“Ricordi?” e la memoria che non ha nome nel nuovo film di Valerio Mieli

by Michela Conoscitore

In una sera estiva, ci sono un Lui e una Lei che si incontrano.Così inizia la loro storia d’amore. Così inizia il nuovo film di Valerio Mieli, Ricordi?, uscito nelle sale lo scorso 21 marzo, dove ha riscosso un buon successo di pubblico e critica.

A distanza di dieci anni dal suo esordio, Dieci inverni (per chi se lo fosse perso, un film decisamente da vedere), che colpì favorevolmente addetti ai lavori e appassionati di cinema, il regista italo-francese porta sullo schermo un lungometraggio ancora più maturo e lirico del suo precedente, di cui firma anche la sceneggiatura. Ricordi?, prima di arrivare in sala, aveva già conquistato il premio del pubblico al 75esimo Festival del Cinema di Venezia, e può vantare due protagonisti che, oltre alla storia, sono i principali affabulatori di questa piccola perla cinematografica, Luca Marinelli e Linda Caridi. Le loro preziose interpretazioni regalano agli spettatori momenti rarefatti ed emozionanti, tanto da instillare in chi sta guardando il film la sensazione che, in fondo, quella è anche la sua storia d’amore. Infatti, per puntare all’immedesimazione degli spettatori, i due protagonisti non hanno nome, sono semplicemente un Lui e una Lei.

Nel leggere la trama di Ricordi? non si è spinti a gridare al miracolo, perché Mieli, come per Dieci inverni, racconta una storia d’amore come se ne incontrano tante nella vita di tutti i giorni. L’originalità del film, infatti, risiede nella modalità di narrazione: il racconto della relazione non procede in modo cronologico o lineare, ma per ricordi, da qui il titolo del film. Ricordi di infanzia, ricordi comuni o condivisibili, ricordi di altri amori. Lei dice: “Quante cose che abbiamo già vissuto. Ci vorrebbe un’altra vita per ricordarsele tutte”, ed effettivamente i ricordi possono pesare nell’album della memoria, o influenzare decisioni che un individuo può prendere nel presente, che è totalmente estraneo a quel che è stato in precedenza. Moltiplicate, poi, questi elementi del passato per due, perché quando si è insieme il mio diventa tuo, e viceversa. A questi, si aggiungono i ricordi della loro storia, della loro prima volta: lui ricorda determinate sensazioni ed emozioni, ricorda Lei in un’atmosfera più opprimente, seppure la ragazza emerga da quel fondo nero col suo vestito arancione e la sua risata. Il primo incontro, invece, Lei lo rammenta ammantato di luce, seppure fosse sera, vestita di bianco mentre osserva Lui che, timido, si fa avanti con i suoi occhi azzurri che la scrutano, anche quelli luminosi. La loro storia si incammina su questi binari, luce e buio saranno destinati a mischiarsi e unirsi irrimediabilmente. Prospettive e punti di vista differenti si susseguono durante tutto il film, e proiettano lo spettatore in più storie, dicotomiche eppure così compatibili.

Luca Marinelli interpreta un personaggio ombroso, attanagliato da tormenti e mancanze nati in un passato cupo, dove bambino non aveva centro, non possedeva nella famiglia un rifugio sicuro. Fondamentalmente, è un Lui triste, Marinelli, ma con quella soavità della tristezza che l’attore romano riesce così bene a impersonare, senza risultare indigesto. La Lei di Linda Caridi è un’anima gioiosa, fortemente entusiasta della vita e ancorata unicamente al presente. Verrebbe da citare il vecchio adagio, gli opposti si attraggono, ma sarebbe troppo semplicistico. Mieli va a fondo nell’analizzare il loro legame, quasi fosse una seduta psicoanalitica perché nell’oggi, Lui e Lei ritrovano i loro stessi di ieri: sempre i ricordi, però distorti del passato acquistano nuove sembianze e svelano timori antichi, ma superati grazie alla persona amata. Soprattutto, i due protagonisti si fondono, scambiandosi allegrie e mestizie. Il regista, difatti, oltre a focalizzare l’attenzione sul potere dei ricordi, pone l’accento anche su come una coppia può influenzarsi, fin dai primi momenti del loro incontro, e non essere, quindi, più gli stessi che quella sera, su un’isola greca, si sono piaciuti e hanno iniziato a parlare. “Con te ho imparato a piangere”, dirà la protagonista in seguito, quando invece al principio della loro storia, alla domanda di Lui, curioso di conoscere esclusivamente i suoi ricordi tristi, Lei risponde di non averne. Il regista, inoltre, descrive cambiamenti, esterni e interni, e di come l’amore possa migliorarti o far riflettere sui propri vuoti.

Il nuovo film di Mieli è quasi una poesia per immagini: la fotografia, stupenda, è di Daria D’Antonio, mentre il montaggio e la scenografia sono, rispettivamente, di Desideria Rayner e Mauro Vanzati. Non accade spesso che, in una recensione, si citi il reparto tecnico di una crew cinematografica. Invece, bisognerebbe farlo perché troppo spesso sono professionisti bistrattati o ignorati, e poi, in questo caso, significherebbe recensire il film a metà dato che la magia filmica di Ricordi? è anche merito loro: sequenze, scenari e colori accompagnano l’evolversi della narrazione e gli stati d’animo dei personaggi. Essi parlano quando i due protagonisti stanno muti, lasciati soli di fronte alla potenza delle emozioni, indifesi davanti ad abbandoni e prese di coscienza inaspettate.

Quando le si vivono le storie d’amore, si è tutti concentrati a ricevere, avere, anche possedere. Non si ha la percezione di quel che, esattamente, si sta vivendo. Quello viene dopo, con i ricordi. Ma c’è davvero necessità di ricordare tutto, per quanto influenzati dal proprio punto di vista? Secondo Valerio Mieli è quasi obbligatorio, in fin dei conti siamo quello che viviamo: l’amore, poi, è il sentimento più massivo che un essere umano può provare nel corso della sua esistenza. Dimenticarlo significherebbe non avere passato, presente o futuro.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.