Non è Natale senza Willy Wonka e “La Fabbrica di cioccolato”. Dal romanzo di Roald Dahl al film cult di Tim Burton

by Marianna Dell'Aquila

Quando ben 57 anni fa, nel 1964, Roald Dahl scrisse il racconto ispirato alla sua gioventù, probabilmente non immaginò che sarebbe diventata a sua volta una delle storie più ispiratrici degli ultimi 50 anni di cinema e teatro. La fabbrica di cioccolato è infatti ancora oggi una delle storie più amate da adulti, bambini e amanti del cioccolato che ogni anno, soprattutto a Natale, aspettano di rivederlo sullo schermo.

Erano gli anni della scuola per Roald Dahl e la fabbrica di cioccolato Cadbury spediva agli studenti delle scatole di nuovi dolci che venivano confezionati con un foglietto su cui i ragazzi dovevano esprimere la loro preferenza. I dolci eletti come i più buoni sarebbero stati messi in vendita. Oggi le strategie di marketing sono decisamente cambiate, ma la Cadbury continua a soddisfare il palato di tantissimi golosi (è la seconda fabbrica di bevande più importante al mondo) con il nome Dr Pepper Snapple.


Il libro racconta l’incredibile avventura di Charlie Bucket, un ragazzino molto povero che nel giorno del suo compleanno riceve dal nonno una tavoletta della Willy Wonka, una delle fabbriche di cioccolato più famose al mondo. Charlie trova nell’incarto uno degli ambitissimi biglietti d’oro che gli permetteranno non solo di visitare la fabbrica, ma forse anche di diventarne il nuovo proprietario. Charlie arriva alla fabbrica con il nonno Joe e davanti al cancello incontra gli altri bambini: August, Violetta, Veruca e Mike, tutti molto diversi da Charlie. La scoperta della fabbrica di cioccolata insieme a Willy Wonka, il bizzarro e solitario proprietario della fabbrica, si rivela sin da subito come uno straordinario viaggio in un luogo ricco di meraviglie, ad incominciare dagli Umpa Lumpa, uomini piccolissimi che Wonka ha trovato durante un viaggio nella giungla e che lavorano per lui in cambio di semi di cacao di cui sono ghiottissimi. Durante il viaggio accadono fatti strani: tutti i bambini, eccetto Charlie, restano vittime di qualche incidente provocato dai loro vizi. Alla fine del viaggio Charlie infatti è l’unico bambino rimasto insieme a Wonka perché la sua povertà gli ha insegnato ad accontentarsi delle piccole cose. Così Willy decide di premiarlo con qualcosa di fantastico, che cambierà radicalmente la sua vita e quella della sua famiglia. Morale della storia? Non bisogna essere viziati, perché solo l’umiltà e la generosità premiano.

La fabbrica di cioccolato ha ispirato da sempre la fantasia e l’immaginario di registi e attori, tanto che ad oggi è una di quelle storie le cui versioni cinematografiche restano, insieme al libro, alcune delle più conosciute al mondo.

Dal libro infatti sono stati tratti due film diventati dei veri e propri cult: quello del 1971 diretto da Mel Stuart con Gene Wilder nei panni di Willy Wonka, mentre 2005 è stata la volta di Johnny Deep nell’omonimo film diretto da Tim Burton. Si tratta di film diversi i cui i registi hanno voluto puntare i riflettori su elementi differenti, ma soprattutto che hanno saputo proporre al pubblico tinte di meraviglia indimenticabili.

Se il film di Tim Burton, infatti, coerentemente con lo stile del regista pone l’accento su tinte più cupe e sulla solitudine del personaggio di Willy Wonka (nel personaggio interpretato da Deep viene anche enfatizzato il suo lato folle e bizzarro), la pellicola del 1971 invece propone un immaginario differente e più giocoso, quasi come se la fabbrica di cioccolato fosse una sorta di scuola di sopravvivenza per adulti e bambini mascherata da parco giochi. L’idea dei film era venuta al regista Mel Stuart perché la figlia, appassionata del romanzo, gli chiese di farne un film. La coincidenza fu che il produttore al quale presentò il progetto David L. Wolper fosse in trattativa, proprio in quel periodo, con la fabbrica di dolci Quaker Oats Company per la promozione del marchio.  La Quaker Oats Company comprò i diritti del romanzo e ne divenne lo sponsor principale.

Il successo fu talmente grande che si decise di cambiare il nome del marchio in The Willy Wonka Candy Company. Ancora oggi esistono sul mercato delle tavolette di cioccolato con il marchio Willy Wonka (distribuite dalla Ferrero).

Nonostante Roald Dahl non abbia mai riconosciuto il film accusando lo sceneggiatore di aver posto troppo l’accento sul personaggio di Wonka a scapito di Charlie che, invece, nel romanzo è il vero protagonista, il film del ’71 è stato quello grazie al quale (e grazie anche ai suoi numerosi passaggi televisivi soprattutto nel periodo di Natale) che La fabbrica di cioccolato è diventata una delle storie più cult che il cinema ci abbia raccontato.

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