Archeologia condivisa e Fence Revolution: il caso Vignale di Piombino

by Sara Fascia

Ad inaugurare il primo incontro del II ciclo dei Dialoghi di Archeologia, al Museo Civico di Foggia ieri pomeriggio, è stato Enrico Zanini, docente di Metodologia della ricerca archeologica presso l’Università degli Studi di Siena.

Il professore ha esposto con chiarezza ed entusiasmo il progetto di archeologia pubblica che lo vede ormai da anni impegnato nello scavo del Vignale di Piombino (Li) e che prende appunto il nome di Uomini e Cose a Vignale

La novità di questo sito archeologico è il non essersi limitati alla ricerca scientifica (sempre di primaria importanza), ma l’essersi posti il problema di guardare ai bisogni delle comunità di Vignale e Riotorto (in particolare il bisogno di coesione sociale e di prospettive economiche per il territorio), creando una forma di archeologia condivisa che consiste nel raccontare l’attività di scavo, non soltanto dopo, ma durante le campagne di scavo, ascoltando i pareri e punti di vista della gente del posto. 

Nasce così quella che lui chiama una “Fence Revolution” (rivoluzione della recinzione), che consiste nell’apertura dei cantieri di scavo ai portatori di interesse (la comunità), ridefinendo una nuova idea di scavo visto come uno scenario dove ascoltare, vedere, immaginare e fare qualcosa di divertente ed interessante.

Viene così rivista anche la figura stessa dell’archeologo, che deve essere capace di integrarsi con la comunità cercando di trovare un linguaggio adeguato. Gli scavi del Vignale sono caratterizzati da attività di cinema, teatro, laboratori con le scuole, creando un contatto con i cittadini attraverso una “Nuvola Comunicativa” (fumetti, riviste, social, ecc.), che consenta di raggiungere un pubblico differente, in tempi e forme diverse.

Un’altra novità di questa bella realtà è che, dal 2008, l’Università degli Studi di Siena non dà alcun finanziamento, il progetto innovativo è a costo zero. Anche in questo caso le persone del posto hanno fatto la differenza, infatti gli scavi si basano sul crowdsourcing (cioè le cose che la comunità mette a disposizione) e sul crowdfunding (finanziamento collettivo).  

Un esempio di come la famosa “terza missione” delle Università, ossia l’obbiettivo di un dialogo con la società, sia non solo possibile ma da considerare come “prima missione”, così da consentire lo sviluppo della determinazione a proteggere la propria storia e il proprio ambiente culturale, formando cittadini consapevoli. 

Solo con questo tipo di approccio uno scavo potrà essere visto come scriveva Philip Roth: “un luogo dove le storie degli uomini si sono depositate in forma di stratificazione e possono essere scavate…e raccontate”.

Prossimo appuntamento con i Dialoghi di Archeologia martedì 19 marzo ore 17:30 presso il Museo Civico di Foggia,  Eva Degli Innocenti parlerà del Museo Archeologico di Taranto. 

Sara Fascia

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