“Chiederò perdono ai sogni”, l’estasi e il dolore nella Belfast di Sorj Chalandon

by Francesco Berlingieri

Sorj Chalandon
Chiederò perdono ai sogni
(Keller, 286 pagine, 16,50 euro)

“L’odore di Belfast, quello scoramento delizioso di pioggia, terra, carbone, cupezza, infelicità. Tutto quel silenzio che aveva vinto sul chiasso delle armi. Tutta quella pace ritrovata. Incrociai i miei pub, le mie tracce, i miei passi. Spinsi il cancello della piazza dove era stato eretto il memoriale al 2° battaglione della Brigata Belfast. La bandiera sventolava al vento come all’albero di una nave. Sul marmo nero, la lista dei nostri martiri.”

Sorj Chalandon, devo ammettere, l’ho conosciuto su Amazon. Colpa degli algoritmi. O merito, stavolta. Di quelle cose tipo: “Potrebbe piacerti anche”. I persuasori occulti, approfittando della mia passione per la storia irlandese, mi segnalarono “Il mio traditore”. Rimandai l’acquisto per un po’. Poi, come in un giallo, il libro suggerito – pubblicato da Mondadori – divenne irreperibile. E, quindi, come tutto ciò che non è più a portata di mano, agognato ed ambito. Lo conquistai e lo lessi due anni fa. Rimanendo stupefatto. Dalla capacità dello scrittore francese nato a Tunisi di levigare frasi come di solito si fanno i violini.

Ne “Il mio traditore”, Antoine è un liutaio parigino innamorato dalla causa repubblicana. La sua è un’Irlanda idealizzata, fiabesca, conosciuta ed amata attraverso la musica, le leggende, la tradizione. L’avversione nei confronti dell’occupazione britannica, l’evidente ingiustizia toccata con mano nel suo primo viaggio a Belfast, negli anni dei Disordini, lo portano ad una realtà di sangue e martirio, di lotta e sacrificio. Distante eppure assai simile alle sue fantasie ideali. Antoine finisce per avvicinarsi all’IRA attraverso la figura carismatica ed imponente di Tyrone, membro della direzione strategica dell’Esercito Repubblicano ed eroe delle battaglie di strada contro inglesi e lealisti. Ma Tyrone ha un segreto. È un informatore dei servizi di Sua Maestà.

Così, “Il mio traditore” è il libro di Antoine.
“Chiederò perdono ai sogni” – edito da Keller, il che è un valore aggiunto – è il libro di Tyrone. La sua versione dei fatti. La storia di un uomo che ha conosciuto la violenza e il sopruso, che è stato costretto a lasciare la sua casa, che ha aderito con tutto il cuore ad una causa giusta. Un uomo che è inciampato e che – chiuso nella sua casa di Killybegs, a ottantun anni suonati – attende i suoi giudici e l’inevitabile punizione delle colpe.
Due libri ipnotici, in cui la sensibilità del tocco non nega, ma esalta, la durezza dei contenuti. E la loro profondità oceanica. C’è tutto, in Chalandon. L’estasi e il dolore, il coraggio e il peso delle scelte, l’amara e brutale consapevolezza delle contraddizioni umane. C’è l’amore, in entrambi i libri: amore per la propria comunità, per un’idea, per i fratelli e le sorelle, per gli avi e per i posteri, per la propria terra e per la libertà. E c’è il baratro dell’imperfezione che uccide, ma che non riesce a sporcare la pulizia di un principio. Perché tutti noi ci riteniamo immuni. Detestiamo i traditori e il tradimento. Senza renderci conto di quante volte, nelle miserie della quotidianità, siamo gli aguzzini di noi stessi.

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