Stanley Kubrick, ventiquattro anni fa moriva il genio della cinematografia mondiale

by Marianna Dell'Aquila

Il 7 marzo 1999 scompariva Stanley Kubrick e da quel momento il mondo del cinema non è stato più lo stesso. Amante degli scacchi (da giovane si era guadagnato qualche soldo facendo le gare) e del jazz.

Maniacale con la ricerca dei dettagli e il raggiungimento della perfezione. Appassionato di fotografia e di vecchi film, si racconta che da giovane trascorresse le serate al MOMA di New York per vedere film del passato, fino a quando nel 1949, dopo un discreta carriera come fotografo per la rivista Look, decise di dedicarsi definitivamente al cinema.

Kubrick è considerato un genio della fotografia e della regia cinematografica, i suoi film sono tra i più ricordati e citati della storia del cinema, delle opere d’arte difficilmente superabili al punto che ancora oggi, a distanza di oltre venti anni e con un cinema tecnologicamente sempre più avanzato, capita ancora di ritrovarsi a pensare “ma questo l’aveva già fatto Kubrick”. Tredici lungometraggi realizzati come tredici furono le candidature agli Oscar, di cui però solo una volta riuscì a prendere la statuetta, quella per i Migliori effetti speciali di 2001: Odissea nello spazio nel 1969. Non sapremo mai se per l’Academy sia stata un’occasione persa non avergli riconosciuto altri premi, ma è risaputo che il regista non aveva mai avuto un rapporto tranquillo con l’industria hollywoodiana e che sono molti i progetti di film non realizzati proprio per conflitti con le majors.

Kubrick, proprio dopo l’uscita di 2001: Odissea nello spazio, si trasferì in Inghilterra dove realizzò quello che forse è stato il film che ha meno amato, Arancia meccanica (1971). Nonostante l’intenzione del regista di fare un film contro la violenza, il film fu accusato esattamente del contrario e di aver scatenato un vasto fenomeno di emulazione che portò ad un’ondata di episodi di violenza in molti Paesi. La cosa colpì molto il regista al punto da spingerlo a chiedere che il film venisse ritirato dalle sale. In molti Paesi, inclusa l’Italia, Arancia meccanica fu vietato ai minori di 18 anni.

Il film, tuttavia, ottenne ben quattro candidature all’Oscar nelle categorie più importanti (ma non ne vinse nessuna): Miglior film, Miglior regia, Miglior sceneggiatura non originale e Miglior montaggio e oggi è inserito nell’elenco dei cento film più importanti della storia del cinema.

Appartengono al periodo inglese alcuni dei suoi film più belli e famosi. Film che ancora oggi vengono visti e amati dalle nuove generazioni perché ognuno di essi rappresenta un caso unico di perfezione cinematografica e per il profondo spirito di attualità (formale e narrativa) che li caratterizza: dalle luci naturali utilizzate per le riprese di Barry Lindon (1975) alle inquadrature in primo piano di Jack Nicholson in Shining (1980) fino alle frasi di Full Metal Jacket (1987) come quella pronunciata dal soldato Jocker interpretato la Matthew Modine “I morti sanno solo una cosa, che è meglio essere vivi”. Sono film che tra l’altro dimostrano quanto il regista americano amasse confrontarsi con generi differenti, contaminandoli ogni volta con elementi presi da altri linguaggi. Ma Kubrick era un onnivoro e amava la fotografia, la musica, l’arte e il design e ognuno di questi temi entravano nei suoi film diventando parte integrante e significativa non solo dal punto di vista estetico, ma anche narrativo.

Da Full Metal Jacket sono passati più di venti anni prima di rivedere sul grande schermo un altro lavoro di Stanley Kubrick. Eyes Wide Shut con Nicole Kidman e Tom Cruise è uscito postumo nel 1999 e fu presentato quello stesso anno alla Mostra del cinema di Venezia. Il film, tratto dal romanzo Doppio sogno di Arthur Schnitzler, era un progetto che Kubrick voleva realizzare già dopo 2001: Odissea nello spazio, ma che poi accantonò. Con questo film il regista è tornato nella sua New York, ma solo metaforicamente perché le riprese in realtà furono completamente realizzate negli studi di Borehamwood a Londra. Nonostante il regista non sia riuscito a vederne il compimento, viene considerato il suo testamento.

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