Shining, il capolavoro di Stanley Kubrick dalla genesi tormentata

by Marianna Dell'Aquila

Shining di Stanley Kubrick compie 40 anni. E’ uscito nel 1980 ed è uno di quei film che non hanno mai avuto bisogno di presentazioni. La pellicola è ispirata all’omonimo romanzo di Stephen King del 1977 ed è, come  gran parte della filmografia del regista newyorchese, una di quelle opere che non smetteranno mai di essere studiate da parte di critici e di appassionati. Inserito nel genere horror, Shining è tuttavia un film non facilmente etichettabile e il cui successo non può essere riconducibile a qualcosa di preciso.

Dalla regia alla magistrale interpretazione di Jack Nicholson nel ruolo del protagonista Jack Torrance, dalla trama alla scelta delle locations (reali e ricostruite), dalla fotografia ad alcuni dialoghi diventati dei cult: tutto contribuisce in modo determinante al successo della pellicola.

Eppure la sua genesi non è stata per nulla facile. In molti infatti raccontano che, dopo l’insuccesso commerciale di Barry Lindon, Stanley Kubrick incominciò la ricerca serrata di nuove ispirazioni, ma senza seguire un criterio ben preciso. Fu un produttore della Warner a fargli conoscere Shining, il romanzo di  Stephen King sull’inquietante isolamento di una famiglia in un hotel sulle montagne del Colorado: Jack Torrance è uno scrittore fallito che accetta di fare il guardiano invernale dell’Overlook Hotel, ma la famiglia si trova avvolta ben presto in un’atmosfera sinistra. Dinanzi al figlio di Jack, Danny, un bambino dotato di un potere extrasensoriale (lo shine) si materializzano gli orribili fatti accaduti in passato nelle stanze dell’albergo, ma se il bambino si oppone con forza a queste visioni e presenze, il padre ne rimane vittima impazzendo sempre di più.

Kubrick non stava cercando una storia sul paranormale, ma in generale era un argomento che lo interessava molto. Non aveva mai letto prima un romanzo di Stephen King, ma di Shining disse che si trattava della “storia più ingegnosa ed eccitante di quel genere”.

Cos’era che interessava veramente a Kubrick del romanzo di Stephen King? Durante una conversazione con Michel Ciment, il regista dichiarò che in ShiningSembrava di trovare un equilibrio straordinario fra la psicologia e il soprannaturale, in un modo tale da farti pensare che il soprannaturale sarebbe alla fine stato spiegato dalla psicologia: forse Jack sta immaginando queste cose perché è pazzo”. Intanto Stephen King aveva già scritto per la Warner Bros una bozza di sceneggiatura tratta dal suo libro, ma Kubrick decise che non l’avrebbe neanche letta perché voleva utilizzare solo l’ossatura della storia per inserire le sue personali idee.

E’ noto, d’altra parte, che lo scrittore avrebbe sempre criticato le eccessive modifiche fatte dal regista, dichiarando addirittura: “Il vero problema di Kubrick è che ha deciso di fare un film horror, ma non dà l’impressione di capirne il genere. E’ una verità urlata in ogni fotogramma dall’inizio alla fine, dalle decisioni della trama a quella scena finale”.

A parte l’interesse per la trama, Stanley Kubrick pensò subito che Shining fosse l’opera perfetta per fare alcune sperimentazioni tecniche. Nel 1974, infatti, prima ancora che finisse le riprese di Barry Lyndon, il regista ricevette dalla Cinema Products Corporation un filmato in cui ogni inquadratura si muoveva dando la sensazione di “fluttuare” nello spazio, come se la macchina da presa non  fosse stata agganciata a alcun tipo di base come un dolly o un carrello.  Per Stanley Kubrick fu una vera e propria rivelazione.

Si trattava della steadycam creata da Garret Brown, un’invenzione che avrebbe rivoluzionato il mondo del cinema e il modo di girare film. Brown lavorò sul set con Stanley Kubrick per tutte le riprese di Shining riuscendo ad arrivare con la macchina da presa ovunque volesse il regista. In molti pensano che la steadycam sia stata usata solo nella famosa scena in cui Danny si muove per i corridoi dell’Overlook Hotel con il suo triciclo, ma in realtà è stata usata anche in molte altre scene, come quella finale ambientata nel labirinto.  

Per quanto il film di Stanley Kubrick sia un capolavoro indiscutibile, bisogna anche ammettere che senza Jack Nicholson forse non sarebbe stata la stessa cosa. La scelta dell’attore era già stata fatta prima di incominciare la preproduzione e ancora oggi (come d’altra parte per moltissime interpretazione di Nicholson) è impossibile immaginare un altro attore nella parte di Jack Torrance. Emilio D’Alessandro, storico factotum di Kubrick, ha racconta nella sua biografia Stanley Kubrick e me cosa gli disse il regista a proposito di Jack Nicholson: “ E’ perfetto per il ruolo, per lo sguardo che ha e perfino per come cammina. (…) ha già tutto dentro di sé”.

Si sa invece che fu molto più tormentato il rapporto tra il regista e Shelley Duvall, l’attrice che ha interpretato il ruolo della moglie Wendy. In molti infatti raccontano delle pressioni psicologhe che il regista le faceva per ottenere il massimo da lei sul set.

Oggi Shining è ancora considerato un capolavoro assoluto, eppure non tutti l’hanno pensata così. Nel 1981 infatti il film ottenne due nominations al Razzie Awards, il concorso cinematografico in cui vengono premiati i peggiori film e i peggiori attori: Stanley Kubrick per la Peggior Regia e Shelley Duvall come Peggior Attrice non protagonista.

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