Yoga nei Musei, la ricerca interiore è un’asana della bellezza culturale

by Germana Zappatore
yoga al museo

In principio fu il Rubin Museum of Art di New York: corsi di yoga in mezzo alle opere d’arte. Si pensò ad una moda passeggera e per pochi dal momento che quella struttura mette in mostra esclusivamente pezzi di arte orientale.

Ma evidentemente non era così perché ben presto al Rubin si sono accodati tanti altri musei fra cui il MoMa di New York e il National Jazz Museum di Harlem. E oggi anche l’Italia ha scoperto questo connubio. A Napoli, infatti, molti musei hanno organizzato lezioni di yoga all’interno delle proprie sale: quello che serve è solo un tappetino.

“Alla base di questa unione di forze – ha spiegato a noi di BonCulture Loredana Finelli operatrice olistica presso il Centro Aura di Foggia – non vi è una moda o un capriccio. La bellezza e la cultura di un museo unite alla ricerca interiore tipica dello yoga non possono fare altro che favorire lo sviluppo armonico dell’essere umano. Ne consegue benessere sia fisico che psicologico”.

Infatti lo yoga, che nel 2016 è stato dichiarato patrimonio immateriale dell’umanità, è una disciplina che “associa posizioni, meditazione, respirazione controllata, recitazione di parole e altre tecniche mirate a offrire benefici all’individuo, ad attenuare i dolori e a consentire di raggiungere uno stato di liberazione” come si legge nella motivazione dell’Unesco. Una disciplina che per questo può essere praticata a tutte le età (esiste anche lo yoga dell’età evolutiva) “senza discriminazione di sesso, classe o religione”.

“È bene sfatare dei luoghi comuni – ci ha detto Loredana Finelli – e precisare che lo yoga non è una disciplina riservata esclusivamente a chi vuole avvicinarsi ad una certa spiritualità. Anzi, ha delle ripercussioni molto più pratiche di quanto possiamo immaginare perché fa bene non soltanto allo spirito, ma anche al corpo. Con l’esercizio costante, infatti, impariamo a cambiare completamente il modo di approcciarci alla vita: prendiamo consapevolezza del qui e ora, ci distacchiamo dalle cose, non ci attacchiamo più ai pensieri negativi ma neanche a quelli positivi. Questi ultimi possono diventare pericolosi nel momento in cui ci convinciamo che non possiamo vivere senza qualcosa, che sia un affetto o un oggetto”.

Una pratica fra le più democratiche che Loredana vorrebbe diventasse più pop(olare).

“In virtù dei suoi benefici – ha proposto – dovrebbe diventare parte integrante della nostra quotidianità. Per questo più che nei musei, che sono pur sempre luoghi frequentati da un ristretto gruppo di persone, io vorrei che lo yoga venisse praticato per strada in spazi comuni facilmente fruibili come un parco o il pronao di una villa comunale piuttosto che il parcheggio di un centro commerciale. Sarebbe bello se una persona che sta andando al lavoro potesse fermarsi anche solo per dieci minuti lungo la strada per dedicarsi a se stessi prima di entrare in ufficio. Sicuramente ne gioverebbero la sua giornata e i rapporti con gli altri”.

E a noi di BonCulture piace fantasticare e immaginare una città piena di piccole oasi felici.

Germana Zappatore

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