Matrix, il film che ha ancora molto da insegnarci sul valore della verità

by Marianna Dell'Aquila

Uscito negli USA nel marzo del 1999 e nato dalla mente creativa della sorelle statunitensi Lana e Lilly Wachowski, Matrix è uno dei film che negli ultimi venti anni hanno maggiormente contribuito alla definizione di un nuovo immaginario cinematografico fantascientifico.

Fumettiste, sceneggiatrici, produttrici e prima conosciute come fratelli Wachowski (sono entrambe transgenders), le due registe di origine polacca hanno dato vita ad un’opera rivoluzionaria. E’ innegabile infatti che il loro film abbia inaugurato una nuova estetica cinematografica di genere, un vero e proprio “effetto Matrix” fatto di effetti speciali, inquadrature e movimenti di macchina che fino a quel momento non si erano mai visti.

Un film la cui visione filosofica, che attinge profondamente le radici nel pensiero e nel mito occidentali (ma anche all’animazione giapponese, in particolare Akira di Katsuhiro Otomo e Ghost in the shell di Mamoru Oshii), trova riflesso in una nuova visione estetica. Una visione che diventa tutto il corpo del film non solo per i suoi significati, ma soprattutto per la concretezza della forma che assume sullo schermo attraverso le azioni e gli effetti speciali del tutto nuovi per il cinema di venti anni fa.

Al di là l’indagine filosofica, infatti, ci sono alcuni elementi visivi di Matrix che racchiudono in sé gran parte dei significati del film diventandone, in un certo senso, gli elementi più rappresentativi. Basti pensare che una regia così visionaria e innovativa è stata resa possibile anche dalla sperimentazione in ambito tecnologico e dalla supervisione di consulenti provenienti da altri ambiti come Yuen Woo-Ping, uno dei più famosi maestri di Kung – Fu.

Grazie alle sue lezioni e ad un intricato gioco di funi (a cui gli attori erano legati come marionette sospese nello spazio) è stato realizzato uno degli effetti più famosi del film: le indimenticabili capriole aeree per permettere a Trinity e Neo di dare calci ai nemici restando sospesi in aria. Altro elemento visivo indimenticabile è l’azione in cui vediamo i due protagonisti rallentare e schivare le pallottole con la sola forza del pensiero. Questo genere di effetto speciale è stato reso possibile da un particolare sistema di ripresa elaborato da John Gaeta (Premio Oscar nel 2000 per gli Effetti Speciali di Matrix) e chiamato Bullet – Time Photografy. In cosa consiste? Le acrobazie degli attori vengono riprese da una telecamere digitale che può scomporre l’inquadratura suddividendo le azioni dei diversi soggetti e ricomporle assegnando ad ognuna di esse una velocità differente.

Ma qual è in fondo il vero significato di Matrix? La forza e la paura di scoprire la verità in un mondo dove tutto è falso e manipolato. Il film ci racconta di un mondo percepito come vero, ma che in realtà è la proiezione di immagini virtuali inviate al nostro cervello da macchine che ci controllano. Tutto quello che vediamo e che ci circonda non è altro che un Matrix, cioè un programma inventato da potenti e dominanti intelligenze artificiali. E’ questa la visione filosofica del film, una visione che non fa altro che riprendere secoli di filosofia occidentale da Platone (con il Mito della caverna) in poi. Se però siamo convinti che il vero nemico di Neo siano le macchine intelligenti, ci sbagliamo. Neo rappresenta la voglia e la forza di scoprire la verità per liberare l’uomo e il suo vero nemico non è la macchina dominante, ma il traditore Cypher  che rivela ai nemici tutti i piani di Neo e dei suoi compagni. E’ lui l’emblema di un’umanità pigra, che non ha voglia di scoprire la verità per non dover stravolgere la propria esistenza.

Con Matrix le sorelle Wachowski hanno mostrato una incredibile forza visionaria e, per certi versi, fortemente anticipatrice della realtà di questi anni.

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