Quando un gesto semplice è più potente di mille parole: l’Abbraccio il film di comunità di Paola Manno

by Nicola Signorile

Un gesto semplice più potente di mille parole. Per lanciare un messaggio non sempre la via maestra è la migliore. Spesso è necessario un atto di ribellione, di disobbedienza civile per risvegliare coscienze dormienti. Se a compierlo è una bambina preoccupata per quello che vede e sente intorno a sé, forse abbiamo un futuro migliore del previsto. Parte da un gesto di profonda empatia la storia de L’abbraccio, il cortometraggio scritto e diretto da Paola Manno, prodotto da Little Stone con Giorgia Valenti Beccaria, Alice e le altre e l’associazione Kalimeriti Ambrò Pedìa. Un piccolo oggetto passato di mano in mano diventa simbolo di un istinto di protezione nei confronti dei più deboli e indifesi. Un istinto che fa parte del bagaglio di ogni essere umano, anche di chi nel frattempo, nell’Italia intrisa di odio e indifferenza di questi anni, l’ha dimenticato o messo da parte.

L’infanzia ci regala lezioni impagabili: lo dimostra Virginia (Nicole Creti), 7 anni, protagonista, insieme alla mamma quarantenne Bianca (Veronica Valente), del piccolo spaccato contemporaneo, raccontato dall’autrice salentina, già selezionata al Premio Solinas e vincitrice del Nastro D’argento nel 2012 con il documentario La guerra dei mariti. Il primo giorno di primavera Bianca  viene convocata a scuola dalla dirigente per comunicarle che Virginia ha commesso un furto. Gli sguardi sono severi, la donna è incredula. “Hai la stanza piena di giochi”, le dice. Il pensiero va subito alla brutta figura e a come rattoppare lo strappo alla propria rispettabilità agli occhi di un piccolo paese del Sud.

A scuola ci si confronta per la prima volta con coetanei che arrivano da contesti molto diversi. Per alcuni bambini è il primo contatto con il disagio, la povertà, la diversità. Tutti però hanno diritto alla felicità. E Virginia questo lo sa, intimamente. “A volte un dono è l’inizio di una rivoluzione”. La statuetta che fa i miracoli, quella della madonnina dei contadini, può essere più utile alla sua amica che al museo che la conserva. Così decide di rubarla durante una gita d’istruzione e regalarla alla bambina che gli altri prendono sempre in giro. La statua “portafortuna” è passata di mano in mano, in una catena di aiuto reciproco nei confronti di chi ne ha davvero bisogno. Bianca scopre insieme allo spettatore la potenza del gesto compiuto da sua figlia. Senza retorica L’abbraccio sfiora i nodi irrisolti del bullismo, di chi cresce ai margini della società, dell’infanzia turbata dei minori migranti. Si sofferma soprattutto sui volti dei bambini, cuore del film e del progetto. Non dimentica di descrivere in poche sequenze la quotidianità di una piccola comunità baciata dal sole, non esente dai problemi di convivenza e di marginalità che affliggono centri più grandi.

Montato da Sergio Recchia e fotografato da Marco Saccomanno, il cortometraggio è stato già selezionato in numerosi festival, come il Montecatini Film Festival, il Foggia Film Festival e il Festival Kin in Armenia. La colonna sonora è curata dalla cantautrice Ninfa Giannuzzi, nota interprete di musica tradizionale, già membro dell’orchestra della Notte della Taranta; la sua bellissima Piccola Rondine accompagna il catartico ed emozionante finale de L’Abbraccio.

Un film di comunità, patrocinato e sostenuto dal Comune di Calimera, girato esclusivamente con il sostegno di privati, sponsor, cittadini, persone e aziende che hanno aderito all’idea di un’esperienza collettiva estesa, in cui professionisti del settore e cittadini hanno collaborato per dimostrare che un cinema libero, che mette al primo posto l’impegno civile, è possibile. Realtà associative e commerciali hanno messo a disposizione spazi privati per le riprese e per l’ospitalità, quote di denaro o il vitto per la troupe: tutti insieme per dar voce all’Italia di molti.

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