La divina Jane Birkin raccontata da Agnés Varda

by Giuseppe Procino

Alla soglia dei suoi quaranta anni l’attrice cantante e soprattutto icona Jane Birkin si racconta all’amica e regista Agnes Varda, ripercorrendo le tappe fondamentali della propria vita: dall’infanzia in Inghilterra, sino al suo esordio nel mondo dello spettacolo, dall’incontro con gli uomini della sua vita, sino alla maternità; ma anche il suo rapporto con la recitazione, con i registi, con l’obiettivo di una macchina da presa, con cui si stabilisce un rapporto intimo; un bilancio per mostrare il lato umano e invisibile di una donna sempre in bilico tra essere simbolo o talento.

Nato da una conversazione tra la Varda e Jane Birkin, in cui l’icona confessò alla regista di essere in apprensione per i suoi primi quarant’anni, Jane B. par Agnès V. è una “biografia immaginaria”, “una fantasia pubblica” (come la regista stessa l’ha definito) in cui si cerca di distruggere l’aura quasi divina di Jane Birkin per donarle un inedito aspetto “terreno”: non una diva, ma innanzi tutto una donna, che “vorrebbe recitare in jeans e a piedi nudi o essere filmata come se fosse trasparente, anonima, come tutti gli altri ”.

Agnes Varda riscrive le regole della narrazione biografica. La regista francese realizza un’opera originalissima e spiazzante, il racconto della vita normale di una figura considerata eccezionale tra tableaux vivants e sequenze tratte da film immaginari, tra caffè di Parigi e mura domestiche: un affresco coloratissimo, dinamico, energico che scorre con grazioso ritmo tra reale e fantastico.  Agnes e Jane sono amiche innanzi tutto, poi regista e attrice, psicologa e paziente. Agnes accompagna la sua amica in questo viaggio attraverso i luoghi e i ricordi, sinonimi della velocità del tempo, riflettendo su come la nostra percezione della vita si modifichi con il passare degli anni. Prima alla ricerca dei riflettori, poi alla ricerca della discrezione. Si tratta di un racconto scorrevole, affascinante, supportato da una regia che fonde tutti gli stilemi narrativi della nouvelle vague e un montaggio assolutamente creativo.

Non c’è tutta Jane Birkin in questo film, ma c’è appunto Jane Birkin per Agnes Varda, quella porzione nascosta dall’ombra, lontana dalle luci dei fotografi di cui la regista francese è osservatrice preferenziale: è questo che le due donne ci vogliono raccontare, spenti i riflettori, resta una donna qualunque con le stesse domande di una donna qualunque, con gli stessi desideri di una donna qualunque.  Il risultato è una narrazione che può apparire parziale, ma che in realtà parziale non è: la Birkin si racconta senza andare mai troppo a fondo, senza svelare mai troppi dettagli, più riflessiva che narratrice, ma dopotutto era proprio questo lo scopo di quest’operazione, una ricerca biografica più che una biografia vera e propria.  Agnes Varda, infatti, non l’ha mai reputato un vero documentario, manca volutamente l’approfondimento, la parte didascalica ed esplicativa. Ci sono solo accenni. L’obiettivo della macchina da presa che non ha il diritto di forzare il reale ma che può mostrare “24 ritratti al secondo o all’ora”, 24 versioni diverse della storia, 24 punti di vista: sono queste le regole del gioco, il resto lo fa la Varda.

C’è chi lo adora, chi lo trova un film a metà, chi lo trova fastidioso, in realtà si tratta di un esperimento riuscitissimo, in cui la Varda costruisce un omaggio fatto con il cuore a un’amica che è stata il simbolo di un’epoca importante: Jane Birkin è stata la compagna di Serge Gainsbourg e la voce femminile del pruriginoso brano Je t’aime… moi non plus, il topless dello scandalo in Blow up di Michelangelo Antonioni, un’icona di stile e glamour ma anche di indipendenza e femminilità che ha ispirato un’intera generazione e una borsa di Hermes. La Varda decide di lasciarle ampio spazio e non obbligare troppo il corso della narrazione, non fa troppe domande, non trae troppe conclusioni, ne traccia un profilo affascinante, ironico ed emotivamente interessante. “Ti piace essere filmata? E ti piace parlare di te?” il resto prosegue in autonomia, un fiume di percezioni che scorre tra passato, presente e piccoli quadretti intimi che si alternano a interpretazioni di personaggi reali e immaginari.

Jane B. par Agnès V. è anche la storia di un incontro tra due grandi donne che a loro modo hanno compiuto piccole rivoluzioni e mai un’intervista.

Infatti, se c’è una parte di Jane Birkin in questo esperimento cinematografico c’è anche c’è anche tantissima Agnes Varda, sulla soglia dei sessanta anni (due donne che stanno per affrontare due traguardi significativi),  che compare e scompare con piccoli ricordi e riflessioni e poi c’è il suo stile completamente libero, poetico, lavorando “su ciò che è in disordine, su impressioni inafferrabili, su cose impalpabili».

Charlotte Gainsbourg anni dopo confessò di aver odiato questo film e il successivo del sodalizio Birkin Varda (Kung fu Master) poiché ha dovuto convivere per un anno intero con una troupe cinematografica in casa.

Considerata introvabile per anni, la pellicola è stata restaurata in 2k partendo dal negativo originale in 35 mm con la supervisione della stessa Varda solo nel 2017 per opera dell’americana Cinelicious Pics. Inutile dire che il dvd non ha i sottotitoli in italiano.

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