Il testamento di Clint Eastwood in The Mule

by Antonella Soccio
the mule

Classe 1930, Clint Eastwood con Il Corriere -The Mule emoziona ancora profondamente.

Il grande attore e regista americano è Earl Stone, il nome scelto per interpretare la vera storia di Leo Sharp, l’ottantenne che dopo gravi problemi finanziari, diventò il corriere del cartello di Sinaloa, raggirando per anni la polizia federale e i cani antidroga.

Il film inizia con una onirica carrellata su fantastici fiori, Earl Stone è un floricoltore appassionato, ironico, donnaiolo e dedito al lavoro. Così tanto consegnato alla sua professione e alla sue fiere disseminate per gli States, che trascura la famiglia e marina addirittura il matrimonio di sua figlia, che avrebbe dovuto accompagnare all’altare.

Ci sono tutti i grandi temi del vecchio Clint nel film sul “Tata” corriere, vezzeggiato dal cartello e da uno spassoso boss gagà, Andy Garcia. La famiglia, i valori, la giustizia, la rettitudine (Earl non ha mai preso una multa in vita sua), il rapporto tra l’America bianca dei gringo e i nuovi americani (in questo caso gli ispanici americani e centroamericani e non gli asiatici di Gran Torino), la dicotomia tra reale e virtuale, nel confronto con una generazione che vive al telefono e ha finanche perso l’uso del corpo, il valore del denaro, che può essere guadagnato anche in maniera illecita e truffaldina, se serve ad aiutare dei lavoratori di provincia che hanno perso tutto e a cui stanno pignorando casa, giardino e attività. Per colpa dell’e-commerce o della crisi.  

Esilaranti le battute che ribaltano il politicamente corretto. “Ci guardano tutti”, “Vi guardano perché siete dei mangiatori di fagioli in un posto dove si mangia carne”, dice ai due boss messicani del narcotraffico, che gli fanno da guardiani e tutor. “Mi piace aiutare voi negri…”. “Non si dice, preferiamo neri, siamo persone…”, è il dialogo con una giovane famigliola di colore, che crede di poter cambiare la gomma bucata consultando Google.

Non è il Clint trumpiano quello di The Mule, ma un personaggio molto pacificato, con le diverse etnie e con il vero senso della vita, che è custodito nella famiglia, nell’amore, nell’amicizia e nel lavoro. Il suo testamento è tutto nello scambio col poliziotto Bradley Cooper.

In The Mule ritroviamo Clint Eastwood nuovamente al capezzale di una donna, la sua anziana moglie ritrovata, dopo un rapporto difficile. Non c’è il pathos di Million Dollar Baby, che fa singhiozzare a dirotto, ma la tenerezza, la serenità dell’addio tra vecchi, l’esperienza umana della consapevolezza e della senilità, che può dispensare consigli, senza essere saccenti, perché consci dei fallimenti.

Imperdibili le scene delle varie corse del pickup carico di coca, diretto nei vari motel dello scarico. Da una costa all’altra, attraverso il deserto. Valgono da sole tutte il film. Clint Eastwood placido alla guida mentre canta il jazz è un monumento del cinema. Bellissima ovviamente la colonna sonora con Don’t Let the Old Man In.

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