Dream, l’arte è fonte chiarificatrice dei sogni al Chiostro del Bramante

by Michela Conoscitore

Chissà cosa si proverebbe ad esplorare una mente intenta a sognare. Quali immagini si potrebbero scorgere, suoni e ricordi che si profonderebbero come un flusso di coscienza. Sembrerebbe impossibile poter sperimentare un tale esperienza. Invece no, e l’opportunità è offerta dalla mostra DREAM – L’arte incontra il sogno, ospitata nella magnifica cornice del Chiostro del Bramante.

Curata da Danilo Eccher, la mostra fa parte di una serie antologica di allestimenti ospitati al Chiostro del Bramante a partire dal 2017: prima Love, poi Enjoy e adesso Dream, prorogata eccezionalmente fino al 25 agosto. Il percorso espositivo raggruppa opere di artisti contemporanei che hanno prestato la loro arte per una riflessione sul mondo onirico, rimandando ai vari significati di cui i sogni si fanno messaggeri. Parte integrante della mostra sono i racconti, scritti da Ivan Cotroneo, e recitati da attori del nostro cinema come Valeria Solarino, Alessandro Preziosi, Isabella Ferrari, Giulia Bevilacqua, Valentina Cervi e Cristiana Capotondi.

L’atmosfera che accoglie il visitatore concilia a quello stato d’animo che tutti abbiamo sperimentato, che precede il sonno che è la culla in cui, poi, si adagiano i sogni. Immerse nel buio, e tuttavia illuminate da un fascio di luce che li indica come se fossero rivelazioni, le opere che danno il via al viaggio sono strettamente ancorate alla realtà, segno che la mente sognante è influenzata dal mondo reale che ha lasciato da poco. Wolfgang Laib, Claudio Costa, Christian Boltanski, Henrik Håkansson e Anish Kapoor sono solo alcuni degli artisti che animano questa prima parte dell’esposizione. Oggetti solidi, geometrici, forme radicate e terrene: le opere parlano di sogni che sono a metà tra il mondo conscio e l’inconscio. Il tempo che fugge, la casa come proiezione di se stessi, l’accettazione e il perdono di circostanze che traviano. Tutto il reale che si riversa nell’irreale, che svela quanto i sogni possano fungere da fonte chiarificatrice. Infatti, la voce di Valeria Solarino, che introduce il visitatore all’allestimento, chiede di abbandonarsi al sogno, di seguire quell’impulso senza remore.

Il paesaggio cambia quando si arriva ad una delle opere più affascinanti dell’esposizione, Light is Time dell’architetto giapponese Tsuyoshi Tane: una cascata di sessantacinquemila piastre metalliche brillano al buio, illuminate da fasci di luce che mimano lo scorrere del tempo e il movimento. Una pioggia luminosa che il visitatore può attraversare, come se varcasse un confine che lo introduce ad un mondo più rarefatto e opalescente. Da qui in poi non si torna più indietro, i sogni iniziano a sondare aspetti nascosti, si discostano sempre più dalla realtà, per indagare i desideri, i rimpianti, la rabbia, il caos, le infinite personalità che ogni essere umano custodisce e che libera solo sognando. La pioggia di Tane è anche liberatrice e purificatrice.

Anselm Kiefer, Ryoji Ikeda, Alexandra Kehayoglou, Peter Kogler e Luigi Ontani con le loro opere esprimono le necessità più profonde dell’inconscio. Le stelle del quadro di Kiefer sono araldi dell’incomprensibile, del perdersi e poi ritrovarsi, di momenti che appartengono al passato e di cui rimane solo un bagliore lontano. Nei sogni, però, tutto riacquista significato e materia: come le stelle durano nel tempo, così quello che abbiamo perso, può essere recuperato. La caverna di Alexandra Kehayoglou, invece, spinge verso l’alto, verso la rinascita. Salendo si recupera la propria interiorità, affinché al risveglio ci si ritrovi interi.

I sogni, però, possono essere anche il luogo del caos, della lineare perdita di sembianze del mondo reale. Il caos può spaventare, ma può anche attrarre perché potrebbe essere l’inizio di un qualcosa di nuovo. L’installazione di Peter Kogler immerge in un’atmosfera metafisica e di vertigine destabilizzante che conduce, poi, all’opera di Luigi Ontani e alla voce avvolgente di Isabella Ferrari:

Il sogno non chiede niente di quel che ti chiede il mondo. Il sogno è l’accoglienza e l’abbraccio

La creazione di Ontani allude alle maschere sociali che tutti indossiamo di giorno, che coprono l’effettiva personalità dell’individuo o che, sono espressione di molteplici aspetti di essa. Il sognare una maschera può spingere a toglierla, nel mondo cosciente, per sperimentare l’ebbrezza di essere veri.

Il visitatore, a questo punto, è arrivato alla fine del viaggio. Il mattino sta giungendo, così come i colori dell’aurora che si annuncia, si rispecchiano nelle ultime opere della mostra, Carta Velata di Ettore Spalletti e Sensing Thought di James Turrell: come se la notte appena trascorsa in una mente sognante possa essere equiparata ad una Spa dell’anima, così le opere acquistano in lievità e colori soffusi, comunicando energia e benessere. I colori e la luce sono, nei sogni, sinonimi di nuovi inizi, un distacco dal passato che è, appunto, avallato dal risveglio ad una nuova vita.

Il sogno è il qui e ora, la promessa dei giorni futuri, ma bisogna essere pronti ad accoglierli

L’invito rivolto al visitatore, all’inizio del viaggio, di abbandonarsi al sogno, fa comprendere quanto l’esperienza onirica possa essere trasfigurante e vivificante: accettando di sognare, l’essere umano accetta anche di vivere una nuova vita, un futuro che, una volta liberato dalle angosce notturne, appare luminoso e semplice. Dream, quindi, trasforma il sogno in un imperativo categorico, un aspetto dell’irreale che esercita un peso specifico sulla vita cosciente dei sognatori.

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