Lacapagira vent’anni dopo: Piva, Sassanelli e Abbrescia raccontano il film cult e non escludono il ritorno

by Luana Martino

L’undicesima edizione del Bif&st – Bari International Film Festival si è chiusa con l’omaggio a Ennio Morricone (in musica), ad Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti. E con la proiezione del film Lacapagira di Alessandro Piva, in versione restaurata.
Il film, del 1999, nato come un piccolo lavoro è divenuto un fenomeno cult in grado di portare sul grande schermo, per la prima volta, il dialetto barese e le caratteristiche di uno dei substrati del capoluogo pugliese.

A parlarci del film sono lo stesso regista e due dei protagonisti, Paolo Sassanelli (che interpreta Pasquale) e Dino Abbrescia (Minuicchio).

Grazie al Bif&st – ci racconta Piva– torniamo in Piazza Prefettura dopo vent’anni. La sensazione è molto particolare perché proprio nel 1999 parlavamo di questa piazza (in una famosa scena, infatti, si parla di una multa ‘beccata’ proprio in p.za Prefettura) ora ci torniamo in maniera più istituzionale. Un film che abbiamo restaurato e che, nonostante i nostri capelli più bianchi, invecchia benissimo”.

La pellicola, infatti, è stata restaurata dalla Cineteca di Bologna ed è tornata ad emozionare il pubblico in una platea, gremita ed attenta, che ha registrato il sold out.

Ma cosa rappresenta per il regista e i due attori protagonisti LaCapaGira?
Quando ho girato LaCapaGira – spiega Piva – volevo realizzare un ‘colossal’ con quattro soldi, quasi una schizofrenia…l’idea era quella di raccontare Bari con realismo e verità su una città e una regione che 20 anni fa nessuno conosceva veramente ma di cui tutti sentivano parlare”.
Un passo importante anche per Dino Abbrescia: “E’ stato il film più importante della mia vita. Quando l’abbiamo fatto ho pensato che l’avremmo visto solo tra di noi (ride guardando i suoi colleghi) e non mi aspettavo che avrebbe avuto un successo tale”.
Un successo inaspettato, come ha rimarcato Paolo Sassanelli. “Il periodo in cui l’abbiamo girato – spiega a bonculture – è stato davvero bellissimo, anch’io non credevo che il film avrebbe avuto tanto successo; Alessandro credo che avesse questo sentore ma noi no e, quindi, è stato davvero emozionante scoprire che il film fosse esploso”.

Tra risate e battute, aneddoti personali e ricordi si parla, anche, di come sia cambiato il panorama cinematografico dal 1999. “Dal punto di vista tecnico – continua Piva – come industria e come espressione artistica che si faceva all’epoca, LaCapaGira è arrivato in un momento importante. Venivamo da un paio di decenni in cui c’era un evidente allontanamento dal pubblico da parte dell’industria del cinema dovuto ad una serie di omologazioni che si erano sviluppate. LaCapaGira, secondo la critica, è riuscita a dare una boccata d’ossigeno, un momento di passaggio arrivato proprio nel nuovo millennio. Sono, davvero soddisfatto di questo film che a distanza di anni continua a restare nella testa di coloro che l’hanno visto anni fa ma anche nelle nuove generazioni che, a distanza di anni, hanno riscoperto il film”.
A questa affermazione gli fanno da eco quelle dei  colleghi e amici: “ LaCapaGira –sottolinea Sassanelli- abbraccia ormai tre generazioni, per la città è un evento importante. Va celebrato come si deve: una proiezione in un luogo fantastico in un festival che sta trovando sempre di più un suo spazio”.
Sono contento di esserci –prosegue Abbrescia– è un’idea meravigliosa. Mi sembra giusto celebrare un film del genere, sono vent’anni ma sembra accaduto l’altro ieri, gli anni sono relativi!”.

Dopo tanto successo ottenuto dalla pellicola di Piva sembra quasi d’obbligo pensare ad un sequel dove i personaggi possano ritrovarsi e confrontarsi con esperienze di vita. In realtà per il regista non è così scontato ma non rinnega l’idea: “Se dopo vent’anni non abbiamo ancora realizzato un seguito, evidentemente c’è qualche motivo. E’ un giocattolo così raro, così prezioso e unico che ci si chiede se sia il caso di ripeterlo. E’ anche vero che nel farlo ci siamo divertiti così tanto che sarebbe bello tornare a lavorare insieme; è una cosa alla quale penseremo nel futuro”.
Anche per Abbrescia pensare ad un sequel vorrebbe dire rivivere la bellezza di quel set: “sarebbe davvero bello -dice- lavorare ad un sequel, si tratterebbe, però, di una cosa completamente diversa, sarebbe una sorta di ‘Amici miei’ atto secondo. Alla fine il film racconta di quattro amici e quindi si potrebbero incontrare dopo anni e riscoprirsi”.

LaCapaGira si dimostra, così, capace di diventare un fenomeno unico e irripetibile, nato come piccolo film con un budget minimo è diventato un cult nel cinema italiano. “Credo –conclude Sassanelli- che tante cose abbiano contribuito al successo del film, come se si fossero allineate tante energie in quel momento. Un film in barese, i sottotitoli utili a distribuirlo fuori dalla regione, questo gruppo di amici-attori che si è divertito a riproporre dei personaggi che si frequentavamo e vedevamo a Bari. Una sceneggiatura, quella di Andrea Piva, nella quale ci siamo sentiti subito a nostro agio e la regia di Alessandro che è riuscito a mettere insieme tutto ciò”.

Il regista e i due attori, dunque, non potevano mancare alla proiezione de LaCapaGira a Bari, per ricordare quegli anni, quell’esperienza, per rimembrare tutti gli altri protagonisti oltre che per onorare gli attori scomparsi del film, Mino Barbarese, Manrico Gammarota e, di recente, Teodosio Barresi.

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