Claudette Colbert, l’ottava moglie di Barbablù

by Orio Caldiron

Se oggi il suo nome dice poco o nulla agli spettatori più giovani è perché appartiene al firmamento della Hollywood di ieri, quando le dive e i divi d’oltreoceano trionfavano sugli schermi di tutto il mondo.

Claudette Colbert – nasce a Saint-Mandé, Parigi, il 13 settembre 1903 e muore a Bridgetown, Barbados, il 30 luglio 1996 – a cinque anni si trasferisce negli Stati Uniti con i genitori. Studia a New York e lavora come disegnatrice di moda prima di debuttare in teatro. Scritturata dalla Paramount, s’impone nei primi anni del sonoro per la disinvoltura versatilità con cui appare nei generi più diversi, dal kolossal in costume al melodramma strappalacrime.

Soltanto lo strepitoso successo di Accadde una notte (1934) di Frank Capra – l’archetipo della commedia americana premiato con cinque Oscar – ne fa una star e rivela le sue notevoli qualità di attrice brillante in grado di tener testa a Clark Gable. Il viaggio da Miami a New York della capricciosa ereditiera e dell’imbronciato giornalista comincia nel pullman della mitica Greyhound e prosegue en plen air nelle stazioni di servizio e nei motel economici, tra albergatrici sospettose e donne in fila per la doccia, segni e simboli dell’America del New Deal che sta uscendo dalla Depressione. “Storia semplice per gente semplice”, il film è entrato nella mitologia collettiva per la lezione di autostop in cui la gamba di lei prevale sul pollice di lui e le mura di Gerico, e cioè la coperta e la corda da bucato stese tra un letto e l’altro quando dormono nella stessa stanza, senza contare l’happy ending con fuga dall’altare prima del sì, saccheggiato dal cinema successivo.

Nella sua spregiudicatezza è la protagonista ideale della grande stagione della Sophisticated Comedy, in cui malizia europea e fair play americano, retrogusto romantico e follia screwball si scontrano nel ring delle schermaglie amorose. Sin dall’inizio nel negozio di abbigliamento dove il miliardario Gary Cooper vuole acquistare solo la giacca del pigiama e lei solo i pantaloni. Il più feroce è L’ottava moglie di Barbablù (1938) di Ernst Lubitsch, in cui il french touch è l’arma segreta di una lotta senza quartiere tra danaro e sentimenti. La scaltra truffatrice di La signora di mezzanotte (1939) di Mitchell Leisen si affida al suo scintillante abito di lamé per intrufolarsi nel mondo dei ricchi a caccia di un buon partito, ma non riuscirà più a liberarsi della contagiosa allegria proletaria del tassista Dan Ameche.

Ritrovarsi

La moglie innamorata di Ritrovarsi (1942) di Preston Sturges, da quando nel suo elegante appartamento a Park Avenue decide di lasciare il marito Joel McCrea per cercare fortuna fuori dal matrimonio, è travolta dal gioco pirotecnico delle situazioni più strampalate. Se il re delle salsicce le regala settecento dollari, i membri del Club della Birra e della Quaglia le pagano il biglietto per Palm Beach, ma poi la inseguono con cani e fucili, e l’occhialuto miliardario, che annota tutte le spese ma non fa mai la somma, le acquista un intero guardaroba d’alta moda prima di chiederle di sposarlo. Sarà l’intramontabile “It’s romantic” sussurrata al chiaro di luna a farla tornare per una sera tra le braccia del marito.

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