Rischio Calcolato, il racconto malinconico della città attraverso l’occhio di Marco Pezzella

by Giuseppe Procino

“Rischio Calcolato” è il racconto del giorno dopo attraverso le immagini di strade, piazze, locali, luoghi deputati a simbolo dell’incontro, a piccole agorà personali. Ognuno ha la sua, ognuno ha il proprio luogo del cuore che nella normalità vive in maniera quotidiana creando il proprio vissuto esperienziale e i propri legami.

Le città con tutte le proprie opportunità si fondano sull’assunto preciso della condivisione, questo da sempre, prima dell’avvento della rete e questo perché l’uomo è un animale che ha rielaborato il proprio istinto sulla socialità. Questa epidemia ci ha insegnato che il virtuale non basta, quasi come monito per un futuro che per molti sembra già scritto. Allora, nasce la necessità di raccontare la riscoperta di tutto quello che abbiamo dato per scontato, il senso materiale della bellezza del contatto fisico, degli abbracci o semplicemente degli sguardi reali.

È qui che si colloca questo interessante progetto di Marco Pezzella, tra gli ingranaggi delle dinamiche che riprendono il loro movimento costante, come se fosse il racconto di una rinascita o di un risveglio ma con una consapevolezza del tutto nuova. Non si tratta del racconto di quanto è stato bello restare tra le quattro mura di casa, di quanti di noi hanno riscoperto passioni abbandonate, della caccia al runner dai balconi manco fossimo dei cecchini. Si tratta della riconquista del proprio personalissimo mondo, in maniera delicata, quasi in punta di piedi e guardando con uno sguardo nuovo l’attimo precedente al disastro.

Esattamente come Philip Calland, il protagonista del romanzo “Rischio Calcolato” di Eric Maine, che decide di rifugiarsi in un passato più rassicurante per fuggire da un futuro distrutto dalla guerra. Qualcuno dice che non bisogna mai guardare indietro ma in questo caso il passato va perlomeno analizzato per decidere di cosa abbiamo realmente bisogno.

L’occhio distorto della Go Pro di Marco Pezzella ci accompagna nei centri nevralgici della vita sociale di Bari, la sua città. È un racconto molto personale, pregno di una malinconia che è figlia di questo momento storico e che cattura attraverso immagini meravigliose le sensazioni di spaesata nostalgia che popolano spazi ancora vuoti. 

Sono immagini grandangolari che si caricano di emotività e nell’allungare le line prospettiche accorciano le distanze fisiche, si caricano di speranza. Nel nome del Do It yourself, Pezzella che nel mondo dello spettacolo ci lavora da tantissimo tempo sotto svariate e riuscite forme, ci regala il suo sguardo frammentato in piccoli episodi della durata massima di cinque minuti e che, da sabato 30 maggio alle 10:00, ci faranno compagnia con cadenza settimanale per dieci appuntamenti.

Una durata breve, a ribadire quanto il tempo sia prezioso ma anche a conferma della necessità fisiologica del raccontare e di conseguenza raccontarsi che non necessita necessariamente di lunghi tempi di esposizione, come la fotografia di un attimo importante. Senza alcuna retorica spicciola e questo è assolutamente un altro pregio di questo progetto. Bello, convincente e assolutamente interessante. Non perdetevelo.

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