L’amore dei nostri figli per “Me contro te, il film – La vendetta del Signor S”

by Paola Manno

Mia figlia ama i Me Contro Te. –Se scrivi un articolo su Sofì e Luì, è la prima cosa che devi dire, mà, devi usare proprio la parola “amore”. E naturalmente la scrivo, questa bella parola, perché l’amore è il motivo principale per il quale sono andata a vedere il film “Me contro te, la vendetta del Signor S.”, i cui protagonisti sono i due blogger più amati dai ragazzini di tutti Italia.

Loro sono Sofia Scalia e Luigi Calagna, in arte Sofì e Luì, coppia di fidanzati che contano 4 milioni e mezzo di iscritti al loro canale, che pubblicano video che sfiorano i 50 milioni di visualizzazioni, un fenomeno con numeri da capogiro: tutti i loro gadget vanno a ruba e numerosi grandi marchi li corteggiano. Ora hanno fatto il grande salto e dal web sono arrivati al grande schermo. Lo hanno annunciato mesi fa sul loro canale provocando nei loro piccoli fans una frustrazione finora sconosciuta: mia figlia, insieme agli amichetti del team trote (questo è il nome del loro fan club), ha contato i giorni sul calendario. Il film è uscito il 17 gennaio e naturalmente, biglietti già prenotati online con sufficiente anticipo, siamo andati a vederlo nel multisala della mia città. Il film è in programmazione in 5 sale su 9. Arriviamo al cinema con un gruppetto di amiche euforiche che manco le groupies dei Sex Pistols.  Mia figlia distribuisce alle trotine degli striscioni che, nei giorni scorsi, aveva diligentemente disegnato e colorato in attesa dell’evento. Penso tristemente che se dedicasse la stessa cura e attenzione allo svolgimento dei compiti sarebbe certamente la prima della classe, ma ahimè. La sala 1, che conta 450 posti, è piena. Oggi leggo che il film, nel suo primo giorno d’uscita, è primo in classifica al Box Office con 1.099.590 euro di incasso, e ha registrato 179.861 presenze in un solo giorno. Prodotto da Warner Bros. Entertainment Italia, Colorado Film Production e Me contro te, il film è distribuito da Warner Bros.Pictures.

Prima del film orde di mamme e bambini aspettano chiassosamente che l’attesa delle pubblicità finisca ma è sulle note iniziali della sigla che si scatena l’inferno da stadio che neanche Brasile-Italia del 1970. Mamme e bambini saltellano sulle poltrone, mia figlia alza lo striscione e abbraccia le amichette e il film inizia in un silenzio –finalmente- da cerimonia. Seguo con estrema attenzione perché voglio capire l’entusiasmo di milioni di followers ma dopo i primi dieci minuti inizio a sbadigliare. Neanche la musichetta simpatica e ritmata, che così bene funziona nei video brevi, serve a rendere meno noiosa la narrazione, anzi, a lungo andare diventa estremamente fastidiosa da ascoltare. “La vendetta del signor S.” è un film che ha una storia debolissima, banalissima, ma che è assolutamente in linea con quello che i bambini sono abituati a vedere negli sketch quotidiani. Cos’è che non funziona, allora? La durata, sicuramente. Reggere per quasi 70 minuti allo scambio di battute demenziali, benché costruite coerentemente sui personaggi, è una missione quasi impossibile. La storia, è evidente, è stata costruita attorno agli elementi che hanno determinato il successo dei Me contro te: i protagonisti, innanzitutto, che conservano le caratteristiche per le quali sono amatissimi e che risultano anche abbastanza simpatici: Luì è il pasticcione, Sofì la ragazza pratica e perfettina, il Signor S. il temibile nemico, lo sconosciuto di cui, sebbene il trailer lo annunciasse, con sommo dispiacere dei bambini, non si vede mai il volto! Ci sono i video quotidiani, i like, i motti e i gesti canzonatori che tutti i followers conoscono alla perfezione, ma soprattutto c’è l’elemento più importante: lo slime che, presente in moltissime challenges quotidiane, diventa nel film un vero e proprio protagonista. Ci sono, naturalmente, anche gli sponsor, come le scarpe griffate messe in mostra in numerosi primi piani e i piccoli gadget che spuntano fuori in altre inquadrature. I due protagonisti si muovono tra due ambienti: il laboratorio del signor S nel quale restano prigionieri dopo esser stati rapiti e il loro appartamento coloratissimo dove invece girano i loro video i due cloni progettati dal malefico antagonista e dalla terribile Perfidia che li governa tramite un telecomando.

Il piano del Signor S è quello di spingere tutti i piccoli fans a comprare il suo super slime, che non è altro che una pozione magica in grado di renderli infelici. Nel laboratorio Sofì e Luì seguono su uno schermo quello che succede fuori (perché?) e cercano naturalmente di fuggire, ritrovandosi a superare delle prove di ballo e saltelli che comunque non permettono loro di fare un solo passo avanti (perché?). Le piccole sequenze narrative che si susseguono non sbloccano le azioni successive né ci portano a capire qualcosa in più degli stereotipati personaggi, ma sembrano piuttosto costruite per riempire i 70 minuti di un film che da qualche parte deve pur arrivare. E arriva, infatti, in un luna-park, dove ancora una volta si perde occasione di costruire una scena narrativamente interessante, o esteticamente bella, o almeno un po’ divertente.

Persino il messaggio che dovrebbe dare il senso al film “Da soli si va più veloci ma insieme si va più lontano” è una cosa appiccicata, pronunciata dagli attori solo perché si possa dire che c’era un messaggio dietro. Il messaggio, però, per quanto nobile e giusto, non arriva, perché resta una battuta appoggiata sulle labbra di Sofì e non si inserisce in un racconto ben strutturato. La stessa frase che invece funziona benissimo come ritornello della canzone che chiude il film e che mi frulla allegramente nella testa da quando l’ho ascoltata. I bambini che si muovono nel film, che potrebbero essere elementi interessanti per la storia e creare empatia con gli spettatori, non aggiungono assolutamente nulla alla narrazione, sono burattini che riempiono lo schermo. Mi chiedo inoltre: qual è il senso della figura del vecchio saggio che goffamente ricorda l’opera tolkieniana? Aveva intenzione di emozionare il bacio tra Sofì quasi affogata nello slime e Luì-Jack de noantri?

Quello che ho visto è un film senza una storia, senza valori, senza bellezza, senza ritmo, senza poesia, senza passione. Un film che tristemente resta unicamente un’operazione commerciale. Ed è un gran peccato perché le risorse a disposizione c’erano tutte, ma soprattutto perché, com’era prevedibile e come è stato, il pubblico sarebbe stato numerosissimo. Il peccato più grave, io credo, è tuttavia legato al rispetto per gli spettatori. La leggerezza di tutta l’operazione è legata, forse, alla convinzione che i bambini non sarebbero stati in grado di comprendere un film più articolato.  Eppure oggi i nostri figli vanno regolarmente al cinema, sono abituati a vedere storie come Frozen che ha un intreccio complicato e un messaggio profondissimo, vedono film che hanno protagonisti dei personaggi ben costruiti, con molte sfumature (fate vedere ai vostri bambini ET e leggete l’emozione nei loro occhi). La storia del signor S avrebbe potuto essere intrigante, persino potente. Avrebbe potuto far riflettere, o ridere a crepapelle, ma nulla di tutto ciò è stato. Peccato, perché io credo sia un’opportunità immensa, immensa, quella di poter arrivare in migliaia di occhi, di toccare migliaia di cuori.  

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