia”.

Quella magia che, come dice un personaggio del film, “c’è sempre stata nel mondo ma siamo in pochi a saperlo”. Gli sciamani hanno il potere di governare il tempo e una streghetta cattiva intende impossessarsene, ma non ha fatto i conti con Kip, Anna ed Elmer. Come ha lavorato alla costruzione del cast internazionale?

Per gli attori è stimolante cimentarsi con ruoli così fuori dall’ordinario, uscire dalla comfort zone. Sono state scelte libere, non condizionate dalla nazionalità come dovrebbe essere sempre, concentrandomi quindi solo sulle facce giuste. Abbiamo fatto provini a Londra per selezionare i tre ragazzi protagonisti. Michael Smiley è un attore di grande esperienza che avevo visto in The Lobster e in un episodio di Black Mirror. Alessandra Mastronardi era molto felice di interpretare questa streghetta cattiva, lei vive da tempo a Londra e ha già avuto molte occasioni di recitare all’estero. Anche per Vinicio Marchioni, dopo alcuni personaggi duri, lavorare in un film per famiglie è una novità, è uno dei pochi interpreti che il coraggio di cambiare. Otzi e il mistero del tempo ha già una distribuzione internazionale (Beta Film) perciò ci rivolgiamo a un mercato più ampio di quello italiano. Per quanto riguarda i ragazzi protagonisti, Del Piano è italoamericano, gli altri due sono britannici. Diciamo che ognuno imprecava nella propria lingua, il resto in inglese”.

Un’avventura che è anche un modo di affrontare i grandi temi dell’infanzia e della vita in generale.

Certo, è un classico del genere. C’è il rapporto con il padre che muterà nel corso del racconto. Si parla di come affrontare il lutto. Ovviamente lo facciamo sempre con leggerezza, però il tema principale è il percorso di crescita di un bambino che diventa un giovane adulto passando attraverso delle prove. Una esperienza formativa. Molte cose, da spettatore di questo tipo di narrazioni, poi le cogli solo con il passare del tempo, da adulto”.

Che spazio c’è per il fantasy in Italia?

Nel pubblico ce n’è tanto, il premio del pubblico al Giffoni Film Festival 2018 lo dimostra. Non so se c’è nel mercato. Ho paura che, dopo questa crisi terribile, si punterà ancora e sempre di più sul consolidato correndo pochi rischi, sulla commedia con nomi noti o sui grandi successi americani. Se l’idea fosse stata mia e avessi dovuto trovare un produttore per una storia del genere, sarebbe stata un’impresa impossibile. In un mercato in forma avremmo forse già pensato a un sequel, oggi non è così semplice, anche se ci proveremo. Ai produttori non bastano i complimenti. Tra l’altro, per un fantasy il low budget non può essere troppo low: ci vuole una certa cura di effetti e messa in scena. Però, spesso ai momenti di sbandamento, seguono cambiamenti radicali, speriamo bene. Lo streaming di sicuro apre nuove strade per le produzioni italiane”.

Il film è anche occasione di mostrare le bellezze di una parte dell’Alto Adige, lungo il confine con l’Austria, poco vista al cinema: Bolzano e Soprabolzano, i suggestivi paesaggi dolomitici del Passo Valparola e del Passo Sella, l’altopiano di  Renon, il lago di Costalovara. E di fare la conoscenza della Mummia del Similaun, straordinario reperto conservato in Italia.

L’Alto Adige è un posto incredibile. Il reperto visibile al museo di Bolzano è stato il punto di partenza per questa storia. L’Uomo del Similaun, Otzi, è il protagonista del nostro film. Per dare un volto e un corpo alla mummia ci siamo basati sulle ricostruzioni e sugli studi fatti sull’Homo Sapiens dell’età del rame. Era bello fare interagire quest’uomo vissuto 5000 anni fa con il mondo di oggi e soprattutto con i tre bambini con i quali si instaura un forte legame di amicizia. La componente didattico-scientifica-divulgativa è la ciliegina sulla torta in una operazione come la nostra”.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.