L’unione Falla Forse, come è cambiata l’Italia con il decreto Cirinnà

by Giuseppe Procino

Immaginate un mondo privo di colori, in cui ogni scelta, ogni decisione è perennemente giudicata, sino alla negazione della natura stessa dell’individuo, in cui la società torna a vedere la diversità di genere come un atto demoniaco o una patologia clinica, bloccando di fatto il principio di autodeterminazione che è alla base di una vita serena. Immaginate un mondo in cui a un bambino viene negata la possibilità di crescere in un ambiente famigliare in cui ricevere cure ed attenzioni, solo perché chi potrebbe fargli da genitore è single oppure è una coppia omosessuale. Lì dove la nostra immaginazione diventa realtà, si colloca “L’Unione Falla Forse”, il documentario che sta facendo il giro del mondo.

Come è cambiata l’Italia dopo l’entrata in vigore del decreto Cirinnà? Questa è la domanda a cui Fabio Leli cerca di dare una risposta.

Il fil rouge narrativo è semplicissimo: da un lato due esempi di coppie omogenitoriali, con una vita serena e normale, dall’altro lato invece una sintesi del bestiario dell’Italia contemporanea, quei personaggi che prima dell’avvento dei social sarebbero stati sbeffeggiati nelle chiacchiere al bar tra un campari ed una nocciolina. Leli li lascia parlare, senza mai interagire, lasciando che si esprimano con la massima naturalezza. Ci sono: Mario Adinolfi, contrario alla surrogazione di maternità, alle adozioni gay, alla stepchild adoption, ma anche al preservativo come precauzione nei confronti delle malattie sessualmente trasmissibili; Gianfranco Amato che oltre ad essere il rappresentante di “Giuristi per la vita”, sostiene la scelta di una vita casta e la possibilità di  poter “guarire dall’omosessualità”; Silvana De Mari, medico chirurgo con il vizietto della letteratura fantasy, sostenitrice dell’omosessualità come malattia e che rivendica l’omofobia come diritto umano (giusto per citare due delle sue più famose prese di posizione). Accanto a loro: Massimo Gandolfini, docenti universitari, sacerdoti, sentinelle in piedi… tutti animati da dottrine religiose, teorie scientifiche superate, luoghi comuni legati a credenze popolari. Personaggi che godono di credibilità e sono un catalizzatore se non dei veri e propri martiri di una certa libertà di pensiero.

“L’unione falla forse” funziona proprio per la scelta narrativa semplice, la suddivisione in capitoli che rende più determinante la centralità delle tematiche, la scelta di basare tutta la narrazione sulla perenne contrapposizione tra fervore e pace, tra sproloquio e ragionamento, il tutto condito con un pizzico di sana ironia, senza mai esagerare verso questa o quell’altra posizione. Allo spettatore spetta il compito di schierarsi tra chi nega l’esistenza di una concreta problematica legata all’omofobia e chi cerca di avere una vita normale. Il diritto all’odio da una parte e quello all’amore dall’altra.

Fabio Leli torna dietro la macchina da presa dopo lo sconvolgente “Vivere alla grande”. Anche in questo caso sceglie la strada dell’autoproduzione e del crowdfunding, dimostrando che a volte una buona idea se ne infischia un budget di produzione elevato. Quanto impegno e dispendio di energie ci sia dietro il cinema del talentuoso e determinatissimo regista pugliese possiamo solo immaginarlo, quello che possiamo toccare con mano è il risultato: ancora una volta, quanto mai sbalorditivo.  In poco meno di due ore Leli ci mostra una polaroid perfettamente scattata dell’Italia benpensante, ultracattolica, perbenista e conservatrice, mettendo a nudo le contraddizioni di una parte della società (bella grande in realtà) che si rifiuta di comprendere l’altro, in una netta suddivisione tra bianco e nero e colore, ovviamente è il colore che ci salverà.  In un periodo in cui l’odio e la violenza verso l’altro è all’ordine del giorno questo film diventa un necessario propulsore di un pensiero bellissimo.

Un lavoro di inchiesta encomiabile che si è già portato a casa svariati premi e partecipazioni a prestigiosissimi festival internazionali riscuotendo importanti conferme.

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