Sharon Tate, il simbolo della Hollywood hippy e spensierata. Fino al massacro di Cielo Drive

by Michela Conoscitore

Quentin Tarantino ama il cinema, chi ha visto i suoi film, lo sa alla perfezione. Nei suoi lungometraggi celebra spesso la settima arte con citazioni, oppure, come in C’era una volta a…Hollywood, suo nono film, fa qualcosa in più: ricorda, narra e rimpiange.

Una novità per il regista statunitense che ha abituato il pubblico ad uno stile crudo e provocatorio, diventato decisamente la sua cifra stilistica. Non questa volta, perché ha scelto di tratteggiare con la cinepresa i lineamenti di una donna che, nella Los Angeles del 1969, stava muovendo i primi passi nel cinema, sposata da poco con uno dei registi più quotati di allora e, a breve, futura mamma. Interpretata, in modo toccante, dall’attrice australiana Margot Robbie, Tarantino ha voluto omaggiare e ricordare uno dei simboli della Hollywood hippy e spensierata di quegli anni: Sharon Tate.

Sharon Tate, l’angelo biondo

L’attrice texana nacque nel 1943, il padre era un militare, la madre, invece, casalinga. Fu chiaro da subito che Sharon avrebbe incantato tutti con la sua bellezza: fin da piccola, partecipò a concorsi, vincendone qualcuno.

Per il lavoro del padre, la famiglia Tate dovette trasferirsi a Verona, e fu proprio in Italia che l’attrice collezionò le sue prime esperienze cinematografiche. Nel 1961, a Verona, stavano girando Le avventure di un giovane con Paul Newman, nel quale la Tate ebbe la possibilità di partecipare come comparsa.

In seguito a quell’esperienza, Sharon comprese che la sua strada era nel mondo del cinema. Tornò, nel 1962, con la famiglia negli Stati Uniti, ma non seguì i genitori: decise di trasferirsi a Los Angeles, per impegnarsi seriamente su quello che, allora, sembrava semplicemente un sogno.

Cominciò a lavorare per la televisione, per poi passare definitivamente al cinema con i primi ruoli importanti come quello di Cerimonia per un delitto. Il film fu girato a Londra, e qui ebbe modo di conoscere il regista emergente Roman Polanski, che stava cercando la protagonista per il suo nuovo film Per favore, non mordermi sul collo!

La Tate fu scelta come protagonista, e iniziò la relazione con Polanski. Seguirono altri film famosi come La valle delle bambole, e un altro che l’avrebbe riportata in Italia, Una su 13, con Orson Welles e Vittorio Gassman. Durante un’intervista, un giornalista le chiese se credesse nel destino, lei rispose: “La mia vita è stata interamente decisa dal destino. Non ho programmato niente di ciò che mi è successo”.

Margot Robbie

9 agosto 1969: il massacro di Cielo Drive

Un gruppo di ragazzi si stava avvicinando silenziosamente all’imbocco di Cielo Drive, una strada che porta ad alcune ville in collina, abitate da personaggi famosi. Uno dei nuovi inquilini era proprio il regista polacco Roman Polanski, sulla cresta dell’onda da qualche anno, richiesto dai produttori e osannato dalla critica per Rosemary’s Baby. Quella sera, lui non era lì: a Londra per ultimare dei progetti di lavoro, sarebbe ripartito a giorni per gli Stati Uniti, perché Sharon avrebbe partorito a breve. La Tate, in Polanski dal gennaio 1968, lo aspettava nella villa da poco acquistata, in compagnia di altri amici della coppia, il parrucchiere Jay Sebring, il regista polacco Wojciech Frykowski e la fidanzata, Abigail Folger. Alla serata era stato invitato anche il regista Sergio Leone che, se inizialmente aveva accettato, poi decise di non andare, salvandosi la vita.

I quattro erano stati a cena nel ristorante preferito di Sharon, e avevano promesso a Roman di non lasciarla sola, fino al suo ritorno; si stavano preparando per andare a dormire quando quei quattro ragazzi irruppero nell’abitazione. La Tate e i suoi amici non avevano sentito lo sparo che, poco prima, aveva già ucciso Steven Parent, un fattorino che passava per caso di lì. I primi ad essere assassinati furono Sebring e Frykowski, a cui seguì la Folger che fu pugnalata più volte. Per ultimo, toccò a Sharon: ad ucciderla, con sedici pugnalate, Susan ‘Sadie’ Atkins. La donna dichiarò, in seguito all’interrogatorio in cui raccontò come si svolsero i fatti, che non sopportava più di sentire la Tate che la implorava di non ucciderla. Sharon non chiese altro che concederle altre due settimane di tempo, per poter partorire. Una richiesta da madre, pura e ingenua, com’era lei. Della Tate, George Harrison disse: “Era così autentica, non contaminata dal successo”.

Charles Manson e la Family

Nel film di Tarantino ci sono anche loro, Charles Manson e la sua Family, installati allo Spahn Ranch, poco distante da Los Angeles, ex ambientazione per film western, trasformato in una comune da Manson. La Famiglia accoglieva, principalmente, ragazzi e ragazze in rotta con le famiglie, attirati al ranch dai membri della comune.

Il gruppo, che seguiva un’ideologia profondamente maschilista, suddivideva i compiti in base al sesso: gli uomini si occupavano dell’aspetto pratico della quotidianità, mentre le donne si recavano ogni giorno in città per procurarsi cibo e droga. Rovistare nei cassonetti del pattume, acquistare prodotti e pagarli con prestazioni sessuali, moneta di scambio concessa dal guru dell’organizzazione, Charles Manson.

L’uomo, proveniente da un contesto border-line, con una madre alcolizzata ed un padre assente, provò a far fortuna con la musica prima a San Francisco, e poi a Los Angeles: grande fan dei Beatles, battezzò la propria profezia della fine del mondo da cui, lui e la sua comunità, si sarebbero salvati, proprio con una canzone della band di Liverpool, Helter Skelter. I suoi tentativi di sfondare nella musica furono tutti fallimentari, e l’ultimo rifiuto arrivò dall’influente produttore discografico Terry Melcher, figlio dell’attrice Doris Day, e precedente proprietario della villa di Cielo Drive, poi acquistata dai Polanski. Per dare inizio alla profezia dell’Helter Skelter, Manson, proclamatosi reincarnazione di Gesù e Satana insieme, il pomeriggio del 9 agosto 1969, con il suo sguardo allucinato ordinò a quattro membri della Famiglia di uccidere qualcuno in modo efferato, e con violenza. Alcuni pensano che sia stato lo stesso Manson a dare l’indirizzo di Cielo Drive per vendicarsi di Melcher, ma non fu così. I passi di quei quattro ragazzi perduti furono guidati dal destino, lo stesso che aveva deciso la vita di Sharon Tate.

Giorni dopo quel 9 agosto, Polanski ritrovò sul comodino della moglie Sharon, l’ultimo libro in lettura dell’attrice, Tess dei D’Urberville di Thomas Hardy. Nel 1979, il regista lo portò nei cinema con il film Tess, che vide protagonista una giovane Nastassja Kinski. Nei titoli di apertura scrisse: “To Sharon”.

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