Marco Giusti per una lezione stracult all’Accademia

by Germana Zappatore
Marco Giusti

Godardiano, ma con devianze. Tutta colpa del suo amore (anche) per i film di Franco e Ciccio e per la commedia sexy all’italiana. Così Marco Giusti si è presentato agli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Foggia.

Lui, che mastica di cinema praticamente da quando era in fasce (a 12 anni scriveva già recensioni cinematografiche facendo storcere il naso ai giornalisti, quelli ‘seri’) e che ha scritto una pagina importante della televisione italiana con le trasmissioni ‘Blob’ e ‘Stracult’, ha tanto da dire ai giovani, soprattutto a quelli che hanno un sogno e che hanno qualcosa da dire.

“Io ho sempre sognato di fare cinema – ha raccontato – e volevo fare solo quello e nient’altro, ma i miei volevano che diventassi un architetto. Allora mi sono detto: posso farlo, ma solo perché anche Fritz Lang aveva studiato architettura”.

Un buon compromesso. Poi, però, il sogno è uscito prepotentemente dal cassetto e Marco Giusti è diventato prima critico cinematografico, poi autore televisivo. Ma anche in tv la settima arte si è presa il suo posto da protagonista e non solo i titoli di testa. Era il 17 aprile del 1989 e su Rai 3, in concomitanza con i tg delle altre reti, andava in onda ‘Blob’. Non si trattava del film del 1958 di Irvin S. Yeaworth junior, ma di un progetto televisivo nuovo, spiazzante: spiegare quello che la tv aveva trasmesso il giorno prima attraverso accostamenti improbabili (ma solo apparentemente!) fra spezzoni tratti dalle programmazioni delle emittenti televisive italiane e scene di film (sia i cult che quelli trash). Insomma, una tv smontata, rimontata e messa a nudo. O meglio un sogno non convenzionale e sopra le righe che si è realizzato. L’esempio pratico per i nostri ragazzi che “si può fare”.

Noi di Bonculture lo abbiamo intervistato prima della sua didattica aperta con gli studenti e le studentesse dell’Accademia, alle quali ha consegnato la sua visione di cinema. Oggi, i nuovi linguaggi arrivano dall’Asia, dall’Africa. E sempre da donne, come ha dimostrato l’ultimo Festival di Cannes.

 

Marco Giusti in Accademia a Foggia

Giusti, 30 anni Blob, lei ha detto che quel programma oggi non si potrebbe più fare, perché?

“Né Blob neanche Stracult perché non sono più i tempi di una tv in cui si poteva fare tutto, per i diritti, le firme, i rapporti con le altre reti. Noi potevano mettere qualsiasi pezzo, adesso è tutto più rigido e quindi cambia la nostra impostazione, che è sempre stata quella di spezzare le regole”.

Qual è lo stato di salute del cinema e della critica in Italia?

I critici non sono quelli dei giornali, i critici veri sono i giovani, di internet, che penso siano meglio. Non c’è più una critica come la nostra, ma parlo del secolo scorso, ossia dei piccoli gruppi con un progetto culturale in testa.

Cosa guarda alla tv?

Guardo Game of Thrones, vecchi western, programmi ne vedo pochi, a parte Ballando Sotto le Stelle, che è molto trash, e mi diverte.

Su Dagospia ha biasimato i critici italiani che non hanno amato l’ultimo film di Quentin Tarantino…

Io mi sono arrabbiato perché è un film molto complesso, lungo, difficile e sentire dire dai critici italiani che era una cagata mi ha indispettito. Ma va bene così.

Solo i film medi piacciono a tutti, i film dove c’è un reale scontro, toccano corde profonde.

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