Se il fascismo viene espulso dal massacro del Circeo. La scuola cattolica, il film (censurato) di Stefano Mordini

by Gabriella Longo

La scuola cattolica, il film di Stefano Mordini (presentato fuori concorso a Venezia 78), vietato ai minori di 18 anni dalla commissione ministeriale, riapre uno squarcio su una delle pagine più dolorose della storia contemporanea, Il massacro del Circeo.

E sul ritorno della censura in un film italiano.

Siamo a Roma, nella notte fra il 29 e il 30 settembre 1975: due ragazze di borgata – Rosaria Lopez (rimasta uccisa) e Donatella Colasanti (sopravvissuta)- furono le vittime della violenza dei mostri del Circeo, “fascisti e pariolini” che le avevano torturate e stuprate in una villa del litorale laziale. Gli ultimi minuti del film di Mordini, con le performance-shock di Benedetta Porcaroli e Federica Torchetti, sono il disturbante epilogo di una storia di violenza e sopraffazione che ha inizio (sia nella pellicola che nella vita di quei sicari poco meno che ventenni) ben prima, nelle loro case, fra i banchi di scuola o in quelli di una chiesa di quartiere.

Allora la violenza era un fatto dilagante, specie fra i giovani, specie se collegati ad ambienti che continuavano a godere di larghe impunità, ad apparati dello stato volutamente ciechi e compiacenti. Il fatto che poi si professassero fascisti, a parole e con atti di forza, era soltanto per nascondere una virilità frustrata, una reazione ad una forma di conformismo imposto dalle istituzioni (chiesa, famiglia, scuola) che, dietro la scusa dell’eguaglianza, aveva creato un esercito di inetti, a-critici (e quindi, nemmeno davvero fascisti), a-patici. Nel film i ragazzi che frequentano questa scuola romana, privata e cattolica, sono rappresentati come capaci di azioni e pensieri aberranti, ma sostanzialmente impacciati, goffi, e totalmente terrorizzati nella loro vita intima e affettiva che, invece, dovrebbe regalargli le più grandi soddisfazioni, specie poi alla loro età.

Infatti, se c’è una cosa di cui le sevizie del litorale hanno dato prova è che a questi ragazzi, era mancata l’educazione più importante. Quella sentimentale.

Ora, il film di Mordini (sceneggiato da lui stesso insieme a Massimo Gaudioso e Luca Infascelli) prende le mosse dall’omonimo romanzo-fiume di Edoardo Albinati (premio Strega 2016), nel quale l’autore, che era stato compagno di scuola degli autori del massacro, s’interrogava per più di mille pagine sulle responsabilità di essere stati maschi a quell’epoca. Un tentativo di andare a fondo dell’educazione del maschio in Italia, di rintracciare la genesi di quel carattere idealtipico di sopraffazione, arroganza, cameratismo criptofascista attraverso cui interpretare la storia complicata del nostro paese. “Nascere maschi è una malattia incurabile”, scriveva Albinati e dice qualcuno dei ragazzi nel film.

Mordini, dal canto suo, rilegge Albinati e rilegge il Circeo, spostando l’attenzione sì sulle cellule incubatrici di violenza  (che coincidono sostanzialmente con quelle istituzioni colte in un clima di fragilità estrema per la Repubblica), indagando famiglie irrisolte, preti corrotti e professori insinuanti, ma edulcorando i fatti da una vera cornice storica, che qui, purtroppo, è tutto. Non si fa cenno all’uso di droghe,  persino il fascismo sembra un fatto lontano, le responsabilità e le mancanze di questo o di quello sono tanto rarefatte al punto da perdersi in una pellicola che non vuole puntare davvero il dito contro nessuno, né documentare, ma solo informare un pubblico che di quel delitto non sa niente.

Peccato che un film fatto per la maggior parte da giovani (sapienti e disturbanti nelle loro prove attoriali) e rivolto ai giovani sia stato anche vietato ai giovani.

Non solo per le “immagini assai violente negli ultimi venti minuti” (come se i ragazzi di oggi non siano temprati alla spettacolarizzazione del dolore) ma per una “sostanziale equiparazione della vittima e del carnefice”. Motivazione che si riferisce, nello specifico, ad un’altra scena posta sotto la lente d’ingrandimento della censura, che vuole, nel suo proporsi come interlocutoria, riprendere per un attimo il tono riflessivo che Albinati ha nel libro: ad un certo punto, un professore di religione e filosofia (nel film Fabrizio Gifuni), stimola gli allievi di questa scuola a riflettere sul complesso rapporto tra bene e male a partire dalla descrizione di un quadro. Il soggetto dello stesso è Gesù, picchiato da sei uomini. Chi è la vittima? Secondo Golgota, così è il nome del docente, è Gesù tanto quanto i suoi aguzzini perché “chi fa del male lo fa anche a se stesso”.

Una risposta che non ha soddisfatto la totalità della platea di studenti e nemmeno quella degli spettatori in sala. Nonostante Mordini abbia chiarito, in tale circostanza, il senso della sua Educazione cattolica: “provenendo dalla stessa cultura, è sempre possibile compiere una scelta e non deviare verso il male”. Insomma, una serie di spunti toccati e lasciati andare immediatamente, quasi per la paura di entrare nel merito della sola trama possibile, qui di fatto espulsa, che è quella politica, impossibile da espungere. Un fatto già accaduto tempo fa, allontanato da noi con ancora più veemenza.

Al punto da rispondere “niente” se volessimo domandarci cosa ce ne rimane oggi, a distanza di cinquant’anni.

Niente. Soprattutto se siamo di nuovo qui a parlare di censura dopo che la revoca di Franceschini dello scorso Aprile aveva dato speranza rispetto ad alcuni dei tratti più oscuri e intollerabili del nostro ordinamento giuridico e legislativo.

Ma è come se il conformismo che è stato il cancro dell’Italia dal Circeo in avanti, non lo si ritrovi ancora in queste (all’apparenza non gravi) epurazioni arbitrarie, in questi divieti insensati e in un cinema che, pian piano, sta accomodando il suo linguaggio a favore di un pubblico che pare non debba essere destato dal suo sonno (ce la ricordiamo la protesta del cartello imposto a Via col vento?). Ai ragazzi di oggi, dunque, è giusto impedire di guardare una violenza che poi ricercheranno  con più morbosità che per reale interesse per altre vie, o insegnare a guardare criticamente un film (con i suoi pregi, i suoi difetti, le sue scene sconcertanti) sul massacro del Circeo mezzo secolo dopo il massacro del Circeo?

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