“Appunti di guerra”, il Kosovo è strazio delle carni per Salvatore Lovaglio

by Antonella Soccio

Quattro mostre itineranti per il poliedrico artista lucerino Salvatore Lovaglio. “Appunti di guerra” al Museo Civico di Foggia a cura di Angelo Pantaleo, il “Corpo del sacro” a Lucera, “Opere di grandi dimensioni” a Borgo San Giusto e “Opere pubbliche” nel Chiostro del Museo ecclesiastico diocesano.

Un’intera carriera rappresentata dalla sua immensa e variegata produzione. Le opere più inedite si possono osservare al Museo Civico fino al 13 giugno. Si tratta di grandi tele informali, in cui si dà spazio ad uno dei temi archetipici dell’arte, la guerra, in una rielaborazione dei classici da Goya a Picasso. Distese di nero attraversate da solchi bianchi in un ammasso di forme si affacciano delineando le figure, per lo più corpi esanimi. Per Lovaglio la guerra è un’ossessione, in questo caso l’artista ha voluto dare spazio interiore alla guerra nei Balcani, che lo sconvolgeva a metà anni Novanta e inizi anni Duemila e che hanno molto attraversato i paesaggi di Capitanata, con gli aerei che partivano dalla base di Amendola.

“Lovaglio ha voluto porsi di fronte alla guerra come un cronista; non di avvenimenti ma del dolore e dell’impotenza umana. Né cerca e propone vie d’uscita. Nessuna possibilità di riconoscere in guerra nell’altro il proprio fratello, nessuna retorica assorbe lo choc prodotto da queste figure”, ha scritto il critico Romeo D’Emilio.

Delle città fatte cenere da Pal Emili
Dei castelli distrutti
Che diventano come bastoni
Ai tradimenti ideologie emorragie
Benedici il significato della patria
Ombra mia
Che si contorce molto turbata
Ma perché mi abbandoni anche tu

Poesie dal Kosovo (Besa, 1999) Milazim Krasniqi

Lo strazio delle carni è quasi una requisitoria di civica testimonianza. Vediamo gli occhi scavati, le membra ammassate, le linee dei corpi, che comunicano dolore, inquietudine in un furibondo groviglio di fumi, come in una matassa. Le figure scarnificate diventano ombre, una sull’altra in un ethos espressivo che richiama la coscienza a dire la propria. La figuratività nelle opere diventa macchia, moltiplicazione di figure ossessive, che rimandano alla caducità dei corpi e alla morte che la guerra porta con sé.

Le opere di Lovaglio anticipano di molti anni il lavoro che il Kosovo sta facendo sulla guerra civile, attraverso la riflessione dell’arte.

Pristina, in Kosovo, ospiterà nel 2022 la 14esima edizione di Manifesta, la biennale d’arte contemporanea itinerante che nel 2018 si è svolta a Palermo e che nel 2019 è a Marsiglia. Pristina è stata scelta per l’edizione del 2022 “per l’importanza geografica e geopolitica dei Balcani in relazione alla storia recente dell’Europa e al suo futuro”. È l’attuale capitale dello stato sovrano più giovane d’Europa e nel corso della sua storia Pristina ha subito grandi trasformazioni dovute anche alle recenti politiche neoliberali di privatizzazione degli spazi pubblici. “Manifesta vorrebbe essere l’opportunità per i cittadini del Kosovo di reclamare il proprio spazio pubblico e riscrivere il futuro della propria città, metropoli dalla mentalità aperta nel cuore dei Balcani”, si legge nella nota.

A Troia, dove Lovaglio è nato, l’artista ha scelto invece di esporre progetti e bozzetti delle sue “Opere pubbliche” realizzate dal 2000, che testimoniano il suo interesse per una riflessione tra l’opera e l’ambiente.

La tappa dei “Percorsi” diffusi in tutta la Capitanata è un po’ il punto di partenza dei semi sparsi dal maestro in tutto il territorio italiano. “L’arte è utile non solo agli artisti stessi che la creano ma a tutti noi, in quanto cittadini del mondo contemporaneo”, ha detto il professore Gianfranco Piemontese durante la presentazione presso il bellissimo Chiostro del Museo Diocesano di Troia.

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