Nahui Olín, uno spirito troppo vasto per questo povero mondo

by Ines Pierucci

“Il tempo l’ha condannata a sopravvivere allo splendore che fu.

La donna che infiammò la Città del Messico degli anni venti, anni leggendari e irripetibili, quando lei, voluttuosa, eccessiva, sfrontata, scandalosa, spregiudicata, aveva segnato un’epoca divenendone musa e protagonista.”

Nahui Olín, da quando si scelse quel nome, non ha più risposto a chiunque la chiamasse Carmen. La più bella donna di Città del Messico, pittrice, poetessa, musa dei più grandi artisti, protagonista della stagione più calda della storia messicana, il suo vero nome era Maria del Carmen Mondragón Valseca. Figlia di Manuel Mondragón, tenente colonnello e poi generale dell’esercito messicano, inventore dell’omonimo fucile Mondragón calibro 7, artefice del colpo di Stato al Presidente Madero, a capo del Ministero della Guerra.

“Come abbiamo potuto dimenticarci di lei?
Trasformiamo in statue personaggi della storia patriottica, ma non sappiamo dare valore alle persone più sensibili, alle inestimabili esistenze che questa terra ha visto sbocciare”. Pino Cacucci nella biografia a lei dedicata (Feltrinelli, 2006) si affida alle parole del giovane poeta Homero Aridjis per iniziare a raccontare la vita di questa donna straordinaria. Come nelle migliori sceneggiature del grande cinema la storia inizia dalla fine. Nahui Olín ormai anziana si trova fuori dai monumenti della capitale messicana a vendere le sue foto in bianco e nero, cartoline sbiadite ma che non smentiscono la bellezza disarmante, in posa per i più grandi pittori e fotografi degli anni venti.
I libri di Voltaire, Rousseau, Nietzsche che divorava sin da adolescente le innescavano dubbi sull’operato politico dei primi del 900. Il Messico del 1913 subì una fulminea guerra civile e un drammatico colpo di Stato che abbatterono il primo governo liberale del Messico moderno, quello del presidente Francisco Indalencio Madero, succeduto alla lunga stagione del dittatore Porfirio Diaz. Ebbe luogo dal 9 al 18 febbraio 1913 e passò quasi inosservata nel resto del mondo, perché, in quel momento, l’Europa si stava avviando a grandi passi verso la tragedia della prima guerra mondiale, l’inizio del declino irrimediabile della civiltà occidentale moderna e anche del predominio politico ed economico europeo sul resto del mondo.


La passione che infiamma l’animo di Nahui Olín arde per la pittura e per la fotografia al punto da travolgere suo marito Manuel autore, tra gli altri, del famoso Retrato de mi esposa. Dello “sguardo di oceano infuriato, screziato di malva e cieli dell’altopiano, di smeraldi e turchesi aztechi” di Nahui Olìn si innamorò, tra gli altri artisti che incontrò nella sua vita, anche Diego Rivera che gli promise “l’eternità di un muro affrescato”. Nahui Olin sarà così una delle protagoniste dell’affresco della Creazione nell’anfiteatro Bolìvar; Diego Rivera la scelse come modella per rappresentare la Poesia erotica. La ragazzina che cavalcava nuda nel rancho di famiglia per scandalizzare i parenti. Nuda, del resto, si sarebbe presentata a diversi appuntamenti della vita, davanti all’obiettivo di una macchina fotografica, o di una cinepresa, sulle pareti delle gallerie d’arte, nei libri che avrebbero celebrato un’epoca irripetibile, ovunque potesse affermare:

Ho un corpo così bello che non potrei mai negare all’umanità il diritto di contemplare quest’opera.
Nel 1920 la rivoluzione culturale messicana porta la firma di Vasconcelos che fonderà la prima Esposizione del libro, di fatto l’antesignana delle fiere librarie e metterà a disposizione dei migliori artisti le mura della città perché l’arte doveva venire fuori dalle collezioni private e doveva essere a disposizione di tutti. Tra i muralisti più famosi Gerardo Murillo firmava i suoi quadri con il nome d’arte Doctor Atl. Fu lui, nell’amore all’inizio spassionato e più tardi ossessionato della loro relazione, a battezzarla Nahui Olìn. Le disse che in lingua nahuatl “Atl” significa acqua e che al centro del Calendario azteco c’è il Quarto Movimento, che nella stessa lingua si chiama Nahui Olìn, la data che indica il movimento rinnovatore dei cicli del cosmo, il moto perpetuo, l’energia che irradia luce, riacquista vita, la diffonde intorno a sé.

Nel 1923 Nahui incontrò la coppia di fotografi Tina Modotti italiana dal temperamento inflamable e suo marito Edward Weston, i cui ritratti a Nahui Olìn “fanno ormai parte dei tesori della fotografia”. Furono quelli dal 23 in poi gli anni dei memorabili scatti di Antonio Garduňo che ritrae l’artista senza veli sulla spiaggia e che la stessa Nahui esporrà nella famosa Exibition desnuda nella sua dimora. Per tutta la vita sarà fiera del suo corpo e l’arte che scaturiva, anche attraverso gli amori che incontrava, la accompagnò fino alla sua ultima storia d’amore con il capitano Eugenio Agacino per cui perderà la testa, decretando un punto di non ritorno nel cammino verso la sua lucida follia. Come lei stessa amava ripetere, il suo spirito è stato troppo vasto per questo povero mondo, si definiva sabbia trasportata dal vento e nonostante tutta la sua esistenza sia stata influenzata dal destino delle sue relazioni amorose si rese conto troppo tardi che “gli uomini si nascondono dietro una maschera. Se gliela strappi dietro c’è il vuoto”.

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