Mr Kaplan, un thriller comico e cinico sull’Olocausto

by Giuseppe Procino
Mr-Kaplan

Jacob Kaplan è un ebreo che ha dovuto abbandonare la Germania durante l’adolescenza per sfuggire all’olocausto.  Non riesce ad arrendersi all’idea di essere invecchiato e a 76 anni vuole mantenere la sua indipendenza con ostinata testardaggine.

Jacob però ha un evidente deficit dell’attenzione e spesso si avventura in imprese che la sua età non permette più di sostenere. Ha perso il senso delle cose e ciò lo fa inevitabilmente sentire un peso per la sua famiglia per cui, non accettando minimamente di aver perso in molti ambiti l’autosufficienza, sente di dover ritrovare il suo posto nel mondo. Passa molto tempo guardando la tv che ha su di lui un effetto diseducativo e fuorviante.

Proprio grazie a quest’ultima si convince che un misterioso tedesco che gestisce un bar in spiaggia, altri non è un nazista in clandestinità: deve denunciarlo. Ad accompagnare l’anziano protagonista nell’impresa, Wilson un ex poliziotto credulone, incaricato di fargli da autista.

Con “Mr Kaplan” Brechner ci regala un thriller comico e cinico sull’Olocausto ma anche una riflessione sull’accettazione del tempo che passa: un allegro “coming of age” sulla terza età.

Lo specchio dei traumi

Jacob è un moderno Don Chisciotte, un personaggio che si fa adorare fin dalle prime inquadrature, in cui cerca di tuffarsi in piscina da un’altezza spropositata. Ma Jacob è anche il simbolo dei segni del passato, lo specchio dei traumi e degli orrori che la storia ha generato e che non si possono cancellare o combattere, ma vanno affrontati ed elaborati per fare in modo che non si ripetano. Jacob è un eroe grottesco, dotato di un fenomenale istinto di sopravvivenza, che si trova ad affrontare il suo “mulino a vento”.

Wilson invece è il presente che ha bisogno dell’amicizia di Jacob, il passato, per andare avanti, ed è proprio quest’amicizia a dargli una spinta propulsiva per rimettere ordine nella propria vita.

Uscito nelle sale cinematografiche di ben venticinque paesi, nel 2014, con numerosissimi premi e candidature alle più importanti kermesse cinematografiche, “Mr Kaplan” è l’opera seconda di Alvaro Brechner, talentuoso regista uruguaiano, autore di “Una notte di 12 anni”.

Nel nostro paese la pellicola non è mai arrivata se non al Torino Film Festival del 2014. Un peccato, perché la lucidità con cui Brechner tratta in filigrana due tematiche – intima e personale da un lato, storica e politica dall’altro – offre allo spettatore una finestra tridimensionale che si affaccia direttamente sull’oggi, della società e del singolo essere umano.

Un film che parla di Olocausto, amicizia e terza età, ma lo fa con sagace ironia e dignità. Se dovessimo riassumere con una parola “Mr Kaplan” la parola sarebbe “Intelligente”, sì, perché ci vuole una grande intelligenza per miscelare bene vari generi e temi senza creare confusione. Commedie così ben scritte che sono sempre più rare. Per questo il film di Brechner andrebbe recuperato, perché saper usare l’ironia in maniera efficace è un’arma molto più incisiva.  L’intelligenza sta nell’utilizzarla in maniera equilibrata per raccontare qualcosa che di ironico non ha nulla. 

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