Le nostre battaglie e l’inno al coraggio delle scelte di Guillaume Senez

by Giuseppe Procino

Oliver è un caporeparto ma anche un sindacalista. Perennemente impegnato tra lavoro e lotte sindacali, lavora per una di quelle aziende in cui conta quanto sei operativo, quanto produci, in cui non ci sono scrupoli per licenziamenti e soprusi.

In perenne allerta per una situazione frenetica che non tiene mai in considerazione le vite degli operai ma solo la loro efficienza, la sua vita si divide tra fabbrica (tanta) e famiglia (poca). Ha una moglie, che fa la commessa in un negozio di abbigliamento, e due bambini. La vita di Oliver corre lungo un binario scontato, fatto di routine alienante, frustrazione e regole ingiuste. Tutto sembra già scritto e prestabilito fino a quando sua moglie non decide di abbandonare tutto e tutti. A questo punto Oliver dovrà fare i conti con le difficoltà di ritrovarsi a fare da genitore a due bambini, aprendo gli occhi su cosa nella vita sia realmente importante.

Le nostre battaglie si apre con un pezzo degli Lcd Soundsystem, tratto dall’ultimo inaspettato lavoro del progetto di James Murphy, American Dream. Mai pezzo fu più azzeccato nell’introduzione di una storia che è, a tutti gli effetti, una riflessione sul sogno generazionale contemporaneo. Nel periodo in cui la precarietà sembra essere una condizione esistenziale diffusa, chi lavora in condizioni pessime, è indubbiamente più fortunato di chi non lavora affatto e la ricerca del profitto tout court che il capitalismo ha posto come obiettivo unico e assoluto, ha generato giungle umane in cui a sopravvivere è il più forte ma anche il più automatizzato. Qual è il “sogno americano” di oggi? Forse è proprio questa la domanda che “Le nostre Battaglie” ci pone: cosa è cambiato davvero oggi per un operaio rispetto agli anni sessanta? Siamo ormai in un mondo in cui la catena di montaggio sociale spegne le coscienze e anestetizza i sentimenti. Non si ha più nemmeno il tempo di abbracciarsi per un incidente sul lavoro o un tentato suicidio, perché tutto deve andare avanti senza interrompere il ritmo, perché i drammi umani non producono nulla. È proprio qui che il film Guillaume Senez si colloca: tra le distanze tra macchina ed umano, tra le mille declinazioni dei sogni, delle realizzazioni personali, degli atti di coraggio che ogni persona dotata di un’anima deve compiere ogni giorno per non perdere di vista le cose importanti, ovvero gli affetti, il diritto a coltivare quegli affetti, il diritto a vivere e non sopravvivere.

Tutti in questa pellicola lottano per qualcosa: Oliver, interpretato da uno strepitoso Romain Duris, lotta per un’etica del sindacato e del lavoro, ma lotta anche per avere il diritto di essere un padre a tutti gli effetti ed essere ‘famiglia’ per qualcuno, i suoi figli lottano per riavere una mamma, sua sorella lotta per trovare un ordine nella propria vita da attrice. Ognuno dei personaggi di questa meravigliosa pellicola è in perenne lotta con qualcosa, in primis con se stesso, e non cerca nulla di fantascientifico o irrazionale, nessun extra, ma cerca una vita normale, un ordine delle cose dignitoso. Forse il vero punto di forza di questa pellicola sta proprio in questo, nel mettere in mostra cosa non sia più scontato oggi e quanto di eroico ci sia anche nelle scelte che in passato sembravano essere naturali.  Essere eroi oggi, significa scegliere di prendersi cura di qualcuno, di essere presente. Tutto il film gioca su queste contrapposizioni: esserci oppure scappare, come fa Laura, la moglie di Oliver all’inizio del film, lavoro o famiglia, la propria coscienza oppure la realizzazione personale.

Un film sul lavoro, quindi, ma non un film sul lavoro banalmente concepito come semplice atto di denuncia, ma un film sul vero e ben più difficile lavoro della scelta, perché “Le nostre battaglie” è questo: un inno al coraggio delle scelte, un attacco al lato più vorticoso e  disumanizzante del capitalismo che affossa il proprio lato umano e che, in questo momento storico, riguarda un po’ tutti. Ma anche un film sulle vere battaglie di oggi, le quotidiane battaglie per poter tenere la testa alta di fronte ad una situazione che è sempre più critica e precaria.

Presentato a Cannes 2018 come evento speciale della ‘Semaine de la Critique’ e in concorso al 36’ Torino Film Festival, dove ha vinto il Premio del Pubblico e il Premio Cipputi, il film di Senez è un’opera attuale e emotivamente fortissima, uno specchio della condizione precaria dei nostri tempi. Ma è sorprendentemente anche una convincente opera sulla speranza, un dovuto – e faticosamente conquistato – atto di fede.

by Giuseppe Procino

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.